
2011, Numero 8
Cooperazione agraria
1894 fascicolo 20 pagina 305
di Gabriele Rosa
I socialisti, intesi ad espandere l’azione loro dalle città industriali alle campagne, urtarono contro la piccola proprietà rurale, tanto tenace nella regione montuosa della Germania e dell’Italia, da scindere in due campi la teoria germanica, e da consigliare ai maestri italiani d’abbandonare all’azione del tempo la soluzione della questione di convertire i nuovi pagani alpestri. L’alpigiano svizzero si avventura nei paesi più remoti a lavorare con ferrea attività e con tenace economia pel miraggio di chiudere la stanca vita sua nel seno della famiglia, restaurando l’avita abitazione, estendendo il prato e la selva, aumentando le vacche. Chi saprà vincere quell’idilio dell’alpigiano per fargli accettare la teoria e la pratica della proprietà rurale collettiva, che li affratella ai frati claustrali? Nella Valle Camonica il montanaro, che non sa acquistare larga estensione di terreni, pur di mantenere qualche proprietà prediale, limitasi all’esercizio del vetusto jus plantandi, piantando un albero di castagno o di noce nel suolo comunale, albero che diventa di sua proprietà esclusiva e del quale gode per sé e per la sua famiglia i frutti, le foglie cadute, le erbe cresciute sotto l...
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