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The Times
Plan for peace in Middle East made without help of the White House
Richard Beeston

La pace in Medio Oriente – secondo la dottrina classica – non può realizzarsi senza il coinvolgimento della Casa Bianca e la disponibilità di Israele a fare significative concessioni territoriali. Tuttavia, nonostante l'impegno profuso dall'amministrazione Bush, è altamente improbabile che si raggiunga entro l'anno l'accordo israelo-palestinese patrocinato dagli Usa. Ciononostante, in Medio Oriente è in atto una profonda trasformazione che rende la pacificazione un'eventualità tutt'altro che remota. Il punto, tuttavia, è che questi progressi non sono stati conseguiti grazie agli Americani, ma nonostante le pressioni dell'amministrazione Bush a che nessuno dei processi in corso venisse intrapreso. In queste dinamiche, un ruolo decisivo è stato assunto dalla Francia di Sarkozy, grazie al quale è stata offerta alla Siria una prospettiva appetibile di riavvicinamento all'Occidente, in cambio di una rimodulazione del suo ruolo tra I paesi del cosiddetto “asse del male”. Si potrebbe dire allora che insieme alla Francia, Egitto, Turchia, Germania, siano riusciti lì dove l'America di Bush ha fallito.
 
Le Monde
Pour la paix au Proche-Orient
Miguel Angel Moratinos

Secondo il Ministro degli Esteri spagnolo, quello che è in atto in Medio Oriente è un radicale processo di trasformazione che è andato determinando un contesto straordinariamente favorevole per la pace. Ma – ammonisce Moratinos – non si tratta di un gioco teleguidato dall'Occidente. Il dialogo tra Siria e Israele, l'accordo sul Libano, la tregua a Gaza sono stati ottenuti grazie alla iniziativa ed alla mediazione degli stessi attori regionali. Questo rappresenta una novità assoluta: “il nuovo Medio Oriente non è il prodotto dell'immaginario collettivo occidentale, ma un Vicino Oriente desideroso di essere lui stesso l'attore del proprio futuro.”
 
The Economist
Can it hold?

Sia Israele sia Hamas hanno interesse a preservare la tregua. A Gaza, la popolazione è allo stremo. Hamas lo sa e nonostante la popolarità di cui continua a godere, sa che se Israele non apre i varchi, la situazione economica potrebbe precipitare, avvantaggiando Fatah. Ma sono molti ad avere interesse a che la tregua non regga. Il partito del Presidente dell'AP, innanzitutto, potrebbe addossare ad Hamas la responsabilità del fallimento, indicandolo come la causa della prigionia cui sono costretti da un anno i cittadini di Gaza. Ma anche da parte degli Israeliani, che temono che il successo della tregua possa rafforzare gli estremisti e dunque aumentare il pericolo per Israele.
 
Der Spiegel
Why Hamas Needs Its Cease-Fire with Israel
Pierre Heumann

La tregua concordata da Hamas e Israele potrebbe aprire una nuova era: per la prima volta, infatti, Hamas decide di riporre le armi e di mostrarsi capace di gestire un negoziato su base esclusivamente politica. L'obbiettivo è di accreditarsi come soggetto politico sfidando Fatah sul terreno che sino ad ora il partito di Abbas controllava.
 
Le Figaro
Ehoud Olmert : «Je négocie avec la Syrie pour la paix»

Il Primo Ministro israeliano si dice pronto ad incontrare a Parigi il Presidente siriano, Bachar el-Assad, e ritiene ancora possibile un accordo di pace con i palestinesi entro la fine dell'anno. “Le relazioni con la Francia sono decisamente migliori che in passato, grazie all'amicizia ed all'identità di vedute con il Presidente Sarkozy” – dichiara Olmert, in un'intervista che precede la visita che Sarkozy compirà domenica a Gerusalemme. Il premier israeliano ribadisce inoltre il suo sostegno all'Unione per il Mediterraneo, pur riservando una certa cautela sul successo che potrà avere l'iniziativa. Quanto all'incontro con Assad al vertice di Parigi del 13 luglio, Olmert si dichiara pronto ma ribadisce: la Siria deve tagliare con l'Iran.

Haaretz
Try a truce first
Ari Shavit

Perché una tregua? Perché a Gaza è necessario prendere una decisione: o l'accordo o l'intervento militare. Apparentemente tutto spinge per un'operazione ma le ripercussioni sarebbero talmente devastanti che un tentativo ulteriore per risolvere la questione per via diplomatica è apparso necessario, sia per opportunità interne alla politica israeliana – il Ministro della Difesa, Ehud Barak, candidato alla successione di Olmert, non vuole rischiara una campagna presidenziale in stato di Guerra - sia per considerazioni di carattere regionale, tra le quali le pressioni dell'Egitto perché si eviti l'attacco.

The Wall Street Journal
Israel's Truce With Hamas Is a Victory for Iran
Michael B. Oren


Anche qualora la tregua tra Israele ed Hamas reggesse – nonostante ancora ieri dei razzi venivano lanciati contro Israele – si tratterebbe di una vittoria dei jidahisti estremisti che fino ad ora sono coloro che hanno impedito il raggiungimento di un accordo tra Israele e il legittimo governo moderato palestinese.

The Daily Star
Israeli offer of peace talks is all for show - local analysts
Michael Bluhm


La proposta lanciata da Israele di avviare un negoziato diretto con il Libano sulla questione dei territori occupati è una provocazione irricevibile. Non c'è nulla da negoziare, poiché esiste una risoluzione dell'Onu che ha già stabilito l'illegittimità dell'occupazione israeliana. Quei territori, insomma, vanno restituiti a Beirut. L'offerta di Olmert è solo una mossa tattica, dovuta a ragioni di politica interna ed alla necessità di compiacere gli Usa mostrandosi attenti agli interessi americani nell'area.
 

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