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Francesco Forte: mai sotto la Cina
Il "25 Aprile" si rinnova nella indipendenza per la ripresa
COME FINANZIARE LA RIPRESA
UN PIANO IN CINQUE PUNTI


di Francesco Forte

 

Il 25 aprile è stata la festa della liberazione dell’Italia e, in particolare dell’Itala del Nord, dalla occupazione straniera e dalla dittatura. E il giorno in cui -simbolicamente - inizia l’epoca della ricostruzione, del ritorno della democrazia. Il giorno in cui, fra le macerie, ci si prepara al ritorno al lavoro. Nel giorno 25 aprile del 1945, 75 anni fa,  ha inizio la liberazione. Il governo di Salò della Repubblica Sociale Italiano e i tedeschi quel giorno lasciano le loro sedi e in una lunga autocolonna  composta di autocarri militari tedeschi, in cui i gerarchi fascisti della RSI sono nascosti, da Milano, sulla strada Regina, che costeggia il lago di Como, sul lato di Como, si dirigono a Nord Est, teoricamente con l’obbiettivo di fare l’ultima resistenza in Valtellina, in pratica con l’obbiettivo di andare in Svizzera e salvarsi la pelle, da un massacro finale. A  Milano in varie zone e a Nord di Milano, il 25 Aprile 1945 vi sono ancora aree in cui la liberazione non è ancora avvenuta. La vera liberazione ha luogo a fine mese, ma il 25 Aprile ci si sente già liberi e si pensa e agisce di conseguenza, preparandosi a tornare, in forze, al lavoro dopo il primo maggio.  Ora ci troviamo, in una situazione analoga, il nostro nemico, il corona virus è stato piegato, si sta ritirando, ma non è ancora del tutto sconfitto. Ma noi possiamo e dobbiamo pensare e preparaci l’inizio della nuova fase, quella del ritorno al lavoro, per la ricostruzione, dell’Italia. Il 25 Aprile è la festa dell’Italia che è libera. Ed essere liberi vuol dire esser capaci di provvedere a noi medesimi, ai nostri figli ai nostri nipoti. Il debito che si è accumulato, nell’ultimo periodo è doppiamente mostruoso, perché è un debito del   governo e perché riguarda spese correnti, che non producono reddito e ricchezza nazionale e personale, reddito ricchezza sotto forma di pubbliche entrate e di beni pubblici che restano, e sotto forma di beni di investimento privato personale e produttivo e di risparmi.  L’Ufficio parlamentare del bilancio ha calcolato che con le chiusure rigide fatte nei mesi scorsi e sulla base del declino congiunturale già iniziato prima del virus il PIL scende quest’anno dell’ 8% risalendo  del 4,7 nel 2021 con un meno  3,3 sul Pil del 2019. Il debito pubblico nel 2020 cresce di 55,7% miliardi, mentre la disoccupazione è stimata allo 11,5% perché una parte della popolazione rimane a casa, inattiva, non va e non cerca lavoro. Il senatore a vita professor Mario Monti, che ha governato l’Italia nel 2912-13 introducendo la tassazione patrimoniale immobiliare per risanare il bilancio, che ha generato nuova depressione economica e fatto salire il debito pubblico, che prima di lui era al 118% , allor ritenuto pericoloso, dice che non ci dobbiamo ‘preoccupare di questa voragine finanziaria di 55,7 miliardi con un PIL che scende dello 8% e poi risale a,7 , in quanto la BCE, la Banca Centrale Europea chi prenderò tutto questo debito pubblico aggiuntivo e lo toglierà dal mercato . E il Ministro dell’economia Gualtieri PD è confortato dal giudizio di Monti. I Ministro degli Esteri Di Maio, 5 Stelle, che dice che, perciò, il MES, per le spese sanitarie non ci serve. Di Battista, leader dei 5 Stelle di riserva, dice che comunque i cinesi ci possono prestare questa somma.  Monti, di Maio, Gualtieri. Il che è vero, ma noi dovremo comunque pagare gli interessi, sia pure bassi, Ciò, nella migliore delle ipotesi, comporterà una spesa per interessi aggiuntiva pari al 12% del capitale, vale a dire circa 8 miliardi l’anno.  Da ciò consegue che urge un piano di medio e lungo termine, basato su 5 punti, come quello che è stato  esposto dall’amministratore delegato di Intesa San Paolo, Carlo Messina, che collima con le tesi che io sostengo, da vari anni , con riguardo sia al debito pubblico sia alle misure per attuare una politica di medio lungo termine di efficiente sviluppo economico. Comincio da pilastro che Messina ha indicato come punto 5, non perché è secondario, ma perché è l’aspetto macro economico, strutturale. Riguarda cioè le fondamenta di economia reale del piano finanziario articolato nei primi 4 punti. Il punto 5 del programma, che Carlo Messina enuncia riguarda  lo sblocco degli investimenti in infrastrutture  e grandi opere attualmente bloccati, che riguardano  150 miliardi già contabilizzati, nei pubblici bilanci, per i quali  è necessario sveltire le procedure, onde passare dai documenti ai fatti. Come ho già scritto in passato recente e ora ripeto, dobbiamo prender ad esempio ciò che si è fatto e si sta facendo col Ponte Morandi, con il commissario a ciò preposto. Aggiungo che occorre la regola, per cui il controllo anti mafia sulle ditte che si offrono per fare i lavori non si vanno effettuati ex ante, ma ex post. Uno studio fatto da me con la mia collaboratrice, docente nell’Università di Reggio Calabria, Michela Mantovani, dimostra che molti progetti finanziati in passato dall’Unione Europea, insieme alla Regione Calabria, sono rimasti incompiuti, perché se fossero stati portati a termine , per ottenere l’ultima rata, la ditta appaltante avrebbe dovuto sottostare  a un  controllo finale, connesso collaudo finale . L’appaltante non ha richiesto l’ultima rata. Non gradiva essere controllato. 

