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WAITING FOR TEXAS
Bloomberg rinuncia, Nader corre, Clinton spera ancora




(pagina 3)

... caldeggia la candidatura della senatrice di New York richiama l'attenzione sull'esperienza e lo spessore dell'avversario e sulla capacità dei repubblicani di demolire i rivali, come successo a John Kerry, logorato ed alla lunga soverchiato. Con lunghi anni di battaglie alle spalle, Hillary parrebbe più attrezzata di Obama  per reggere alla forza d'urto di una campagna presidenziale giocata senza esclusione di colpi.Siamo tuttavia nel terreno delle opinioni e dei punti di vista. Sarebbe forse il caso di ricercare un criterio realmente oggettivo per stabilire chi dei due, in una situazione di probabile incertezza nei numeri, potrà legittimamente reclamare la nomination. Molto prima della Convention, sperano i Democrats. Da questo punto di vista, Obama è in vantaggio. Hillary deve vincere in Texas, Ohio e Pennsylvania per riequilibrare il bilancio per ciò che concerne sia il numero dei delegati elettivi che dei voti popolari. Sotto il primo profilo, quasi certamente fallirà. Il senatore dell'Illinois manterrà presumibilmente la leadership nel conteggio dei delegati elettivi. Ad Hillary non resta che ridurre il più possibile il gap per poi affidarsi al giudizio dei super-delegates, proponendo loro alcuni ragionamenti per indurli a ritenerla il candidato con le maggiori chances di vittoria a novembre.In primo luogo, potrebbe ricordare come Obama sia forte negli Stati rossi, che a novembre verranno comunque vinti da McCain, senza invece avere il radicamento della Clinton nei tradizionali Stati Democrats. Ad esempio, in California, Stato che assegna il maggior numero di Grandi Elettori presidenziali, Hillary sarebbe virtualmente inattaccabile, mentre il senatore dell'Illinois rischierebbe molto, stretto nella tenaglia Mac-Schwarzy. In secondo luogo, le teste d'uovo della Clinton potrebbero evidenziare come le vittorie di Obama siano state favorite dal voto indipendente, quando il processo di allocazione dei delegati dovrebbe invece essere riservato soltanto ai genuini elettori Democrats. Argomento debole. In terzo luogo, l'ex fist lady potrebbe reclamare la riammissione nel conteggio finale dei delegati di Florida e Michigan, largamente a lei favorevoli ma estromessi dal comitato nazionale del Partito per punire l'insubordinazione degli organizzatori delle primarie locali. Infine, lo staff di Hillary potrebbe attaccare frontalmente il sistema dei caucus, che per sua natura favorisce sproporzionatamente e “ingiustamente” il dinamico elettorato di Obama a discapito della meno proattiva base clintoniana. L'ex first lady attinge a piene mani tra lavoratori poco qualificati e pensionati, sicuramente meno attrezzati per difendere la causa del proprio candidato in una pubblica assemblea rispetto ai giovani e colti supporter di Obama.Argomenti, quasi tutti, fondati ma insufficienti a convincere i super-delegati. Salvo che la Clinton non riesca a ribaltare la situazione almeno per quanto riguarda il voto popolare. Può farcela, vincendo molto bene in Texas (dove però gli ultimi sondaggi non la confortano), Ohio e Pennsylvania. In quel caso avrebbe buon gioco a dipingere un Obama favorito da un sistema di allocazione dei delegati ingiusto, paragonandolo al “fraudolento” George W. Bush che vinse nel 2000 nonostante avesse raccolto meno voti popolari di Al Gore.E Obama? Anche nel caso la Clinton lo superasse nel voto popolare, potrebbe ricordare ai maggiorenti del Partito quanto sarebbe ingiusto ribaltare ad agosto, in Colorado, l'esito di una competizione giocata secondo regole note da tempo e da tutti accettate. La polemica anti-caucus rischierebbe di ricadere sulla Clinton, descrivendola come un candidato pronto ad attaccare il sistema ed a delegittimarlo perché incapace di preparare e condurre adeguatamente la campagna elettorale, soprattutto prima e dopo il Super Tuesday. Proprio l'atteggiamento rancoroso di Hillary sembra averla danneggiata anche presso i super-delegates, che pare le stiano progressivamente voltando le spalle. La sua ultima speranza è fermare Obama  alle porte di Austin e Columbus.


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