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... Secondo il super-consigliere del Presidente, il controverso Henri Guaino, “il morale dei francesi non è buono, ma è così da trent’anni.” La crisi di popolarità di Sarkozy, dunque, non avrebbe una causa diretta né nelle riforme avviate, né in quelle progettate, né nell’esposizione mediatica che, tra dicembre e gennaio, ha trasformato Sarko in una star glamour internazionale. Non si tratterebbe insomma che di un processo fisiologico nell’opinione pubblica francese.
Rispetto alla polemica sull’affaire Carla Bruni, tuttavia, Guaino ritiene che vi sia stato accanimento da parte dei media, e liquida così la questione con una di quelle perle di saggezza che si concede solo a chi, come lui, ha il coraggio di esprimere opinioni controcorrente. “Per quanto mi riguarda - ha confessato il 28 gennaio, in un’intervista a Le Figaro – preferisco avere un presidente felice che uno depresso. Nicolas Sarkozy – continua - assolve ai propri doveri con grande senso di responsabilità e dignità.”
Guaino, tuttavia, non è certo estraneo alla questione. Al contrario, questo raffinato intellettuale cui Sarkozy affida la stesura dei discorsi presidenziali è giudicato da alcuni una figura ingombrante, se non nociva, dell’entourage presidenziale. Noto per le sue opinioni spregiudicate, su alcune questioni spinose, come la governance di EDF o la TVA, i suggerimenti di Guaino avrebbero avuto consegueze devasatanti. Sarkozy, infatti, gli ha preferito i consigli dei collaboratori più moderati, come quelli di Claude Guéant, il segretario generale dell’Eliseo, o di Emmanuelle Mignon, la sua direttrice di gabinetto.
Ma è sulla politica europea che il Presidente ha accolto in pieno la linea dello spregiudicato suggeritore. Si deve infatti a Guaino l’idea dell’Europa mediterranea, il progetto che, coinvolgendo Spagna e Italia in una partnership privilegiata con i paesi della costa africana, finirebbe con il contendere a Bruxelles la regia della politica di cooperazione con le regioni confinanti con l’Unione Europea.
In un’intervista a Le Figaro, il segretario di stato francese agli affari europei, Jean-Pierre Jouyet, denuncia il fastidio suscitato negli ambienti europei da questa iniziativa francese. Il progetto è inviso soprattutto alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ed un’ostilità con la Germania finirebbe con il pregiudicare i risultati della Presidenza Ue che la Francia si accinge ad assumere nel secondo semestre di quest’anno.
Guaino, tuttavia, non sembra curarsene più di tanto. “Io non faccio diplomazia – ha osservato – faccio politica estera.”
Il cinquantenne ghost-writer del Presidente passa per un’anti-europeo per aver votato “no” sia al trattato di Maastricht sia al referendum per il trattato costituzionale, sebbene lui ami piuttosto dichiararsi un souverainiste étriqué.
La preoccupazione che il “misero sovranismo” di Guaino possa compromettere le ambizioni della imminente presidenza della Ue, tuttavia, non è peregrina. Il 21 gennaio scorso, ad esempio, il ministro dell’agricoltura, Michel Barnier, ha dovuto compiere uno sforzo diplomatico titanico per giustificare la recente polemica del Capo dello Stato contro le quote-pesca volute da Bruxelles. Una polemica evidentemente ispirata dal consigliere per gli affari europei.
Un altro cavallo di battaglia di Monsieur Guaiano è il Patto di stabilità che vincola i paesi della zona-Euro a non superare il 3% di disavanzo. Per lui, la priorità non è il “patto” ma “la riduzione del deficit, la crescita nazionale e la riduzione della disoccupazione.”
Al contrario, il primo ministro, François Fillon, e il ministro dell’economia, Christine Lagarde, sono concordi nel ritenere le norme europee un vincolo cui attenersi rispettosamente. La posizione di Sarkozy a riguardo è stata una mediazione. Appena eletto, infatti, il Presidente ha indicato nel 2012 l’obbiettivo dell’equilibrio finanziario, prospettando così la possibilità che, nell’immediato, la Francia violi il Patto, dando priorità agli investimenti nelle riforme strutturali.
Insomma, Sarkozy rischia di arrivare alla Presidenza Ue con un’Europa ostile. “La Francia – ammonisce preoccupato Jouyet – non è forte quando ostenta arroganza, non è grande quando è isolata.”
Ora, è possibile che considerazioni analoghe facciano i francesi se, come risulta dal più recente sondaggio di Le Monde, per il 49% degli intervistati il ruolo della Francia nel mondo si è indebolito.
C’è tuttavia chi sostiene che dietro il calo di popolarità vi sia la diffidenza alimentata nei cittadini dalla disaffezione per lo stile presidenziale mostrata da al...