 Ovviamente, le opere ora bloccate, che possono essere sbloccate, con procedure rapide, avranno bisogno di esser finanziate, ma  il denaro sarà richiesto da imprese private o pubbliche, come le concessionarie di autostrade are, le imprese private e pubbliche di acquedotti, le Ferrovie, gli enti portuali.  Messina dichiara che una grande banca come Intesa San Paolo è pronta a finanziare queste grandi opere, che sono redditizie, in quanto generano utili per chi le fa che si protraggono nel tempo  E il il tasso di interesse è ora molto basso, sicché i guadagni a lungo termine, danno utili importanti ove scontati al presente. Sottolineo che si tratta non di debiti pubblici ma di debiti privati, in quanto fatti da imprese, private o pubbliche e non dal governo.  

 A questo punto aggiungo che Io ritengo che , come dice Messina, sia opportuno  accedere al  MES, per investimenti nella sanità Investimenti, è qui la parola chiave, che implica un flusso di utilità futura della spesa, che serve per ripagare il debito : si può fare in modo  anche questo debito non sia effettuato dal governo, ma da un veicolo finanziario, avente le caratteristiche di ente pubblico economico dotato di risorse proprie, separato dal governo. Come un consorzio di enti sanitari regionali, che possono finanziarsi sia con i ticket sanitari, e sia con unna eventuale tassa sanitaria regionale dello 1,5% medio addizionale alla imposta personale sul reddito, (L’IRPEF ,sua volta, va mitigata nella  progressività e deve avere una importante “no tax area” di 1000 euro mensili, per i lavoratori dipendenti e autonomi, onde favorire l’occupazione, reintroducendo i voucher e i lavori flessibili della Legge Biagi). Al Consorzio di Fondi Sanitari Regionali potranno affluire anche le donazioni dei privati per la sanità. Il Consorzio avrà una dotazione di beni demaniali e patrimoniali dalle Regioni e agli enti locali suscettibili di dare un redito, ad esso conferiti. Così il suo debito sarà garantito da collaterali reali posseduti del Consorzio. e questo debito  potrà esser restituito al MES senza problema, quando scadrà in quanto il Consorzio lo ammortizzerà annualmente e il debito residuo potrà esser  assunto da terzi, perché assistito da buone garanzie. .

