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"PER SALVARE L'EUROPA DOBBIAMO PORTARLA VICINO AI CITTADINI"

L'intervista del ministro degli Esteri Franco Frattini a Sueddeutsche Zeitung

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Sullo stesso tema: La svolta neo-atlantista della politica estera italiana

"Per salvare l'Europa dobbiamo portarla vicino ai cittadini. Milioni di europei hanno paura del futuro. Dobbiamo spiegare loro in che modo l'Ue è loro utile nel caso di problemi che gli Stati singoli non riescono più a risolvere da soli. Pensi alla globalizzazione, all'immigrazione, alla sicurezza energetica. Molte persone pensano che l'Europa sia il problema. Invece è la soluzione perché tutela i propri cittadini". Questa la ricetta del ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, per salvare l'Europa dopo il "no" irlandese al Trattato di Lisbona, contenuta in una intervista rilasciata allo "Sueddeutsche Zeitung" al termine del  recente Consiglio europeo.
In che modo sia possibile far comprendere l'importanza dell'Unione Europea ai suoi cittadini è presto detto. "Regolando in comune, ad esempio, l'immigrazione", ha spiegato Frattini. "Oppure affrontando, questo venerdì al Consiglio europeo, il problema dei prezzi alti dei generi alimentari e dell'energia. Se continuiamo, invece, a discutere solo del numero dei Commissari Ue, le persone non ci capiscono e si girano dall'altra parte".

D. La Lega Nord, un partito della sua coalizione, saluta con giubilo il "no" degli irlandesi. Ed il suo premier Silvio Berlusconi mostra poco entusiasmo per l'Europa. Lei come intende fare la politica comunitaria?

R. "Al nostro governo gli italiani chiedono sicurezza, posti di lavoro e meno tasse. Ci aspettiamo che anche l'Europa dia delle risposte in merito, invece di declamare soltanto: l'Europa è il nostro sogno. Abbiamo bisogno dei cittadini per costruire l'Europa. Se dimentichiamo questo, i cittadini dicono no".

D. Che cosa significa? Sotto il governo Berlusconi l'Italia contribuirà in maniera costruttiva all'unificazione europea?

R. "Sì. Pensi ai grandi progetti infrastrutturali, come i treni ad alta velocità, o pensi all'approvvigionamento energetico. Siamo convinti che ciò potrà essere affrontato solo dall'Ue nel suo insieme. In questo contesto l'asse Francia-Germania non riesce più a fare a meno dell'Italia. Ci troviamo al centro del Mediterraneo e l'Europa non può guardare solo a nord. Se esiste una forte concordanza fra l'Italia, la Germania e la Francia, ciò sarà utile a tutta l'Europa".

D. In Italia si sta parlando di un asse Berlusconi-Sarkozy, senza la Merkel.

R. "Berlusconi e Sarkozy si conoscono da tempo. Ma per me è chiaro che anche il rapporto con il Cancelliere deve essere forte. Il rapporto dell'Italia con la Germania è altrettanto importante di quello con la Francia. Da Berlino, tuttavia, mi aspetto un atteggiamento corrispondente".

D. Considerando il triangolo Berlusconi–Sarkozy–Merkel, può Berlusconi giocare la carta dell'uno contro l'altro?

R. "Vogliamo un asse stabile".

D. Con Parigi?

R. "Con Parigi e Berlino".

D. Alcuni diplomatici si lamentano che Berlino non prenderebbe sul serio l'Italia.

R. "Non lo so. Ma vedo che i tedeschi amano l'Italia più di ogni altro Paese europeo".

D. Fra i governi le cose non sono altrettanto rosee. La Germania vorrebbe tener fuori l'Italia dal gruppo "5+1" che sta negoziando sul programma nucleare con l'Iran. Perché?

R. "Berlino dovrebbe avere un grande interesse nell'aiuto dell'Italia ad evitare una bomba atomica iraniana. Conosciamo l'Iran meglio di altri Paesi occidentali. I nostri imprenditori operano nella produzione automobilistica iraniana, nel settore dell'energia, nei trasporti. Al contempo, il governo Berlusconi, come Berlino, Londra e Parigi, sta puntando su una posizione dura: dobbiamo evitare che Teheran costruisca la bomba".

