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"MOSCA, IL TERZO PERICOLO MONDIALE"

Secondo l’intelligence di Sua Maestà, il continuo ingresso di spie russe in territorio britannico rende il Cremlino la terza più grave minaccia alla sicurezza nazionale, dopo l’Iran ed al-Qaeda

Data: 0000-00-00

Andrei Soldatov, The Moscow Times

L'ultimo incontro di boxe tra i servizi segreti britannici e russi è iniziato lo scorso 4 luglio, quando un articolo apparso sulla stampa britannica ha riportato le dichiarazioni rilasciate da fonti dell'MI5, l'agenzia per la sicurezza interna ed il controspionaggio del Regno Unito. Secondo l'intelligence di Sua Maestà, il continuo ingresso di spie russe in territorio britannico rende il Cremlino la terza più grave minaccia alla sicurezza nazionale, dopo l'Iran ed al-Qaeda. Nel Daily Mail si legge inoltre che il parlamentare Andrew MacKinley avrebbe incontri troppo frequenti con il consigliere dell'ambasciata russa Alexandr Polyakov, che l'MI5 sospetta essere un informatore dell'intelligence russa.

Ma è stato solo l'inizio. Sul programma televisivo della Bbc “Newsnight”, andato in onda il 7 luglio, un agente dell'MI5 ha sostenuto, coperto dall'anonimato, di considerare il governo russo responsabile dell'avvelenamento a Londra dell'ex agente dei servizi russi Alexandr Litvinenko e del tentato omicidio del milionario russo Boris Berezovsky, da tempo auto-esiliatosi nel Regno Unito a causa dei dissidi con l'ex presidente, ed attuale premier,  Vladimir Putin.

La risposta del Cremlino non si è fatta attendere. Tramite l'agenzia di Stato Ria-Novosti, una fonte dei Servizi di Sicurezza Federali ha accusato Chris Bowers, il direttore del settore finanziario e commerciale dell'ambasciata britannica a Mosca, di essere un agente segreto.
L'aggressiva risposta russa evidenzia le differenti strategie con cui i due Paesi affrontano una prolungata fase di conflitto. Se il governo britannico si è affidato negli ultimi anni a dichiarazioni politiche di protesta rispetto all'assassinio di Litvinenko, Mosca ha utilizzato metodi decisamente più aspri.

I britannici hanno sollevato solo un caso di spionaggio negli ultimi tempi, quando, nell'autunno 2007, un ex cadetto dell'esercito, Peter Hill, è stato arrestato a Leeds. Ma si è trattato di provocazione allo stato puro. L'individuo aveva inviato una lettera all'ambasciata russa a Londra offrendo la sua collaborazione, ma era stato intercettato dall'MI5. Un agente sotto copertura, con il nome posticcio di Andrei, incontrò Hill in un bar. Risultato: l'aspirante spia si è fatto qualche mese di carcere, dopo di che le accuse sono state lasciate cadere. E' chiaro che si è trattato di un episodio marginale, che non ha infastidito in alcun modo l'intelligence russa, per il semplice motivo che non vi è rimasta coinvolta.

La Gran
Bretagna si è comportata nella stessa maniera nell'affare Litvineko. Il magistrato britannico si è mostrato molto circospetto nel rendere pubblico il nominativo dell'indiziato principale, Andrei Lugovoi, senza tuttavia fare riferimenti diretti al mandante dell'omicidio, persona od ente, ed alle motivazioni dietro il crimine. Un deliberato tentativo di evitare ogni polemica con il Cremlino.

Le sanzioni contro la Russia si sono limitate allo scioglimento di una commissione congiunta per la lotta al terrorismo –un organismo del tutto inefficiente comunque- ed all'espulsione da Londra di quattro diplomatici nel luglio 2007. Provvedimenti presi non come reazione all'uccisione di Litvinenko ed alla accusa al Cremlino di averla ordinata, ma come contromisura rispetto al rifiuto della Russia di estradare suoi cittadini che avrebbero dovuto fronteggiare un processo davanti ad una corte straniera. Una decisione che avrebbe violato il dettato costituzionale russo.

Anche l'episodio della Bbc riveste un'importanza marginale. La fonte dell'MI5 ha espresso semplicemente un'opinione personale e non ha parlato a nome dell'agenzia. Inoltre, pochi giorni dopo la trasmissione, un portavoce di Downing Street ha sconfessato le suddette esternazioni, ha chiarito che l'MI5 non ha l'autorità per rilasciare dichiarazioni ufficiali ed ha ribadito che Litvinenko è stato ucciso da un singolo individuo che dovrebbe essere sottoposto a processo per l'accaduto. Nulla più.

Il problema è che Mosca, a differenza di Londra, non si limita ad una semplice battaglia di spie. Se i britannici si lamentano del crescente numero di agenti russi attivi nel proprio territorio nazionale, il Cremlino prende provvedimenti drastici contro il British Council in Russia e incarica agenti dei servizi segreti (l'Fsb) di occuparsi della joint venture petrolifera anglo-russa Tnk-Bp. Mentre Londra ventila la possibilità che un ex cadetto dell'esercito sia coinvolto in abboccamenti con il personale dell'ambasciata russa, l'Fsb sfodera un colpo da Ko, escludendo un diplomatico britannico di alto rango dal gruppo impegnato nei sensibili negoziati Tnk-Bp.

Questi approcci, così diversi tra loro,  testimoniano delle differenti culture dei due Paesi. Downing Strett, apparentemente, preferisce tenere sempre aperta una finestra di dialogo e negoziato per raggiungere un compromesso, mentre il Cremlino, evidentemente, considera un simile atteggiamento sintomatico di debolezza. Il tutto rimanda ad un match di boxe, dove uno dei pugili si appella continuamente all'arbitro ed al pubblico lamentando le scorrettezze dell'avversario che, da parte sua, continua invece pervicacemente a colpire sotto la cintura.
 Andrei Soldatov, editorialista di Novaya Gazeta, e direttore del Agentura.ru Studies and Research Center, istituto specializzato nella ricerca su terrorismo ed attività d'intelligence






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