
2011, Numero 3/4
Matteotti socialista incompreso
Il commento de Il Riformista di Emanuele Macaluso
di Federico Fornaro
«Siamo in una pena orribile sulle sorti di Matteotti. Ieri mattina era stato alla Giunta del Bilancio. Ieri alle 16 uscì da casa e non so se passò alla Camera, ma nessuno di noi l’ha visto, e da allora in poi non se hanno più notizie». Con queste angosciate parole, Filippo Turati, mercoledì 11 giugno 1924, informa la sua compagna Anna Kuliscioff della misteriosa scomparsa di Giacomo Matteotti, segretario del Partito socialista unitario (Psu), il cui cadavere scarnificato e ridotto a poco più di uno scheletro sarà ritrovato sessantasei giomi dopo il rapimento, il 16 agosto, in un bosco a una ventina di chilometri dalla capitale. Il 10 giugno 1924, su ordine di Mussolini, fu assassinato, da una banda di sicari comandati da Amerigo Dumini, un grande italiano: un socialista riformista che dell’intransigenza morale e della lot-ta per l’emancipazione sociale aveva fatto la ragion d’essere di tutta una vita. Nonostante il «delitto Matteotti» sia una delle pagine tragiche dell’antifascismo e maggiormente conosciute anche all’estero, la sua opera e il suo pensiero, però, non sono rimasti patrimonio condiviso della sinistra italiana. Non erano, infatti, passati pochi giorni dai suoi funerali...
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