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LA GIOVANE AMERICA DI OBAMA




Dopo il trionfo in Iowa, la sfida impossibile di Barack Obama sembra più realizzabile che mai.
I sondaggi per il New Hampshire (il voto martedì 8 gennaio)

Intervista di Roger Cohen
International Herald Tribune 

Ho chiesto a Barack Obama se si sente forte abbastanza per un mondo così pericoloso. A volte i candidati democratici si mostrano cauti, e sembrano vulnerabili ad ogni refolo di vento, quando si tratta di adattare la loro solida impostazione teorica alla cruda realtà. “Sì. Sono duro abbastanza”, ha risposto durante la nostra mezz'ora di conversazione. “Mi capita spesso di incontrare persone che non fanno altro che ripetere di essere toste e determinate. A me non interessa battermi i pugni sul petto per dimostrare la mia personalità, ma sono pronto a prendere decisioni che aiutino a costruire un mondo più stabile e sicuro.” 

Obama non si nasconde: “Possiamo e dobbiamo guidare il mondo, ma nel farlo dobbiamo usare saggezza e giudizio. La leadership globale americana dovrà poggiare anche sulla nostra capacità di agire con moderazione.” Una presa di posizione forte, che conferma la sua convinzione nell' “eccezionalismo” americano, nella leadership mondiale USA, da esercitarsi pur tuttavia con “una certa dose di umiltà”. Una rottura rispetto agli anni dell'amministrazione Bush, caratterizzati da un diffuso e crescente scetticismo rispetto al valore dell'Idea Americana ed al ruolo degli Stati Uniti sulla scena globale. Molti fattori hanno concorso nel diffondere quella percezione: il fallimento in Iraq; il drammatico scostamento tra i principi e la prassi (vedi Abu Ghraib); la crescita di altre nazioni (la Cina); la titubanza in politica estera (nei confronti dell'Iran); la vulnerabilità economica (il declino del dollaro); il risentimento che ogni potere egemonico inevitabilmente genera.

Tutto ciò ha spinto molti a riproporre il vecchio adagio Yankee go home, ritenendo che il mondo avrebbe da guadagnare da un minor impegno globale americano. Tuttavia, Obama crede ancora nell'universalità del sistema di valori americani: vita, libertà e ricerca della felicità, garantiti da un governo dotato di poteri costituzionalmente delimitati. “Credo nell'eccezionalismo americano” mi ha detto il senatore, “ma non fondato sulla nostra preponderanza militare ed economica” ha poi aggiunto.“Piuttosto, il nostro eccezionalismo deve essere basato sulla nostra Costituzione, i nostri principi, valori ed ideali. Noi, diamo il nostro meglio quando la nostra voce cattura le aspirazioni dei popoli di tutto il mondo.”

Parlare della propria eccezionalità può essere pericoloso; le persone tendono ad insospettirsi. Se gli Stati Uniti ambissero ad essere normali, avrebbero probabilmente meno oppositori. Ma Obama insiste a ragione sulla forza visionaria dell'America, che rimane unica nel suo genere. Personalmente, non vedo alternative credibili al baluardo americano, in grado di garantire la stabilità mondiale e di limitare il risorgere di antiche rivalità in Asia ed Europa. La Pax Americana, non essendo perfetta e pacifica, risulta impopolare. Ma il suo sovvertimento convincerebbe i detrattori del suo valore.

I principali rivali di Obama nel campo democratico, Hillary Clinton e John Edwards, sono d'accordo con lui sulla necessità di abbandonare atteggiamenti quali unilateralismo, militarismo e paura a favore dell'interazione, del confronto con i nemici. Ma l'impegno di Obama su questo punto appare più sentito, addirittura viscerale. “Se, come presidente, mi recherò in un paese povero per discutere con i leaders locali, essi sapranno che mia nonna vive in un piccolo villaggio dell'Africa privo dell'acqua corrente, devastato dall'AIDS e dalla malaria. Parlerò loro con franchezza non solo di quello che noi potremmo fare per loro, ma anche di ciò che i paesi poveri dovrebbero fare per riscattare se stessi. In Kenya ho dei cugini che per ottenere un lavoro sono stati costretti a corrompere dei funzionari di medio livello. Io posso parlare di questo.”

Ricordando il periodo trascorso in Indonesia: “Ho vissuto nel più popoloso paese musulmano al mondo ed ho parenti che professano l'Islam. Sono cristiano, ma comprendo il loro modo di vedere le cose, pur condannando l'evoluzione che l'Islam sta conoscendo. Non mi stancherò di ribadire che i paesi musulmani dovranno riconciliare se stessi con la modernità; per ora, non ci sono riusciti.” Al-Qaeda ha attaccato l'Occidente in Kenya, a Bali e a New York. Il padre di Obama era keniota.  Il senatore ha studiato in Indonesia. Sono paralleli strani, che ispirano in lui il tentativo di coniugare la durezza nel contrastare la minaccia alla ricerca  creativa di metodi innovativi d'azione. Una ricerca non ancora conclusa.

Niente, nella storia degli Stati Uniti d'America, è apparso più stridente del solco tra valori e prassi  che si è venuto a creare rispetto alla questione razziale. Stiamo parlando del divario tra i più nobili ideali – non solo l'Habeas Corpus – è le più vergognose discriminazioni che hanno danneggiato più d'ogni altra cosa l'immagine dell'America. Ancora una volta, Obama vuole riconciliare e ricostru...



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