Nell'ambito dell'iniziativa presa alcuni anni fa dalla Fondazione di Studi Storici “ Filippo Turati”, che ha portato alla pubblicazione di diversi volumi (Filippo Turati e i corrispondenti stranieri. Lettere “1883-1932”, a cura di Daniela Rava; Filippo Turati e i corrispondenti italiani in esilio (1927-1932)”, tomo 1, a cura di Santi Fedele, oltre al saggio introduttivo di Maurizio degl'Innocenti, Filippo Turati e la “nobiltà della politica”), si colloca il presente volume, che raccoglie le corrispondenze tra Turati e Arcangelo Ghisleri, che costituiscono, insieme a quelli con la Kuliscioff, il nucleo più consistente dell'epistolario turatiano, rappresentano uno strumento indispensabile per la ricostruzione della formazione umana, culturale e politica del maggior esponente del socialismo italiano e internazionale, nonchè con personaggi di quel mondo della “cultura delle riforme” chè interessò l'Italia non meno dell'Europa e degli Stati Uniti, tra la fine dell'Ottocento e i primi sessant'anni di quello successivo.
Ha scritto Cortesi che l'incontro con Ghisleri fu per Turati l'”occasione decisiva” e che prima della Kuliscioff “ fu Arcangelo Ghisleri che più influì sulla sua formazione”.L'importanza di Ghisleri per Turati è indubbia ed il Carteggio tra di loro lo testimonia. “Nelle scuole mi lodarono per l'ingegno-gli scrive Ghisleri- nella vita politica per la passione audace, per la perseveranza indomita: ma ogni facoltà mia diventa zero paragonata a quel desiderio di amore che mi divorava le viscere e che ora dovro' strangolare per sempre”