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LE VITTORIE CHIAVE DEL SUPER TUESDAY
Romney si ritira, McCain vede la Nomination




(pagina 2)

... vero è proprio termometro in grado di misurare le chance di vittoria di un candidato. Da oltre un secolo chi vince da quelle parti diventa presidente. L'affermazione di Obama riveste quindi un significato simbolico di tutto rilievo, impreziosito dal fatto che il senatore dell'Illinois ha recuperato lo svantaggio di cinque punti percentuali che lo separavano dalla rivale nei sondaggi di poche ore prima del voto.

Obama ha sconfitto la Clinton di diecimila voti circa, affermandosi nelle città più popolose, Kansas City e St. Louis, nelle contee centrali di Cole e Boone ed in quella nord-occidentale di Nodaway, le ultime due caratterizzate da una cospicua presenza di studenti universitari. Dove Obama ha vinto, lo ha fatto molto nettamente e questo gli ha garantito il successo finale. Hillary Clinton, pur conquistando tutte le altre 100 contee del Missouri, non è riuscita infatti a recuperare lo svantaggio accumulato nelle aree urbane e nei campus. Il senatore dell'Illinois deve ringraziare quindi quelle fasce dell'elettorato che lo sostengono anche a livello nazionale e in questo senso il Missouri ha riconfermato la sua natura di “America in miniatura”, in grado di riprodurre nelle sue dinamiche interne gli umori politici prevalenti nel Paese. I più ricchi ed i più istruiti votano Obama, la classe medio-bassa la Clinton, il risultato è un sostanziale pareggio. Un'altra considerazione: le tematiche etniche e sessuali sono ormai entrate a far parte della campagna e in essa giocheranno un ruolo significativo, nonostante le dichiarazioni di segno opposto rilasciate a più riprese dai candidati, soprattutto prima dell'Iowa. Dopo la sconfitta in quello Stato, Hillary ha fatto appello alla base femminile del Partito, che l'ha premiata in New Hampshire. In South Carolina il trionfo oltre ogni più rosea aspettativa di Obama è legato anche al voto compatto degli afro-americani.
Oltre a riportare successi nella generalità delle consultazioni svolte con la formula del caucus, dove evidentemente l'entusiasmo di suoi sostenitori fa la differenza, un'altra affermazione di prestigio Obama l'ha ottenuta in Connecticut, uno degli Stati più facoltosi degli Stati Uniti. In California invece la Clinton ha resistito benissimo al recupero del senatore dell'Illinois, che i sondaggisti avevano previsto, distanziandolo di ben dieci punti. Le conseguenze di una sconfitta per la campagna dell'ex first lady sarebbero state incalcolabili. La California conferma che il voto ispanico continua a premiare la Clinton, frustrando i tentativi di Ted Kennedy di traghettarlo, almeno parzialmente, verso il suo nuovo protetto Obama. Un altro smacco alla potente, ma quanto influente?, famiglia bostoniana è stato inflitto dal largo successo della Clinton proprio in Massachusetts, la casa dei Kennedy e del candidato presidenziale 2004 John Kerry, anch'egli pro-Obama.

John McCain ha fatto incetta degli Stati più significativi (California e New York in primis), ma ha fallito lo sgambetto mortale a Romney in Massachusetts ed ha raggiunto in poche occasioni la fatidica soglia del 50%. Persino nella sua Arizona si è dovuto accontentare del 48%. La sua insomma è una maggioranza relativa, come testimoniano la sopravvivenza di Romney e la resurrezione di Huckabee. Importante la vittoria ottenuta da quest'ultimo in volata (+ 2 su McCain, + 4 su Romney) in Georgia, terzo Stato per numero di delegati assegnati nel Super Martedì dei repubblicani.

Il colpo georgiano di Huckabee è stato favorito dal forte imprinting religioso dell'elettorato. Il 64% dei votanti alle primarie del Grand Old Party si è descritto come cristiano evangelico o Born Again e sette elettori su dieci hanno dichiarato di voler appoggiare un candidato che condividesse le proprie convinzioni morali e politiche. Data la diffidenza che circonda in Georgia i mormoni, Romney non ha certo tratto grande vantaggio da un simile orientamento. Inoltre, la proposta di Huckabee di sostituire le varie imposte federali con un “Fair Tax Plan”, che prevedesse un'unica tassa commerciale, ha sicuramente raccolto consensi diffusi fra i repubblicani del sud. I trentenni, le famiglie a medio-alto reddito e i non laureati si sono schierati con il pastore battista, mentre gli  over 45 si sono divisi equamente fra McCain e Romney.

LE STRADE VERSO LA NOMINATION
Adam Nagourney del New York Times lancia l'allarme. Mentre I repubblicani sono quasi pronti, molti costretti, a scegliere il proprio candidato alla Casa Bianca, I democratici non sanno decidere e rischiano di dilaniarsi in un'interminabile lotta fratricida. John McCain pensava di avere un rivale, ora ne ha un altro, ma le sue possibilità di vittoria sembrano  aumentare. Il successo di Huckabee segnala che la base del Partito  resta recalcitrante all'idea di consegnare il proprio mandato all'attuale front-runner. ...


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