 Ed ora così, nel cuore delle  primi quattro  mosse del .piano di Carlo Messina, che riguardano, appunto,  la emissione di debito pubblico italiani a lungo termine, riservato a italiani, garantito da collaterali consistenti in beni del demanio e del patrimonio pubblico. Il nodo cruciale, dice Messina, è  che la crescita del nostro debito alle grandi dimensioni di cui si è visto sopra è sostenibile solo se possiamo fare affidamento sui due pilastri su cui poggia la solvibilità dell’economia italiana, ossia l’attivo del nostro commercio estero e l’ elevato risparmio degli italiani, che però è investito in debito pubblico italiano solo in misura modestissima, il 4 dei nostri portafogli finanziari . Occorre aumentare la presenza degli italiani per l’investimento in debito pubblico italiano a lungo termine.  Messina propone a) di rendere più appetibile il debito pubblico italiano con sgravi fiscali  e  con uno scudo penale,  anche a chi fa rientrare capitali dall’estero calcolabili attualmente in 100-200 miliardi  ; b) l’incentivazione al rientro in Italia delle aziende che sono andate all’estero con misure fiscali appropriate  e benefici legali come quelli che vengono dati all’estero e quelli di cui al punto a) La terza manovra è l’utilizzo del TIR, Trattamento di fine rapporto in cui ogni anno sono accantonati  26 miliardi, per impieghi in titoli pubblici italiani esentasse d) la quarta manovra-la più importante-consiste nella emissione di debito pubblico riservato a investitori istituzionali e famiglie con collaterale di immobili pubblici (scuole, caserme, uffici della pubblica amministrazione). Nel 1914, assieme al professor  Paolo Savona, a Rainer Masera e a al senatore Paolo Romani, a Paolo Casero, a Guido Crosetto,  al professor Renato Brunetta, esperto economico del PDL i cui erano fusi Forza Italia e AN, l’attuale partito dei Fratelli di Italia, proposi un piano poliennale di emissione di 400 miliardi  di debito pubblico  garantiti  da 100 miliardi di collaterali composti da beni del demanio e del patrimonio pubblico.  Non vi è bisogno di specificare ora quali beni, il singolo voglia prendersi estinguendo il collaterale del suo debito: se una quota  di Trenitalia, gestione Alta Velocità, trasformata in spa; o la quota di un Consorzio portuale  o un immobile storico artistico vincolato facente parte del patrimonio pubblico o una quota di Anas p un titolo pluriennale di uso di spiaggia demaniale e via elencando. Il punto essenziale è che questi collaterali sono riservati a Italiani, famiglie e oggetti istituzionali.  E, in questo modo, il debito pubblico che l’Italia fa non genera , come contropartita, il passaggio di una parte  dei nostri beni agli stati esteri , come è accaduto alla Grecia indebitata con istituzioni  dell’Unione Europea e con banche europee ,  ma il passaggio alle imprese e alle famiglie italiane di lavoratori dipendenti e autonomi e di piccole imprese de mondo dei beni e servizi  di beni pubblici, Nel 2011, Giulio Tremonti ministro dell’economia, assillato dai problemi del nostro debito pubblico, chiese al suo direttore generale Vittorio Grill di esplorare di un acquisto da parte dei  cinesi, di nostro debito. A Grilli i cinesi  risposero che, in cambio del nostro debito, volevano nostre imprese pubbliche. E’ accaduto , del resto, anche  con l Grecia, che, per pagare i i debiti europei, ha  ceduto ai cinesi la gestione del porto del Pireo in regime di esclusiva con la seguente operazione.  Nel luglio del 2016 l’Hellenic Republic Asset Development Fund S.A., si era trovato costretto a cedere il 51% delle azioni della Piraeus Port Authority (PPA)a COSCOimpresa statale per 280 milioni di dollari, che avrà diritto ad averne un altro 16% nel 2021 ì, in cambio di altri dollari. Dalla Cina ci è venuto un virus, che ci è ha fatto stare a casa. Ma il 25 aprile giornata della liberazione, ci ricorda che la cosa più cara che abbiamo è la nostra indipendenza, la nostra libertà, la nostra creatività, il nostro lavoro, il nostro patrimonio di beni italiani, che gli italiani nostri figli e hanno diritto di ereditare e che noi, per loro, dobbiamo salvaguardare, combattendo con il nostro lavoro, il nostro risparmio e il nostro investimento: il virus del debito pubblico 

                  



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edizione online al n. 537 del 15 ottobre 1994

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