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IL PIANO BLAIR PER IL MEDIO ORIENTE

Investimenti e lavoro a Gaza: "Così si vince la pace"

Data: 0000-00-00

Simona Bonfante

L'annuncio è stato fatto lunedì 19 novembre, congiuntamente dal Primo Ministro palestinese, Salam Fayyad, dal Ministro per la Difesa israeliano, Ehud Barak, e dall'Inviato Speciale per il Medio Oriente, Tony Blair. La comunità internazionale si impegnerà in un massiccio piano di investimenti volti a rilanciare l'economia dei territori palestinesi e creare un significativo numero di nuovi posti di lavoro.

Il piano per la pace in Medio Oriente stilato dall'ex premier britannico, e condiviso dai vertici israeliano e palestinese, ha l'obbiettivo di lanciare un segnale alle comunità della regione mediorientale, sulla determinazione delle "parti" a riprendere seriamente il cammino della pace.

Nel primo intervento pubblico da Inviato speciale per il Medio Oriente, Blair annuncia dunque una strategia concreta per la pacificazione dell'area: sconfiggere la povertà dei territori dando alla popolazione una prospettiva di sviluppo.

Il momento dell'annuncio non è casuale. Entro la fine di novembre , si terrà ad Annapolis, sulla costa orientale degli Stati Uniti, una conferenza internazionale in cui, per la prima volta dopo sette anni, Israeliani e Palestinesi si siederanno attorno ad un tavolo negoziale sotto il sigillo della comunità internazionale ufficiale, per discutere di pace. 

In realtà, nessuno sa ancora quando si svolgerà l'incontro di Annapolis né quali paesi vi parteciperanno. La confusione è tale che, scrive il Washington Post, citando una fonte diplomatica araba impegnata nel "warming-up" della conferenza, "qua nessuno sa cosa stia succedendo".

Il sospetto è che l'iniziativa statunitense non sia altro che un'operazione di marketing politico orchestrata da Bush per poter rivendicare i progressi conseguiti dalla "sua" road-map. Ma di quali progressi Bush possa attualmente fregiarsi, nessuno sembra ancora poterlo dire per certo. Quello che si sa è che se la data di Annapolis viene continuamente fatta slittare in avanti, è per dare tempo al Segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, di strappare un assenso dal maggior numero possibile di paesi arabi, per dare l'idea di un clamoroso successo diplomatico. Secondo tale interpretazione, Annapolis sarebbe insomma null'altro che una vetrina. Trattative riservate infatti sarebbero già in corso a livello bilaterale, tra Israele e Autorità palestinese.

In tale ottica, allora, l'annuncio del "piano Blair", aldilà del valore reale della coferenza di Annapolis, giustificherebbe l'ottimismo di chi ritiene il contesto propizio a procedere sul piano della pace. Se si parla di interventi economici concreti, signfica infatti che si ha prova della disponibilità delle parti ad impegnarsi in un discorso costruttivo.

La proposta Blair prevede una serie di misure concrete che vanno dalla creazione di parchi industriali ed insediamenti agricoli, sia nel West Bank sia nella striscia di Gaza, dove il controllo è nelle mani di Hamas.

"L'obbiettivo - ha spiegato Blair - è dimostrare che le cose possono cambiare sul campo."

E le cose - se gli interventi verranno eseguiti - potrebbero cambiare davvero per migliaia di palestinesi. Tra gli altri progetti, si parla ad esempio di creare un "parco commerciale" a Jericho, nel West Bank, legato al confine Giordano da un "corridoio commerciale" senza dover passare dai checkpoint israeliani che rappresentano il principale impedimento allo sviluppo del commercio sui territori palestinesi.

Oltre a proporre idee nuove, come questa appena esposta, il piano riesuma alcuni buoni progetti elaborati in passato, ma mai realizzati per il veto opposto dalle autorità israeliane. Oggi, evidentemente, i tempi appaiono maturi per prendere iniziative che abbiano un impatto immediato sulle popolazioni palestinesi e sull'atmosfera attorno ai colloqui di pace.

La Gran Bretagna dà subito l'ok al "piano Blair", con il Ministro degli Esteri, David Miliband, che al Premier Fayyad ed al Presidente Mahmoud Abbas, garantisce investimenti per 250 milioni di sterline, come contributo del Regno Unito al processo di pace. "È un primo passo - ha detto Miliband, in questi giorni impegnato in una visita nella regione israelo-palestinese. Ma è importante che Annapolis abbia successo e questo piano aiuta concretamente a creare un clima propizio ai negoziati." 

Sarebbe quantomeno prematuro parlare di soluzione. Tra i problemi sul tavolo, la questione più spinosa riguarda gli insediamenti israeliani nel West Bank. Se ne discuterà ad Annapolis. E tuttavia una significativa novità su questo fronte già c'è: proprio oggi, infatti, il primo ministro israeliano Ehoud Olmert rompe gli indugi per annunciare l'impegno a non costruire nuove colonie in Cisgiordania ed a smantellare gli insediamenti sorti abusivamente. Una dichiarazione importantissima destinata a condizionare favorevolmente gli imminenti negoziati di pace, che apriranno ufficialmente alla conferenza americana. Intanto la disponibilità di Israele deve essere letta come un successo della diplomazia americana, determinata come non mai, negli ultimi mesi, a portare la pace in Medio Oriente, ricorrendo ad una strategia che nella teoria delle relazioni internazionali si chiamerebbe "pragmatica". Una strategia che, disegnata dalla Rice, trova nel piano Blair un prezioso coronamento.

Per approfondimenti sulle conclusioni del vertice di Annapolis:
http://www.cipmo.org/conferenza-annapolis.html







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