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... cuni ministri, tra i quali si fa ormai strada la convinzione di aver una influenza piuttosto scarsa sulle decisioni del Presidente. Oltretutto, a marzo si terranno le elezioni amministrative, e i sondaggi danno le liste sostenute da socialisti, comunisti e verdi al 46%, in netto vantaggio rispetto all’Ump, fermo al 40%. Sebbene la grande maggioranza degli interrogati sostenga di esprimere un voto in considerazione solo degli aspetti locali, l’opposizione – e lo stesso partito del Presidente – sanno bene che il fronte sociale che si oppone a Sarkozy si allarga via via che questi prosegue nel suo programma di rottura. Nonostante i consensi perduti da Sarko non si traducano necessariamente in un guadagno per i socialisti, il problema per i candidati dell’Ump si pone. Non è un caso, infatti, se all’indomani della pubblicazione del rapporto Attali, l’Unione per un Movimento Popolare non abbia esitato a mostrare una certa preoccupazione, mandando a Sarkozy un invito esplicito alla cautela, quanto meno in questo ultimo mese di campagna elettorale.
Insomma, il problema di Sarkozy sarà quello di ottenere risultati significativi in tempi brevi. Per farlo, dovrà coalizzare le forze del cambiamento e neutralizzare le resistenze che potrebbero derivargli anche dal suo stesso bacino di consenso potenziale, come i giovani, le piccole imprese, i lavoratori autonomi.
Il progetto di rigenerazione nazionale dipende, inoltre, anche dalla tenuta del sistema all’enorme stress cui sarà sottoposto dall’implementazione delle riforme, e in tal senso la congiuntura economica internazionale non prospetta certo uno scenario ideale. Se le cose dovessero mettersi male, insomma, le opposizioni corporative e tecnocratiche finirebbero con il mutilare le ambizioni di Sarkozy, sia sul fronte interno sia su quello europeo, ed in tal caso l’impopolarità che oggi suona come una sfida alla sua resistenza personale, potrebbe domani imporgli l’archiviazione del progetto di rupture, per realizzare il quale occorrono non solo il coraggio e la determinazione dell’equipe governativa, non solo lo sforzo politico di tradurre in consenso anche i provvedimenti più impopolari, ma anche una cospicua quantità di risorse per neutralizzare lo choc sul sistema e le ricadute sociali delle riforme.