
2011, Numero 3/4
Matteotti e l’Internazionale
Discorso del settembre 1927 a Bruxelles
di Filippo Turati
Sono felice nel mio dolore, felice di potere effondere fra Voi il mio dolore il quale non è solo il mio dolore personale, ma è quello di tutto il proletariato, di tutto un popolo; e diventa ogni giorno di più il dolore di tutti i popoli, l’angoscia del proletariato universale. Sono felice, nella tristezza profonda, tristezza di socialista, tristezza di profugo, tristezza di sopravvissuto alla nostra vittima rimpianta, sì, tristezza di essere sopravvissuto; sono felice di questa tristezza profonda e molteplice di avervi non soltanto ascoltatori e testimoni, ma di avervi consenzienti, complici direi quasi ansiosi e invidiosi di questa stessa angoscia, che è la mia, che è la nostra ‘angoscia che il tempo non placa, che al contrario il tempo, questo grande anestetico la cui spugna formidabile passa e cancella tante cose buone e cattive, sublimi e miserabili sul quadrante della vita, sul quadrante del nostro cuore, che anche il tempo, questo Iddio inesorabile e possente, è impotente a placare, anzi esso lo acuisce e lo universalizza ogni giorno di più. Sono felice di vedervi penetrati di questo stesso rimpianto, infiammati da questo stesso medesimo sdegno, Voi compagni belgi, Voi gli e...
| |