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Le sfide che attendono Obama
9/SOSTENERE IL RILANCIO DELL’AFRICA

L'economia africana sta sperimentando un sensibile miglioramento delle sue performance. Come spiegarlo?

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John Page

Dopo trent'anni di crescita bassa e sporadica, l'economia africana ha recentemente registrato un sensibile miglioramento delle sue performance. Dal 1994, la crescita media è stata vicina al 5% l'anno e il reddito pro capite è cresciuto in parallelo a quello del resto del mondo.

IL CONTESTO GLOBALE
Come si spiega questa drastica inversione? Il lungo ciclo di crescita è stato in realtà un continuo rimbalzo di alti e bassi. Tra il 1975 e il 2005, l'economia africana è cresciuta in media del 3,5% l'anno, per un quarto di quel periodo, e del 2,5% per un altro quarto. Quel pattern cambia nel 2005, quando i boom hanno cominciato ad essere sempre più frequenti e le crisi sempre più rare, grazie a due fattori: la buona sorte – boom di crescita generato dalle risorse – e pochi errori – che hanno evitato le crisi.

L'elevato costo per l'esportazione di praticamente tutti i beni africani ha fatto si che, negli ultimi dieci anni, le economie ricche di risorse abbiano avuto una crescita sensibilmente maggiore di quelle dei paesi vicini che ne sono privi.
Ma anche la buona politica ha giocato una parte. La gestione macroeconomica è stata rafforzata. Deficit fiscale ed inflazione sono diminuiti sensibilmente dal 1995. I tassi di cambio sono divenuti più flessibili e competitivi. Le istituzioni politiche ed economiche sono migliorate e si è ridotto il numero di conflitti. Questi cambiamenti hanno contribuito significativamente ad una repentina caduta dei cortocircuiti di crescita, analogamente nei paesi ricchi e nei paesi poveri di risorse.

LA SFIDA
Il problema adesso è come sostenere la crescita. Sebbene non vi sia una ricetta unica per il successo, i leader africani, in misura diversa, si troveranno davanti cinque principali sfide:
Usare bene le risorse naturali. Se si guarda alla storia dei paesi africani ricchi di risorse naturali, si scopre che invece che portare benessere, petrolio e minerali hanno lasciato in eredità istituzioni pubbliche deboli, gestioni macroeconomiche boom-to-bust, stagnazione economica e spesa pubblica inefficiente. Rafforzare le fondamenta istituzionali del management degli introiti delle risorse naturali – in particolare il sistema di checks and balances sugli importi dei contratti e la spesa pubblica – è necessario per trasferire nella crescita del sistema economico la ricchezza generata dalle risorse.
Spingere l'export. Per le economie prive di risorse naturali, la crescita delle esportazioni non tradizionali rappresenta un importante opportunità di stimolazione della crescita. L'export africano, tuttavia – le esportazioni non petrolifere, in particolare – cresce poco e solo in un numero limitato di settori. Per ri-generare la dinamicità delle esportazioni non-tradizionali, l‘Africa ha bisogno di una “spinta all'export”, appoggiata da adeguate politiche commerciali e valutarie, da una efficace politica di promozione istituzionale e da un efficiente sistema di infrastrutture commerciali.
Rafforzare il settore privato. In Africa, gli investimenti privati sono scarsi e, fatta eccezione per i fondi stranieri diretti nei paesi ricchi di risorse, dal 1995 si sono ulteriormente ridotti. Nonostante le recenti riforme, l'Africa resta una piazza rischiosa e costosa per gli affari. È necessario migliorare il clima di impresa in Africa attraverso la riduzione dell'eccessiva regolamentazione e della corruzione, la costruzione di servizi di impresa essenziali e colmando il gap infrastrutturale con il resto del mondo.
Costruire nuovi talenti. L'Africa ha registrato successi significativi nell'educazione primaria; nel 2004, il tasso di frequenza nell'istruzione primaria era del 92%. Ma nulla di paragonabile è avvenuto nelle scuole secondarie e terziarie. La non diffusione dell'accesso all'istruzione post-primaria e la sua scarsa qualità hanno, sul lungo periodo, serie conseguenze sulla crescita.L'Africa ha bisogno di nuovi talenti per competere e nuove strategie per l'istruzione secondaria.
Valorizzare l'affidabilità. L'Africa è probabilmente il continente che più pagherà il costo dei cambiamenti climatici e questo a causa della sua dimensione, della povertà della sua popolazione e del suo livello di sviluppo. Senza un'integrazione dei rischi climatici nei piani di sviluppo, l'Africa rischia di depotenziare la crescita. Ad esempio, in alcuni paesi africani, da qui al 2020 i campi coltivabili potrebbero ridursi del 50%. Per una regione pesantemente dipendente dall'agricoltura per la sua crescita complessiva, queste stime suggeriscono la necessità di politiche urbane, sociali ed economiche eco-compatibili.

