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"Mi rattrista profondamente la scomparsa di Francesco Forte, economista e politico, senatore per due legislature, che nella sua lunga e poliedrica attività di parlamentare, ministro, accademico, editorialista, è stato un punto di riferimento della cultura liberal-riformista in Italia. Le sue analisi ,mai scontate, erano lucide e originali elaborazioni della realtà, che univano il rigore della scienza delle finanze alla capacità visionaria e idealista, con un respiro che travalicava i confini nazionali. Esprimo la mia vicinanza alla famiglia". Così il presidnete del Senato Elisabetta Casellati.

 

 

Per raccontare Francesco Forte, c'è bisogno di una enciclopedia che raccolga la sua ricchissima biografia di studioso e di politico.

Basti ricordare la designazione di Luigi Eiunaudi negli anni '70 alla succesione nella cattedra di Scienza delle Finanze di Torino, già incarico occupato dall'ex Presidente della Repubblica che iniziò la sua carriera giornalistica e politica tra i socialisti di Palazzo Campana e sulle colonne di Critica Sociale con Turati ai primi del '900.

E il suo rapporto di amcizia con il Nobel  Oliver Williamson che inaugurò negli Usa la disciplina cosiddetta "Law and Economics" (Analisi economica del diritto") che intreccia la dinamica economica con il progresso delle norme e delle istituzioni pubbliche fino a giungere a forme di autogoverno: supposta  l'idea-tipo della concorrenza perfetta tale disciplina  viene impiegata per comprendere i fallimenti del mercato e il ruolo del diritto nel risolvere o nel generare tali fallimenti.

Non va assolutamente dimenticato la dedizione di Forte per Ezio Vanoni, tra gli estensori, con Pasquale Saraceno, del cosiddetto "Piano" di ricostruzione dell'Italia nel dopoguerra, frutto degli studi del gruppo di Camaldoli, promosso dall'allora segretario di Stato vaticano, Montini, e fucina della rinascita della DC. Vanoni fu chiamato ad elaborare il progetto finanziato dal piano Marshall pur essendo cresciuto nelle fila del socialisnmo di Turati e Matteotti per la sua competenza derivata dalla scuola liberalsocialista della Critica Sociale. Come diceva ridendo Francesco Forte, Vanoni si ritovò così a "buscarle dai fascisti e dai comunisti" allo stesso tempo. Socialdemocratico, non aderì al Fronte voluto da Nenni.

Al momento della sua morte Francesco Forte aveva definito un Comitato scientifico di prim'ordine per il rilancio di Critica Sociale a cui era particolarmente legato per la sua stessa formazione, come fu la Rivista scuola anche per la formazione del suo maestro, Einaudi.

 

Nulla può esaurire la esposizione della sua vastissima esperienza e cultura.

E' necessario almeno ricordare che partecipoò e contribuì alla stesura del Rapporto per la riduzione del debito del Terzo Mondo per conto di Bettino Craxi incaricato dall'ONU per questo progetto giunto al suo termine, purtoppo, alla vigilia della fase storica opposta, ovvero alla vigilia della globalozzazione che si nutrì di debito pubblico internazionale.

Nel trigesimo sarà nostra cura promuovere un convivio del Comitato scietifico di Critica Sociale da lui costituito e presieduto con la adesione di numerosi studiosi, molti dei quali ordinari di economia, storia e scienze politiche delle Accademie italiane, per un seminario sulla sua opera e sul suo pensiero.

Va anche detto che la sua scomparsa ci priva di un "bon-bon", ovvero del puro piacere mentale di creare con la logica applicata all'esperienza, soluzioni spesso irrealizzabili ma non inverosimili su cui era uno spasso intrattenersi con Franceso nelle interminabili conversazioni personali o telefoniche. Un tratto umano inscindibile dalle sue straordinarie capacità di analisi e genialità creativà.

 

stefano carluccio

Critica Sociale - Anno 2018, numero 8




Impressionante elenco di inadempimenti, licenziamenti, danni ecologici del colosso indo francese nel mondo

Se qualcuno ha voglia di farsi un giro su internet e conoscendo un po' di inglese potrà facilmente scoprire e quindi capire qual'è il modus operandi della Alcelor-Mittal e quindi fare un facile pronostico di come finirà la vicenda delle acciaierie di Taranto.

In Canada il 24 maggio 2012  si verifica una tragedia Mortale:  Morte di un lavoratore causata da un metodo di lavoro inadeguato e da una cattiva gestione dell'uso della piattaforma. 200 lavoratori protestano contro i rapporti di lavoro.

Nel 2014 130 posti di lavoro a Port Cartier e Fermont non sono state sostituite.. Altri  cinquanta posti di lavoro  sono state aboliti. 300 lavoratori protestano contro i rapporti di lavoro e la . ArcelorMittal viene condannata per molestie psicologiche ai danni dei lavoratori.

