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PER UNA NUOVA RIMINI

In autunno un ciclo di seminari in preparazione di un’Assise programmatica sul Liberalsocialismo come Cultura di Governo

Data: 2009-07-24

Francesco Colucci

Ancora una volta, nella sua storia più che centenaria, la Critica sociale torna a dare voce ad un'iniziativa di progresso del riformismo italiano. L'idea è quella di una nuova Conferenza programmatica della cultura di governo liberal-socialista, promossa dagli “Amici della Critica sociale”, sul modello della Conferenza di Rimini, voluta da Craxi nel 1982.
Quell'occasione segnò la transizione del PSI dalla socialdemocrazia al liberal-socialismo e fu il laboratorio di messa a punto del progetto politico che appena un anno più tardi, i due governi Craxi, succedutisi fra il 1983 ed il 1987, si sarebbero fatti carico di attuare. In realtà, i contenuti essenziali di quel progetto politico erano venuti emergendo già dai due precedenti Congressi nazionali di Torino, nel 1978, e di Palermo, tre anni dopo, nel 1981; ma fu a Rimini che, all'insegna dello slogan “Governare il cambiamento”, furono ribaditi a chiare lettere il superamento della prospettiva di un “compromesso” fra la cultura socialista ed il mercato ed il passaggio al riconoscimento dell'economia di mercato come “meccanismo fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica”.
In particolare, Craxi volle far convergere in quella Conferenza il contributo della migliore generazione di intellettuali, di economisti, di esponenti politici e sindacali, di manager pubblici e privati, che sarebbero stati poi chiamati, nei rispettivi settori di competenza, ad attuare le linee programmate condivise nel dibattito.
Sfogliando, a distanza di ventisette anni, le pagine del volume che ne raccoglie gli atti, si ritrova negli argomenti trattati e nel valore dei contenuti delle singole relazioni, una parte rilevante della storia del socialismo italiano e, più in generale, della storia del nostro Paese. I lavori si articolarono in diverse sessioni tematiche fra cui quella dedicata ai problemi internazionali – significativamente la prima che ricorre nel volume degli atti, a sottolineare l'apertura di quelle riflessioni ad un respiro europeo ed internazionale – e quelle successive, di pari valore contenutistico, dedicate ai problemi istituzionali, ai problemi economici, alla cultura ed alla società e, da ultimo, al rinnovamento socialista, con una relazione di Giuseppe Tamburano, dal titolo – oggi quanto mai significativo – “Un partito che ha la storia più lunga e più ricca nelle luci e nelle ombre”.
Nell'ambito di ogni sessione vennero affrontati nodi politici tuttora cruciali per l'azione di governo nel nostro Paese: il significato dell'europeismo nell'attuale assetto internazionale (con una relazione di Federico Coen); la difesa dei diritti dell'uomo e la lotta al sottosviluppo (Carlo Ripa di Meana); il controllo degli armamenti (Stefano Silvestri); la riforma dello Stato e l'ammodernamento delle istituzioni (Federico Mancini); la ridefinizione dei rapporti fra Governo e Parlamento (Enzo Cheli); la questione amministrativa fra Stato e poteri locali (Massimo Severo Giannini); la riforma del processo penale con più ampie garanzie al cittadino (Ettore Gallo); la riforma del welfare (Franco Reviglio), la riforma del mercato del lavoro (Giorgio Ruffolo); l'azione di sostegno alle nuove povertà ed all'emarginazione sociale (Gianni Statera); la riforma della scuola (Luciano Bendausi) ed infine la definizione dei contenuti di un patto tra le forze riformiste per governare la nuova Italia, su cui si sofferemarono la relazione di Roberto Cassola, numerosi interventi nel dibattito generale e la relazione conclusiva di Bettino Craxi.
Oggi come allora, la cultura riformista liberal-socialista, ancorché non riunita sotto l'unico simbolo del “Garofano”, è ben radicata e diffusa a livello politico ed amministrativo. E c'è una nuova generazione di riformisti italiani pronta a riprendere e sviluppare l'eredità culturale e politica del riformismo degli anni di Craxi.
A questo aspira l'iniziativa, promossa dagli “Amici della Critica sociale”, di riunire in una serie di gruppi di lavoro tematici gli esponenti più significativi – politici e tecnici – della odierna cultura del riformismo liberal-socialista con una serie di obiettivi precisi.
Anzitutto quello di restituire dignità e valore politico alla forza delle idee di un moderno socialismo d'ispirazione liberale, ribadendo la necessità di definire le priorità di una strategia riformista che tragga origine dell'esperienza e dalla competenza professionale e dell'elaborazione intellettuale. In questo campo, la cultura socialista, più libera, variegata e conflittuale, vanta da sempre una straordinaria ricchezza e vitalità rispetto al conformismo culturale, magari più disciplinato ma anche più burocratico, degli intellettuali militanti della sinistra comunista. Ai tempi della Rimini di Craxi, questa ricchezza di idee trovava piena espressione nelle riflessioni di intellettuali e tecnici di indiscusso valore, di leader politici e sindacali e di amministratori locali di cui tuttora la tradizione socialista può e deve essere orgogliosa. In linea con quella tradizione, i gruppi di lavoro tematici avranno il compito di elaborare il progetto riformista e liberal-socialista per lo sviluppo e la modernizzazione del nostro Paese, che sarà illustrato e discusso in occasione della nuova Conferenza programmatica, di cui la Critica sociale sarà, ancora una volta nella sua storia, interlocutore ed interprete privilegiato. A questo progetto lavorerà anche un'ampia nuova leva di giovani che sta crescendo in questi anni con la preparazione, l'impegno e l'entusiasmo necessari per elaborare ed attuare un grande progetto politico. Si tratterà, ancora una volta, di partire “dal basso” secondo la lezione di Turati; di partire cioè da un'analisi pragmatica delle diverse realtà territoriali del nostro Paese, modellando su di esse concrete iniziative di riforma economica, amministrativa ed istituzionale e muovendo, secondo le parole di Craxi, dalla convinzione che “il presupposto di ogni buona azione politica consiste nel capire meglio la realtà italiana, evitando sempre la scissione tra la realtà quale è e quale invece vogliamo, temiamo o immaginiamo che sia, tra schematizzazioni più o meno illuministiche e l'evolversi concreto dei fenomeni sociali”.

on. Francesco Colucci – Questore della Camera dei Deputati

 






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