L'OPPORTUNITA' DELL'AMERICA
Il successo dell'Africa risiede in definitiva nelle azioni della sua popolazione e dei sui leader, ma gli Stati Uniti hanno un ruolo decisivo nel sostenerli.
La nuova amministrazione Usa può assumere una serie di iniziative per sostenere la crescita dell'Africa:
Promuovere standard di management: data la centralità delle risorse naturali per il benessere dell'Africa, la prossima amministrazione dovrà promuovere l'adozione degli standard e dei codici di condotta internazionali per favorire trasparenza ed accountability rispetto ai diritti di sfruttamento, ai regimi ed alle politiche fiscali, agli investimenti pubblici. Il diritto internazionale potrebbe incoraggiare le riforme nelle economie ricche ed incoraggiare comportamenti responsabili da parte delle industrie estrattive.
Contrastare il protezionismo: il commercio internazionale è necessario per sostenere la crescita in Africa. Per spingere l'export serve l'accesso al mercato. Secondo un recente sondaggio Wall Street Journal / NBC News, il 60% degli elettori ritiene che “il commercio estero è stato negativo per l'economia Usa.” Con un'opinione pubblica così ostile sarà difficile, anche se necessario, per la nuova amministrazione rafforzare l' Africa Growth Opportunities Act. Altrettanto decisivo è rilanciare il Doha Round: molti dei più promettenti partner commerciali africani sono membri in recente via di industrializzazione del WTO.
Sostenere il settore privato. Gli Stati Uniti possono contribuire a promuovere gli investimenti in Africa del settore privato. La U.S. Overseas Private Investment Corporation può aiutare le imprese americane ad investire in Africa, mitigando i rischi. La MillenniumChallenge Corporation può promuovere il rafforzamento delle relazioni con il settore privato africano. L'America può inoltre guidare la comunità internazionale dei donatori per sostenere lo sviluppo della competitività.
Promuovere pace e sicurezza. La povertà è sia causa che conseguenza dell'insicurezza. Stati fragili possono esplodere nella violenza o implodere nel collasso, mettere in pericolo i loro cittadini, gli abitanti dei paesi vicini e nel mondo intero, quando il reddito viene distrutto, gli investitori fuggono e territori senza controllo diventano brodo di coltura delle minacce globali, come il terrorismo, il traffico, la devastazione ambientale e la malattia. La nuova amministrazione dovrà intensificare gl sforzi per sostenere efficaci soluzioni collettive – attraverso l'Unione Africana e le Nazioni Unite - ai conflitti che attraversano il continente.Ma c'è anche una dimensione unilaterale. Il Comando Usa-Africa creato nel 2007 dovrebbe continuare a rafforzare la capacità della controporate africana ma allo stesso tempo evitare di estendere il suo mandato nell'ambito dell'assistenza umanitaria.
Ridefinire l'agenda degli aiuti. La nuova amministrazione avrà l'opportunità di cambiare le priorità della politica di aiuti all'Africa. Il volume degli aiuti è cresciuto ma il grosso dei 4,6 miliardi di dollari destinati dagli Usa all'Africa nel 2005 se ne è andato in assistenza tecnica e interventi di emergenza. In cima alle priorità dovrebbe invece esserci il rispetto dell'impegno assunto dal G8 a Gleneagles di raddoppiare gli aiuti, con una maggiore assistenza diretta ai progetti ed ai programmi per lo sviluppo umano ed economico. La priorità nella destinazione delle risorse dovrebbe andare ai progetti che non ricorrono al carbone ed alla costruzione di una sensibilità sugli effetti negativi del cambiamento climatico. La nuova amministrazione dovrebbe inoltre sfidare i partner del G8 perché condizionino anche i loro aiuti ad una politica di sviluppo ecologicamente responsabile.
Costruire un ponte con i nuovi donatori. La Cina sta implementando in Africa un corposo programma bilaterale di assistenza allo sviluppo. Si tratta di mettere a disposizione per i prossimi tre anni, 5 miliardi di dollari in prestiti agevolati e crediti sull'export; raddoppiare gli aiuti dal 2006 al 2009; istituire il China-Africa Development Fund, di 5 miliardi di dollari, per incoraggiare gli investimenti diretti cinesi. E la Cina non è il solo nuovo donatore. In Africa sono oggi entrati anche l'India, un certo numero di paesi asiatici e molte fondazioni. Fino ad oggi, questi nuovi donatori non sono stati inclini a coordinare i propri sforzi con i tradizionali partner dello sviluppo africano. Gli Usa possono contribuire a migliorare l'efficacia di tutti gli aiuti destinati all'Africa, contribuendo a migliorare la comunicazione, la collaborazione ed il coordinamento tra tutti i partner dello sviluppo e i governi africani.






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