Nel 2016 Arcelor Mittal viene dichiarata  colpevole di tre violazioni dell'Environmental Quality Act(inquinamento)

Licenziamenti a Port Cartier nel 2014 per circa 150 unità.

Un rappresentante sindacale dichiara ""C'è un clima di paura che è stato impostato ,". Ci sono lavoratori che non osano più denunciare certe situazioni. Si tratta di una società che sta aumentando le misure disciplinari come il licenziamento e i giorni di sospensione. »

 
 
Inchiesta di Critica Sociale con un proprio inviato a Taranto

Critica Sociale dà voce direttamente agli operai dell'ILVA con un'Inchiesta condotta da un proprio compagno inviato a Taranto presso gli stabilimenti.

Le dichiarazioni degli operai riportate sono coperte da nomi di fantasia come richiesto espressamente dagli intervistati. Nessuna fiducia nella Mittal e in come è impostata la trattativa dal Governo. Denunciano numerosi interessi intrecciati tra loro affinchè lo stabilimento chiuda. Oltre a Mittal, dallo smantellamento sono  in molti che attendono i loro relativi vantaggi su Gas, Centrali di produzione di Energia, disponibilità di Moli. "Ma se si chiude - dicono - il lavoro si perde e i tumori restano"

Un caso di estrema gravità umana ed economica, oltre che politica, che mette in piena luce l'assenza di un partito dei lavoratori ora impegnato in questioni di sardine. Come ha scritto bene Paolo Mieli, al sitema politico e al governo hanno dovuto sostituirsi il Presidente della Repubblica, le Procure di Taranto e Milano e, fortunatamente pervenuti, i sindacati. Mai si era vista una delegazione sindacale al Quirinale e un più che pesante suo rifiuto di un successivo incontro con il Governo.

Noi oggi con Beppe Sarno registriamo e proponiamo informazioni raccolte direttamente che scarseggiano (è un eufemismo) persino sui social e sui media.

Dicono i lavoratori: "Siamo consapevoli che questa crisi è stata creata apposta e tutti sappiamo che c'è la volontà da parte di Mittal di chiudere lo stabilimento".

"Fin dal suo insediamento la Mittal  si è preoccupata di far sparire ogni pezzo di ricambio,  per cui noi operai addetti alla manutenzione siamo nell'impossibilità di fare il nostro lavoro. Se chiedi un pezzo di ricambio ci viene risposto di arrangiarci, non ci sono soldi".

s.car.

 
 
La Costituzione consente ai lavoratori dell'Ilva di opporsi alla chiusura

Serrata! Come può definirsi la minaccia della Arcelor Mittal a chiudere gli altiforni in maniera graduale. Il  dizionario Treccani definisce la serrata "Sospensione totale o parziale del lavoro disposta dal datore di lavoro come mezzo di intimidazione, di coercizione e di rivalsa contro i lavoratori, durante vertenze e lotte sindacali"N on riesco a definire diversamente e iniziative che in questi giorni la Arcelor Mittal sta ponendo in essere.

Contro la serrata della Allcelor Mittal la sola risposta è l'occupazione della fabbrico non come  atto eversivo ma come atto a difesa dell'occupazione e della democrazia. Sono gli operai che hanno tenuto aperta la fabbrica non il Consiglio di amministrazione degli indiani.

Il problema dell'ex Ilva si può risolvere solo con la gestione diretta da parte dello Stato dell'azienda.  Tale soluzione però appare  non immediatamente applicabile. Occorre pertanto una soluzione intermedia che impedisca lo spegnimento dello stabilimento. Paradossalmente la risposta ce la dà la nostra Costituzione dove all'art. 41sancisce "Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali" e all'art. 43 che precisa che  "A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale."

 
 
Le ragioni della crisi sono molte, ma la centralità del lavoro è la sua soluzione

 

Quindici mila operai dell'acciaieria rischiano di rimanere a breve senza lavoro in compagnia di almeno altri diecimila operai che lavorano nelle aziende dell'indotto collegate all'ex ILVA. Significa che se non si trova a breve una soluzione, e "a breve" significa in pochi giorni, circa sessantamila persone, perchè gli operai hanno famiglia, rischiano di rimanere senza mezzi di sostentamento. Il risanamento ambientale dell'azienda è fermo al palo, come pure quello di quella parte della città avvelenata dai fumi degli altiforni.

Il Governo e Alcelor Mittal dimenticano che il sindacato è parte integrante di quell'accordo.  A ben vedere gli unici che stanno rispettando gli impegni sono gli operai, che ogni mattina si recano sul posto di lavoro per produrre acciaio, continuando ad assumere veleni e fumi concerogeni.
Leggendo le dichiarazioni si intuisce che Landini rivendica un ruolo nuovo del sindacato che è quello di attore dei processi industriali con un progetto politico e non solo economico e indica una strada che implica il cambiamento di ruolo del sindacato.
Non rivendicazioni economiche, ma l'invito a lavorare insieme per ridare all'Italia il suo ruolo di paese manifatturiero in cui gli operai siano parte trainante insieme alle altre forze  sociali, governo, industriali, burocrazia, per attuare una ricostruzione sociale, economica e politica. 

