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ANCHE IL NYT ABBANDONA LA CLINTON?
La lunga marcia di Barack verso la nomination prosegue. Hillary, provata, prepara la rivincita in Texas e Ohio. McCain duella con Obama e attende l’incoronazione




(pagina 2)

... onfessano un certo pessimismo. Obama sta raccogliendo ogni giorno il doppio dei fondi, che investirà in una campagna massiccia per recuperare lo svantaggio in Texas e Ohio. Inoltre, lo staff della Clinton pare sprovvisto di una strategia a breve termine per rallentare la corsa del giovane rivale. “Hillary sarebbe la candidata più accreditata per sconfiggere John McCain. Il senatore Obama non si è mai confrontato con un avversario repubblicano così determinato” sostiene  il principale consulente elettorale della Clinton, Mark Penn. E ancora “Hillary si è già ripresa da due serie sconfitte, in Iowa e South Carolina. Non credo che il “momentum” di Obama possa realmente incidere sulle prossime consultazioni. Nel recente passato non è successo”. In realtà, al 4 Marzo, data della presunta riscossa della Clinton, mancano parecchi giorni, che verranno quasi certamente riempiti da una serie di successi di Obama. Il lungo periodo potrebbe arridere alla Clinton, ma, come soleva dire John Maynard Keynes, “nel lungo periodo saremo tutti morti.”

 

PERCHE HUCKABEE INSISTE?
John McCain (819 delegati) è il candidato repubblicano per la Casa Bianca. Mike Huckabee (240) è forse l'unico a non essersene accorto. Il suo rimanere in corsa dopo il ritiro di Romney poteva avere un senso qualora si fossero verificate tre condizioni necessarie. In primo luogo, dopo il Super Tuesday Huckabee avrebbe dovuto inanellare una serie di vittorie per accorciare il gap dal senatore dell'Arizona. Le affermazioni di McCain in Virginia, Maryland e Distretto di Columbia hanno frustrato questa prospettiva. Il senatore dell'Arizona è sempre più vicino alla fatidica quota 1.191 che gli garantirebbe il quorum a Minneapolis.

In secondo luogo, accreditandosi come candidato superstite della Destra del Partito in grado di conquistare l'appoggio dell'anima religiosa e conservatrice dell'elettorato, Huckabee avrebbe dovuto convincere Romney a lasciargli in dote i quasi trecento delegati conquistati. L'ex governatore del Massachusetts ha tuttavia dichiarato di essersi ritirato per non alimentare le divisioni tra i repubblicani. Per quanto Romney sia spesso accusato dai suoi detrattori di essere soggetto all'incoerenza e al voltafaccia, pare alquanto improbabile che egli appoggi l'impresa disperata di Huckabee e rischi così di esasperare quelle lacerazioni che ha voluto scongiurare con il sacrificio della propria candidatura.  

In terzo luogo, il pastore battista dell'Arkansas avrebbe dovuto assicurarsi l'endorsement della Casa Bianca. Bush invece ha manifestato l'intenzione di re-indirizzare la campagna repubblicana sulle tematiche della sicurezza nazionale. Un assist al suo ex nemico McCain. Rispetto alle tematiche sociali, il presidente è certamente più vicino ad Huckabee, ma evidentemente gli spin doctors dell'amministrazione l'hanno indotto ad astenersi. Appoggiare l'ex governatore dell'Arkansas sarebbe stato un gesto inutile, dato il vantaggio ormai acquisito da McCain, e dannoso, perché avrebbe ritardato eccessivamente la proclamazione informale del candidato del GOP. Senza contare che, ragionando per assurdo, in un duello presidenziale contro un democratico Huckabee verrebbe presumibilmente travolto dal voto degli indipendenti, che si stanno riavvicinando alle urne grazie all'Effetto Obama. Costoro, basiti dall'estremo tradizionalismo di alcune posizioni socio-culturali espresse da Huckabee, finirebbero col disertare il campo repubblicano. Con McCain candidato questo non succederà.

Come se non  bastasse, anche sul terreno finanziario pare non esserci partita. Mac ha raccolto finora 42 milioni di dollari contro i 9 di Huckabee. Niente di paragonabile comunque agli oltre 100 milioni messi sin qui  a disposizione sia di Clinton che di Obama dai donors democratici. Riflesso preoccupante, per il GOP, del maggiore trasporto che anima i sostenitori, più o meno facoltosi, del Partito dell'asinello. Quasi venti milioni di persone hanno già votato per i due rivali democrats, i repubblicani sono lontanissimi da quelle cifre.

Ma torniamo al quesito centrale. Se la competitività di Huckabee è stata azzerata dagli eventi dell'ultima settimana, perché il predicatore dell'Arkansas non consegna le armi al soldato McCain? “John potrà presto contare sulla certezza dei numeri. La matematica condanna Huckabee”, sostiene Rick Davis, manager della campagna di McCain. “La matematica conta, ma anche la metafisica”, ribatte Jim Pinkerton, consulente di Huckabee.  Forse l'ex governatore ambisce al ticket, eventualità che McCain potrebbe sposare nell'ottica di lenire con un palliativo le sofferenze dei conservatives del Partito. Huckabee compenserebbe a Destra l'attitudine moderata, secondo alcuni addirittura liberal-democratica, del front-runner. I toni soft fra i due non escludono un epilogo del genere. Ancora, qualche settimana aggiuntiva di comizi, fund raising e visibilità non dovrebbe nuocere alla popolarità del senatore ...



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