Una statua in bronzo, non più alta di due metri, raffigurante un combattente dell'Armata Rossa. Stava lì, sulla piazza principale di Tallin, a testimoniare quella lotta di liberazione dalla dittatura nazista che, per l'Estonia, ha significato invero cinquantanni di occupazione, repressione, regime sovietico.
Era ancora lì, la statua, ancora solo pochi giorni fa. Era lì nonostante l'indipendenza ottenuta dalla piccola repubblica baltica nel 1991; lì nonostante l'ingresso nell'Unione europea celebrato nel 2004, nonostante l'Estonia di oggi – con la sua fiorente economia, la vitalità delle sue città, il cosmopolitismo dei suoi abitanti, la...