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Italy to join ‘very firm’ approach on Iran

di Guy Dinmore
Editore: Financial Times

Il nuovo governo italiano di centro-destra si assocerà agli Usa ed alle grandi potenze europee nella linea dura contro l’Iran, ma chiede che l’Italia venga accolta nel “club” dei paesi impegnati a decidere in merito alle sanzioni.
In un’intervista al Financial Times, il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha spiegato che il governo presieduto da Silvio Berlusconi sarà più vicino ad Israele e più severo con l’Iran di quanto non fosse il precedente esecutivo di Romano Prodi.
Nello stesso tempo, l’Italia che ha faticato a farsi ascoltare dalle altre potenze del G8, intende far leva sugli stretti rapporti commerciali che ha con l’Iran, per rafforzare il proprio peso sulla scena internazionale.
Frattini ha criticato il predecessore, Massimo D’Alema, per aver capito troppo tardi l’importanza dell’ingresso dell’Italia nel “P5 più 1” – il gruppo dei membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania, impegnato in un’azione diplomatica con l’Iran in merito al presunto programma di armamenti nucleari. “D’ora in poi, l’Italia spingerà davvero per entrare nel club sull’Iran” – ha dichiarato il Ministro, che ha aggiunto di volerne discutere con il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, in occasione della conferenza dei donatori per l’Afghanistan, che si terrà a Parigi il prossimo giugno.
 “L’Italia – ha spiegato Frattini, che ha già avuto la responsabilità degli affari esteri, nel precedente governo Berlusconi – non si isolerà dal ristretto gruppo dei partner europei e degli Usa.”
Il Ministro ha preferito evitare di pronunciarsi su un eventuale sostegno italiano all’ipotesi di specifiche sanzioni contro il settore energetico iraniano. Il governo italiano è azionista di maggioranza dell’Eni, che è uno degli investitori più importanti nell’industria petrolifera iraniana. Tuttavia, ha spiegato Frattini, la nuova amministrazione appoggerà ben più di quanto non abbia fatto il precedente esecutivo, la linea della fermezza assunta da Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito, rispetto all’Iran.
Frattini ha inoltre escluso la possibilità di dialogo con Hamas, come proposto invece dal predecessore, finché il gruppo islamico palestinese compirà azioni violente contro Israele.
Tuttavia, ha spiegato, l’Italia si propone nel ruolo di “facilitatore” del dialogo tra gli Usa e l’Iran, nella convinzione che sia interesse della comunità internazionale trasformare l’Iran da “pericolosa potenza regionale” in una potenza cooperativa.
Nel corso dell’intervista, Frattini – che ha appena lasciato, a Bruxelles, l’incarico di Commissario europeo per la giustizia - ha sottolineato più volte che l’Italia lavorerà in sintonia con l’Europa, in particolare sull’Iran e il Libano, dove l’Italia, con 3000 militari, è alla testa della forza multinazionale di pace. Frattini, tuttavia, siede in un governo di cui sono parte diversi ministri euroscettici, tra i quali il Ministro delle Finanze, Giulio Tremonti.
Nel suo ultimo libro, Tremonti si esprime con severità sulla Cina, che giudica una potenza espansionista ed una minaccia all’economia italiana, attraverso i vantaggi della globalizzazione.
Frattini, tuttavia, ha assicurato di non avere intenzione di provocare inutilmente gli “amici cinesi” incontrando il Dalai Lama, la guida spirituale del Tibet, come invece intende fare il premier britannico Gordon Brown. Frattini ha espresso sostegno alla causa dell’autonomia del Tibet per cui si batte il Dalai Lama ma si è dichiarato contrario all’embargo sulle armi europee verso la Cina che nella Ue viene invocato da qualcuno.