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... Huckabee è un'opportunità o una minaccia per McCain? Nagourney non ha dubbi. L'effetto Huckabee è duplice: da una lato potrebbe raccogliere i voti che sarebbero andati a Romney, dall'altro ritarda con le sue vittorie il momento dell'incoronazione ufficiale di Mac. Il che potrebbe star bene all'anziano senatore. Il predicatore dell'Arkansas concede a McCain il tempo necessario per lenire le ferite dei conservatives del GOP, che si rifiutano di riconoscergli la leadership. Un'opera di convincimento che sarà lunga ma necessaria. McCain non può vincere senza il sostegno dell'ala destra
e dei tradizionalisti del Partito. Finirebbe per essere travolto dall'entusiasmo che sta spingendo le candidature dei due duellanti democrats. Consapevole di ciò, il
senatore dell'Arizona sta vezzeggiando Huckabee, e forse gli proporrà la vice-presidenza qualora continuasse ad ottenere successi parziali. Il tempo per compattare i republicans non dovrebbe mancare. La lunga lotta che si preannuncia in casa democratica presumibilmente consentirà a McCain di insistere per strappare quantomeno una tregua a quanti continuano a negargli voto e fiducia all'interno del GOP. Ad esempio, l'influente James Dobson, leader evangelico vicino a George W. Bush, lo contrasta pervicacemente e si è già affrettato a dichiarare che in nessuna circostanza voterà per lui a Novembre. Dobson è molto conosciuto e rispettato dall'elettorato evangelico. Ci sarà molto da lavorare per Mac!
Se McCain deve consolidare e far accettare la sua posizione di netto favorito, Hillary Clinton ha problemi ben più contingenti. Il momentum sembra arridere ad Obama, sospinto da un entusiasmo tale da poter stravolgere le gerarchie di partenza e da scardinare la macchina elettorale dei Clinton. Che infatti dà segni di cedimento, quantomeno economico. La Clinton è in difficoltà, ma dovrà resistere alla tentazione di uscire dalle secche attaccando a testa bassa il rivale, come le è già capitato di fare. L'obbiettivo per i democrats è decidere rapidamente, ma senza sfasciare il Partito. Da quest'ultimo punto di vista, i segnali sono incoraggianti. Dopo un mese trascorso a scoccarsi contro frecce avvelenate, a Los Angeles Clinton e Obama hanno ribadito che quel che conta è chiudere con l'Era Bush e che un democratico torni alla White House. Il problema della lunghezza dello scontro invece rimane. Il reduce vittorioso di uno scontro che si preannuncia campale avrà poi le risorse e le energie per azzannare un osso duro come John McCain?