Amato sostiene la proposta di Juncker e Tremonti
ALL'EUROPA (E ALL'ITALIA) SERVE UNITA'
I pessimi risultati della borsa di Milano, in un quadro generale caratterizzato dalle gravi perdite di quasi tutti i mercati europei, confermano i timori sulla stabilità finanziaria del Vecchio Continente e dell'Italia. "Un New Deal per l'Europa", un documento recentemente firmato da Giuliano Amato, Enrique Baron, Michel Rocard, Jorge Sampaio, Mario Soares e Guy Verhostadt, e apparso su Aspenia online, propone un corso d'azione per uscire dall'impasse: "L'Europa ha perduto la guerra tra i governi eletti e le agenzie di rating non elette. I governi cercano di governare, ma le agenzie di rating dettano le regole. Gli elettori lo sanno e alcuni Stati membri si oppongono a trasferimenti di bilancio verso altri Stati. Eppure, alcuni di essi, tra i quali la Germania, hanno profittato di un euro che ha un tasso di cambio più basso e più competitivo di quanto sarebbe in un'eurozona formata solo da un nucleo ridotto di paesi forti. Il default da parte dei paesi più esposti dal punto di vista del debito colpirebbe le banche e i fondi pensione nel centro dell'Europa come nella periferia. Nessuno è immune. La risposta è non meno Europa, ma più. Jean-Claude Juncker e Giulio Tremonti hanno proposto la conversione di una quota del debito nazionale in obbligazioni UE come strumento di stabilizzazione della crisi attuale. Siamo d'accordo." Di seguito, proponiamo l'intervista rilasciata in luglio al Wall Street Journal dal ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, che rilancia la proposta degli eurobond a fronte dello scetticismo tedesco.
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Tremonti al Wsj: “Lo stallo sulla Grecia evidenzia la profonda discordia nell'eurozona”
PER USCIRE DALLA CRISI ALL'ITALIA SERVE UNITA'
Alessandra Galloni e Christopher Emsden, Wall Street Journal, 15 luglio 2011,
Esposta al fuoco di fila dei mercati finanziari, l'Italia rinnova la sua spinta per bond comuni europei come risposta alla crescente perdita di fiducia nella capacità dei governi europei di contenere la crisi che sta ingolfando il 40% dell'economia dell'eurozona. In un'intervista rilasciata giovedì (14 luglio, ndt), il ministro italiano dell'Economia, Giulio Tremonti, ha detto che il lungo stallo sulle modalità di salvataggio del debito Greco ha messo in rilievo le divisioni che lacerano da mesi l'eurozona. "Storicamente, l'Unione Europea, sin dalla sua concezione, ha sempre aspirato alla convergenza. Oggi invece emergono segmentazione, egoismo e localismo", ha affermato.
Un alto funzionario tedesco accusa Pechino
“LA CINA DIETRO LA TRAGEDIA AFRICANA”
Foreign Policy, agosto 2011,
La siccità che sta martoriando il Corno d'Africa offre in queste settimane la sua faccia peggiore. L'effetto combinato di povertà, siccità e guerra civile fa sì che più di dieci milioni di persone siano a rischio di malnutrizione e denutrizione. Mentre le Nazioni Unite diffondono dati e previsioni inquietanti, la comunità internazionale, aldilà dell'attuale emergenza, si interroga sugli strumenti di intervento strutturale più idonei a garantire livelli minimi di assistenza alimentare alle popolazioni vulnerabili, un alto funzionario del governo tedesco punta il dito contro la politica africana della Cina. Guenter Nooke, attivista per i diritti civili, politico di lungo corso della Cdu tedesca e attuale rappresentante personale per l'Africa della Cancelliera, Angela Merkel, propone una tagliente interpretazione sulle gravi conseguenze della peggiore siccità che ha colpito l'Africa Orientale negli ultimi sessant'anni.
Le conseguenze dell'incidente alla centrale giapponese
UNA NUOVA PROLIFERAZIONE NUCLEARE?
Foreign Policy, agosto 2011,
Scomparso dalla cronaca per entrare nella triste storia dei disastri nucleari, l'incidente di Fukushima ha cambiato radicalmente l'atteggiamento nei confronti dell'energia atomica di un paese pragmatico come il Giappone. Il primo ministro Naoto Kan si è dichiarato favorevole a un eventuale abbandono del nucleare, riecheggiando un sentimento diffuso nell'opinione pubblica nazionale. Tuttavia, l'attuale incertezza e le future scelte di Tokio avranno conseguenze rilevanti, ben oltre i confini giapponesi. Se alla chiusura degli impianti nucleari civili del Giappone non corrisponderà un contestuale inasprimento dei controlli anti-proliferazione a livello internazionale, dobbiamo prepararci a vivere in un mondo più pericoloso che in passato. A sostenerlo, dalle colonne di Foreign Policy, è Henry Sokolski, direttore esecutivo del Nonproliferation Policy Education Center di Arlington, Virginia.
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