
2011, Numero 7
Il delitto, il processo e il clima politico
Senza risposta per in un dopoguerra nel dilemma post-fascista tra “voltare pagina” e “colpevole continuità”
di Rino Formica
Onorevole Formica, delle vicende trattate in questo volume lei è stato un testimone privilegiato, sia per aver potuto raccogliere dalla voce dei diretti protagonisti quel che accadde tra il ‘21 e il ‘23, sia per avervi partecipato direttamente all’indomani del luglio ‘43.
Quale il contesto politico-sociale nel quale si colloca il delitto di Giuseppe Di Vagno? È con il biennio 1919-1921 che lotte sociali e lotta politica si intrecciano. La violenza è ovunque: nei posti di lavoro e nelle strade. Nel 1920 nel Sud si hanno più morti del Nord: 3 morti a Canosa, 2 a Ruvo, 2 a Minervino, 4 a Parabita, 9 a Gioia del Colle, 3 a Nardò, 2 a Brindisi, e 11 a S. Giovanni Rotondo. In Puglia l’elevato contributo di sangue è causato da conflitti sociali che la crisi economica del dopoguerra trasforma in primitive lotte per l’esistenza. Il “Corriere della Puglia” cerca di bloccare la deriva della guerra civile e sceglie la via della ricornposizione moderata. In un editoriale si legge: “Il socialismo è come una malattia, il fascismo è una reazione che deve vincere la malattia, ma l’uno e l’altro hanno preso una forma volgare e brutale. Bisogna correggerli, bisogna correggere le nostre conoscenze s...
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