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MEDVEDEV COME GORBACIOV?

Dmitri Medvedev potrebbe essere il nuovo Gorbaciov. Questa è la tesi avanzata sulla rivista Prospect da Andreas Umland, professore presso l'Università National Taras Shevchenko di Kiev e curatore della collana editoriale "La politica e la società sovietica e post-sovietica"

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La maggior parte degli osservatori russi e occidentali definisce il neoeletto presidente russo Medvedev come un "secondo Putin", del quale l'ex presidente di Gazprom è considerato una creatura fedele. Questa tesi parrebbe la più evidente considerando che Vladimir Putin è stato l'artefice del successo di Medvedev che, dopo il loro incontro al Comune di San Pietroburgo alla fine degli anni Ottanta, inizia la sua ascesa lampo. Nel giro di otto anni, grazie all'appoggio di Putin, Medvedev assume incarichi di rilievo presso l'amministrazione di San Pietroburgo e successivamente diventa il  politico più vicino all'allora primo ministro Putin che, durante la sua corsa alla presidenza nel 2000, lo volle al fianco come capo del quartier generale della campagna elettorale.  Nello stesso anno l'attuale presidente russo ottiene la presidenza del cda del colosso energetico Gazprom che lascerà nel 2003 per incarichi governativi che lo porteranno alla nomina, voluta sempre da Putin, di primo vice primo ministro, e infine alla presidenza. Anche questa raggiunta da Medvedev grazie al potere, mediatico e occulto, dell'attuale primo ministro.   

Ma chi vede in Medvedev un clone o la marionetta di Putin potrebbe sbagliarsi.  Dalla biografia politica di Medvedev e dalle sue recenti dichiarazioni, emergono tracce che conducono a una lettura alternativa sulla sua futura presidenza. Tanto che il professore della l'Università National Taras Shevchenko di Kiev azzarda l'ipotesi che il neoeletto presidente russo possa avviare in Russia una nuova perestroika.  Raggiunto il potere Medvedev potrebbe infatti decidere di non rispettare gli accordi presi con Putin.

Se Medvedev dovesse assumere il pieno controllo dell'amministrazione presidenziale russa, spiega Umland, «il Cremlino diverrebbe un punto focale delle tendenze pro-democratiche a Mosca. Questo eventuale sviluppo potrebbe condurre a qualcosa di simile a una seconda perestroika».  Il professore rileva innanzitutto che il percorso «di Medvedev differisce da quello di Putin per aspetti di notevole importanza. Entrambi hanno studiato giurisprudenza a San Pietroburgo ma Medvedev, 13 anni più giovane del suo predecessore, non ha un background nei servizi segreti sovietici del Kgb, e ha iniziato a occuparsi attivamente di politica negli anni della glasnost di Gorbaciov. All'epoca Putin faceva invece parte del Kgb a Dresda. Nei primi mesi del 1989, inoltre, mentre conseguiva un dottorato in diritto privato presso l'Università di San Pietroburgo, Medvedev ha lavorato per la campagna elettorale a sostegno del suo professore Anatoly Sobchak, in quel periodo esponente di spicco dell'allora emergente movimento democratico russo, che puntava a guadagnarsi un seggio al Parlamento di Mosca».

Nel 1989 Sobchak fu eletto come candidato indipendente nel Congresso dei popoli e durante la glasnost ebbe un ruolo di primo piano nella stesura delle leggi del periodo di transizione ed ebbe legami sia con Gorbaciov che con Boris Eltsin.

Vi sono poi le recenti dichiarazioni di Medvedev che ha affermato di «non considerare il ruolo della Russia come opposto a quello dell'America» e che «è ovvio che la Russia dovrebbe collocarsi come parte dell'Europa».

«Altre affermazioni mostrano - aggiunge il docente della National Taras Shevchenko -  che Medvedev sembra credere sinceramente che la Russia trarrebbe beneficio dalla competizione tra grandi partiti, da una società civile forte,  un'attiva disobbedienza civile, un'opposizione articolata, una varietà di canali di informazione, una magistratura indipendente e un trasferimento di poteri secondo mezzi democratici».

E ancora: in un'intervista al giornale Moskovskii Komsomolets nel settembre 2006, difendendo il rafforzamento (al limite dell'autoritarismo) dello Stato voluto da Putin, Medvedev dichiarava che «questo processo finalizzato a un maggior ordine non dovrebbe in alcun modo mietere vittime sul fronte dei diritti umani e della libertà». Parole che stridono con l'immagine che Putin ha costruito di sè, ovvero quella del leader di ferro e non timoroso di usare la forza per ottenere la stabilità nel Nord del Caucaso e per combattere il terrorismo ceceno.

Proprio in questo, nell'immagine e nel linguaggio, l'attuale numero uno del Cremlino appare diverso dal suo predecessore: non ha lo sguardo di ghiaccio di Putin e i suoi modi arroganti, ma l'affabilità che ricorda un imprenditore o un politico che, anche grazie al suo buon inglese, potrebbe sembrare occidentale.

Lo studioso non idealizza certamente Medvedev al quale attribuisce «episodi di opportunismo e ipocrisia», ma sottolinea che «non sarebbe il primo riformista russo ad avere un background contrastante». Umland cita Nikita Khrushchev che, «prima di un periodo di, seppur relative, liberalizzazioni culturali, era un ostinato stalinista e la cui biografia non conteneva alcuna indicazione sul fatto che un giorno avrebbe smantellato gli elementi chiave del sistema staliniano». Ma il paragone, sul quale insiste il professore, è quello con  Gorbaciov che definisce un riformista democratico  che ha contribuito a cambiare per sempre il volto della Russia. Proprio lui, Gorbaciov, che era cresciuto tra le fila del Partito comunista ma di cui Umland evidenzia l'amicizia, in gioventù,  con il comunista Czchoslovak, che più tardi sarà coinvolto nella rivolta di Praga del 1968.  Le esperienze giovanili di Gorbaciov, l'obbedienza alla politica comunista fino alla sua elezione a presidente dell'Urss e le successiva riforme democratiche non sarebbero in contraddizione ma una percorso di maturazione politica nel quale riemergono istanze liberali passate.

Una cosa è certa: la sua solida formazione giuridica, l'esperienza nel mondo economico e l'assenza di esperienze giovanili nel Partito comunista e di legami diretti con i servizi segreti rendono Medvedev profondamente diverso da tutti i presidenti russi che l'hanno preceduto. Medvedev è un politico giovane (42 anni) ed è considerato un moderato liberale che potrebbe, secondo Umland,  «voltare le spalle alla finta democrazia di Putin come Gorbaciov si è rivoltato contro  il sistema sovietico del suo predecessore Andropov».

Il possibile nuovo corso della politica russa sarà visibile solo nei mesi a venire, se Medvedev deciderà di far pulizia della ragnatela di poteri, che spaziano dai servizi segreti all'establishment militare fino ai potentati economici, che oggi hanno un peso notevole al Cremlino. Se questo si verificherà c'è da aspettarsi un'offensiva dei nazionalisti anti-occidentali russi che si uniranno contro Medvedev in un fronte comune in politica ma anche nel giornalismo e nel mondo accademico e culturale, come hanno fatto alla fine degli anni Ottanta contro Gorbaciov. Umland conta tuttavia che «il nascente movimento democratico russo sarà in grado di fermare l'ondata di oscurantismo anti-americano e condurre la Russia sulla strada di una vera democratizzazione».







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