 
 
Non è la prima volta che le maetranze entrano in gioco per salvare le fabbriche

Potremmo citare decine di esempi di fabbriche salvate dagli operai. L'occupazione della stabilimento di Taranto è l'unica strada per convincere Il Governo a riconsegnare la fabbrica ai Commissari, i quali dovranno elaborare un piano per il proseguimento delle attività produttive. Questo piano non potrà prescindere dalle uniche forze che hanno diritto a dire il loro pensiero e cioè gli operai, i tecnici, gli impiegati dello stabilimento ex ILVA e delle rappresentanze sindacali, i quali è bene ripeterlo sono gli unici che hanno saputo fin da subito indicare la via politica per la soluzione del problema.  Nessun privato verrà mai a Taranto per risanare lo stabilimento e metterlo in funzione in una situazione economica internazionale turbolenta, nessun privato si fiderà di interlocutori inaffidabili quali sono i rappresentanti attuali del governo nè di quello che lo hanno preceduto.

 
 
L'opera realizzata a cura della Biblioteca di Critica Sociale e dell'Istituto Salvemini

AFFIDATA ALLA BIBLIOTECA DEL SENATO LA COLLEZIONE INTEGRALE E DIGITALE DELL'AVANTI! ORA ACCESSIBILE DAL PRIMO NUMERO DEL 1896 ALL'ULTIMO DEL 1993

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2019-06-05
Settant'anni fa, Luigi Eiunaudi dichiarava il 2 Giugno Festa Nazionale: era l'anno dell'ingresso dell'Italia nella Nato festeggiata a Roma con l' inaugurazione del monumento a Giuseppe Mazzini sull'Aventino.

Questo il 2 Giugno 2019: 70 anni dalla istituzione della Festa Nazionale della Repubblica per il Referendum fortemente voluto e ottenuto da Pietro Nenni (repubblicano e poi socialista)

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0000-00-00
La preziosa testimonianza dell'allora assistente personale del Presidente degli Stati Uniti sulla battaglia che assieme condussero sia nell'Amministrazone americana, sia verso le resistenze presenti in Italia all'"apertura" - come si chiamava - per l'ingresso del PSI di Nenni al governo. La caduta del veto ereditato da Eisenhower e le rassicurazioni sulla scelta autonomista dal PCI e filo Nato del leader socialista.

di Arthur Schlesinger jr

"Durante la guerra ero stato ufficiale dei servizi segreti e avevo avuto occasione di entrare in contatto con la Resistenza italiana. Come molti altri della intellighentia anglo-americana, io guardavo con speranza al Partito d'Azione negli anni post-bellici. Allorché questa speranza svanì, sentimmo, negli anni '50, una certa affinità con Giuseppe Saragat e i social-democratici. E seguimmo con interesse l'evoluzione del Psi durante la leadership di Pietro Nenni.

La mia prima impressione fu che Nenni fosse al servizio dei comunisti. Ma rimasi piuttosto colpito dalla convinzione di alcuni leader del Partito laburista britannico che Nenni si potesse redimere. In verità, la questione Nenni emerse nel 1953 nel corso di una cena, in una sala riservata alla House of Commons, a cui io partecipai(...)
Visitai spesso l'Italia negli anni '50 e incontrai numerose personalità politiche a casa di una mia vecchia amica italiana, la giornalista Tullia Zevi, che avevo conosciuto a Parigi nel 1939. A casa sua vidi, per la prima volta, Nenni. Lungi dall'essere il personaggio malevolo dipinto dall'ambasciata americana, io lo trovai un uomo geniale e fondamentalmente democratico.
Nel 1961 io cominciai a lavorare per l'amministrazione Kennedy in qualità di segretario particolare del Presidente. Anche il presidente Kennedy condivideva questo obiettivo. Quando nel 1961, il primo ministro Fanfani si recò in visita ufficiale a Washington, Kennedy colse l'occasione per mostrare una certa simpatia per “l'apertura”.
(...) Nel febbraio 1962 mi recai a Roma ed ebbi un lungo colloquio con Nenni nella casa di Tullia Zevi. Io dissi che Washington era favorevole alla prospettiva di un governo socialmente progressista in Italia ma si interrogava sulle conseguenze “dell'apertura” in politica estera. Nenni rispose sottolineando il suo disaccordo con i comunisti e la tradizione neutralista del Psi. Per neutralità egli intendeva la conservazione dell'equilibrio europeo esistente; e, poiché l'uscita dell'Italia dalla Nato avrebbe disturbato quell'equilibrio, Nenni si sarebbe opposto a tale atto, considerandolo non neutrale. Tesi ingegnosa".

IL RICORDO DI ARTHUR SCHLESINGER, un articolo di Spencer Di Scala
(collaboratore del grande storico - Massachusetts University di Boston)

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2012-04-10
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