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PAKISTAN. UN PIANO USA PER RECUPERARE L'ARSENALE NUCLEARE
Se il Paese dovesse sprofondare nel caos, l'ideatore della strategia del "Surge" in Iraq sostiene la necessità di un intervento diretto per eliminare l'atomica




(pagina 2)

... i servizi segreti pakistani con la galassia che ruota attorno al famigerato movimento taliban e la mai stabilizzata disputa con l'India sul Kashmir inquietano non poco gli alleati di Islamabad, Stati Uniti in testa. Il rischio che gruppi integralisti possano entrare in possesso di materiale atomico e degli armamenti necessari per impiegarlo non viene escluso a priori nemmeno all'interno del Paese, dove molti commentatori ammettono candidamente di non poter giurare sulla lealtà dell'ISI al governo Musharraf. Quali sono dunque le implicazione dei legami ambigui tra i servizi d'intelligence militari e l'estremismo islamico per la sicurezza dell'arsenale nucleare del Pakistan? Siddiqa prefigura due scenari inquietanti: i militanti islamici potrebbero entrare direttamente in possesso delle armi nucleari o acquisire la capacità di arricchire l'uranio per produrle; i militanti islamici potrebbero esercitare una crescente influenza su quanti, negli apparati militari pakistani, sono preposti alla gestione di testate e materiale fissile.

L'esperto di Prospect considera particolarmente remoto l'avverarsi del primo scenario. I sistemi di sicurezza che proteggono le 40-80 testate nucleari nazionali rendono pressoché impossibile il compito di chiunque volesse entrare in possesso di armamenti non convenzionali. Similmente, risulterebbe alquanto difficili per i gruppi terroristi e criminali dell'area procurarsi missili, vettori ed aerei da combattimento idonei per rendere operativi i micidiali sistemi d'arma eventualmente caduti in loro possesso.

Siddiqa si mostra più preoccupata rispetto alla possibilità che il fondamentalismo di matrice qaedista si infiltri nei ranghi dell'esercito al fine di acquisire un controllo indiretto sugli armamenti. Si teme che le gerarchie militari possano avere crescenti difficoltà ad imporre la loro autorevolezza ai settori dell'esercito più sensibili al discorso religioso e quindi potenzialmente cooptabili dai qaedisti. Tuttavia, le recenti purghe nei ranghi militari pakistani sembrano riconfermare la fedeltà al governo dell'istituzione cardine per la stabilità del disastrato Paese. I vertici dello Stato Maggiore sono consci dell'importanza degli aiuti internazionali (vedi occidentali) per il mantenimento di una struttura militare vagamente efficiente e degli svantaggi strategici per il proprio Paese in caso di proliferazione nucleare nell'area.

Nel caso si avverassero i più oscuri presagi sarebbe pensabile un intervento americano volto a distruggere il potenziale nucleare pakistano prima che se ne impossessassero correnti islamiste e filo-taliban? I rischi di una simile operazione sarebbero altissimi. Meglio lavorare sul versante della prevenzione, invitando il governo di Islamabad alla trasparenza verso gli alleati ed alla vigilanza nei confronti dei suoi nemici interni.



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