
2011, Numero 7
Il Processo Giuseppe Di Vagno
L’amnistia di Togliatti ha sigillato definitivamente un vicenda che sempre piů appariva l’appendice dell’omicidio
di Marco Nicola Miletti
L’imponente materiale istruttorio che si andň rapidamente accumulando negli uffici della Procura barese squarciava il velo sul clima “irrespirabile” nel quale era maturato il delitto. A Conversano - fu riferito da piů parti agli inquirenti - da tempo circolava la “voce” che il Di Vagno fosse stato condannato a morte. Testimoni vicini alla vittima retrodatavano l’astio alle elezioni amministrative del 1914, quando un giovane “appena laureato” aveva sconfitto chi aveva sino ad allora “spadroneggiato”, come Paolo Tarsia denominato Giolitti “perché pretendeva di disporre della cosa pubblica, come se si trattasse d’un feudo”. L’odio era montato dopo le amministrative del 1920, quando Angelo Fanelli, cognato del militante socialista, aveva formato una coalizione vincente. In quell’ occasione - secondo un velenoso articolo di Arnaldo Ponzč apparso l’anno seguente, ed acquisito agli atti su richiesta della parte civile - Di Vagno si era accattivato “le simpatie della infrollita borghesia barese e la protezione del prefetto De Fabritiis” cedendo il controllo del comune in cambio del “posto di consigliere provinciale”. Questo - tuonava Ponzč - “č l’uomo che per libidine di potere non ha esit...
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