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Commercio e diritti umani. I nodi irrisolti della Cina
L'Europa cerca il dialogo sulle regole, ma il boia non si fermerà neanche durante i Giochi.



Il commissario europeo per il Commercio, Peter Mandelson, si aggiunge a coloro secondo i quali imbarazzare pubblicamente la Cina in questa delicata fase di preparazione ai Giochi Olimpici potrebbe rivelarsi non solo inutile per la tutela dei diritti umani nel mondo ma anche dannoso per gli interessi commerciali del Vecchio Continente. "Dire ai cinesi che ci auguriamo che le loro Olimpiadi falliscano miseramente equivale a precludersi ogni forma di dialogo costruttivo con Pechino", ha ribadito Mandelson in una conferenza stampa tenutasi a Londra.

"Quale dovrebbe essere il nostro obbiettivo?" si è domandato in modo retorico Mandelson, "boicottare un Paese che ha un ruolo centrale negli affari globali? Contrarre i commerci con Pechino quando ormai le nostre economie sono legate a filo doppio con la Cina?...L'Europa deve convincere con il dialogo le autorità cinesi che rispettare i diritti dei tibetani è in primo luogo nel loro interesse." La libertà religiosa è una conquista di civiltà, che non può essere imposta unilateralmente dall'esterno. Alla lunga, quegli Stati che si ostineranno a negare la libertà d'espressione ai propri cittadini si condanneranno irrimediabilmente all'isolamento. Questo il ragionamento del commissario.

Forse Mandelson vuole calmare le acque in previsione del viaggio in Cina che il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, intraprenderà la prossima settimana. La visita in Cina di Barroso inaugurerà un nuovo organismo euro-cinese inteso a facilitare le reciproche relazioni commerciali, l'EU-China High Level Mechanism. Precondizione del buon esito dell'iniziativa sarà la più o meno ampia disponibilità delle autorità cinesi ad abbassare la proprie barriere doganali interne, ad intervenire con misure appropriate sul valore dello Yuan, a migliorare il sistema di tutela della proprietà intellettuale e a sviluppare concrete politche ambientali.

Mentre l'e istituzioni di Bruxelles cercano di trovare un linguaggio comune con Pechino almeno sul terreno commerciale, un altro fronte rovente rischia di aprirsi nella controversia pre-olimpica tra Pechino e quei governi e quei settori dell'opinione pubblica mondiale più attenti alle tematiche concernenti il rispetto dei diritti umani. Secondo i dati di Amnesty International, ripresi dal Guardian, mentre gli atleti di tutto il mondo si sfideranno per la gloria imperitura, i record e le medaglie, in Cina verranno eseguite 374 condanne a morte. Tutto questo solo nelle due settimane centrali del mese di agosto.

Tuttavia, secondo alcuni membri della notissima organizzazione non governativa, le condanne capitali in Cina, leader mondiale nel settore, ammonterebbero addirittura ad ottomila all'anno contro le poche centinaia rese note ufficialmente. Il dato è agghiacciante, così come l'idea che il governo di Pechino non prenda in considerazione l'ipotesi di sospendere le esecuzioni nemmeno durante una manifestazione unica ed ecumenica come le Olimpiadi dovrebbero essere.