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Middle East Media Research Institute (Memri), febbraio 2009,

Mohammad Khatami gioca le sue carte. Il più autorevole candidato riformista alle prossime elezioni presidenziali in Iran critica apertamente Mahmud Ahmadinejad, accusandolo di aver condotto il paese all'isolamento internazionale. Proprio gli effetti deleteri della retorica anti-occidentale dell'attuale presidente sui rapporti tra Iran e comunità internazionale, in un momento di estrema difficoltà economica per Teheran, saranno presumibilmente al centro della campagna elettorale di Khatami.

Predecessore di Ahmadinejad e alla guida del paese dal 1997 al 2005, Khatami sostiene la necessità di impegnarsi un un'attiva azione diplomatica per alleggerire la pressione internazionale che grava sull'Iran. Tuttavia, il candidato riformista continua a rassicurare l'establishment religioso: “intendo lavorare nel quadro dell'attuale sistema, mantenendomi fedele alla costituzione e alle istituzioni.” Una precisazione quantomai opportuna, poichè le correnti più radicali (vicine ad Ahmadinejad) non hanno mancato di accusare Khatami di voler minare le fondamenta del regime teocratico eretto dopo la rivoluzione islamica del 1978-79.

Khatami pare l'unico candidato moderato in grado di sconfiggere Ahmadinejad, che è sostenuto dalla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei. Nonostante il suo mandato di governo non abbia entusiasmato nè l'opinione pubblica nè le alte sfere del clero sciita, Ahmadinejad mantiene il supporto dell'ala dura del regime e di ampi strati della popolazione. La sfida lanciata dai riformisti è insidiosa, ma il governo in carica spera di raccogliere i frutti sia della sua fermezza nei confronti dell'Occidente che della scelta di prevedere una serie di trasferimenti economici a favore delle fasce sociali più povere.
 

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