D. Senza colpi militari?

R. "Certamente, infatti, sarebbe una catastrofe. L'Italia vuole aiutare a trovare una soluzione pacifica. Se il gruppo 5+1 riuscisse, tanto meglio. Peraltro, quali risultati hanno portato i negoziati? Pochi. L'Iran non cede. Se dovesse rimanere così, dovremo parlare di alternative al 5+1".

D. Perché il governo tedesco non vuole che l'Italia partecipi? Perché l'Italia manda a monte l'ipotesi di un seggio permanente della Germania al Consiglio di sicurezza dell'Onu?

R. "Non vorrei credere che Berlino agisca per motivi di questo genere".

D. In Italia alcuni lo credono.

R. "Molti. Pensano che sia la rivalsa della Germania. Peraltro, il problema della bomba lo dobbiamo risolvere ora. La riforma del Consiglio di sicurezza riguarda il futuro. Se mischiamo questi problemi non otteniamo proprio nulla".

D. Esiste anche un altro problema bilaterale. La vostra Corte di Cassazione ha deciso che la Germania non può invocare l'immunità del proprio Stato se viene chiamata in causa, davanti ai tribunali italiani, dagli ex lavoratori forzati italiani dei nazisti.

R. "Ritengo pericolosa questa sentenza. Se i tribunali decidessero caso per caso se ad uno Stato spetta l'immunità, il principio dell'immunità degli Stati diventerebbe imprevedibile. Ma il mondo ha bisogno della certezza del diritto. Altrimenti tutto cade a pezzi".

D. Che cosa potrà fare il suo governo?

R. "Vorremmo incaricare un gruppo di esperti italo-tedeschi per esaminare in che modo potremmo dare un segnale agli ex lavoratori forzati. Queste persone hanno sofferto. Se ora diamo loro 3mila euro non è quello di cui hanno bisogno".

D. Di che cosa hanno bisogno?

R. "Io credo che sarebbe importante un gesto simbolico come, ad esempio,un luogo commemorativo costruito insieme da Italia e Germania, o un museo della memoria".

D. La Germania sta considerando di chiamare in giudizio l'Italia davanti alla Corte di Giustizia Internazionale all'Aja per far confermare l'immunità degli Stati. Non sarebbe meglio se Berlino e Roma chiedessero di comune intesa un parere alla CIG?

R. "Sono aperto a ogni soluzione purché non ferisca le persone che hanno sofferto".

D. Anche l'Italia ha un interesse a mantenere l'immunità degli Stati.

R. "Sì".

D. Altrimenti anche l'Italia potrebbe essere chiamata in causa da parte delle vittime di guerra, ad esempio dalle persone dei Balcani...

R. "Sì".

D. ...o della Libia e dell'Etiopia.

R. "Sì. Comunque non vogliamo mettere in difficoltà Berlino, ma vogliamo anzi aiutare a risolvere un problema che non riguarda solo il governo Federale".

D. Non è un segreto che in Germania si sia stupefatti per la vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. Molti si chiedono: perché gli italiani lo hanno rieletto. Lei riesce a spiegarlo?

R. "Berlusconi ha vinto tre volte in 14 anni. Questo non è riuscito a nessun altro uomo politico europeo, ad eccezione di Helmut Kohl. Il motivo è semplice: Berlusconi parla direttamente al popolo. In queste elezioni ha assicurato ai cittadini di rimuovere l'immondizia dalle strade di Napoli, di creare sicurezza nelle città e di rendere possibile alla gente di arrivare alla fine del mese con i soldi. La sinistra non aveva delle controproposte in merito".

D. E non disturba gli italiani che il loro premier sia coinvolto in procedimenti penali?

R. "I cittadini sanno che alcuni giudici attaccano Berlusconi. Lo eleggono comunque, perché hanno visto che Berlusconi, in 14 anni, non è mai stato condannato ai termini di legge".

D. In passato, da premier, Berlusconi non ha fatto miracoli.

R. "Alcuni anni di governo non bastano per modernizzare l'Italia. Ma ora stiamo iniziando ad aprire nuove discariche a Napoli. E facciamo in modo che gli interessi ipotecari vengano pagati malgrado l'inflazione. La gente si accorge di questo".

D. Il segreto del successo di Berlusconi sta nel dare speranza all'Italia?

R. "Sì. Berlusconi ha vinto sempre perché ha dato speranza alle persone. La gente ha bisogno di un sogno".






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