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David Horowitz, The Jerusalem Post, 4 giugno 2009,

Ha ricordato astutamente il suo lontano background musulmano, ha descritto la cultura islamica come una potenziale forze di pace e tolleranza, ma anche saputo dire scomode verità al mondo dell'Islam che lo ascoltava al Cairo. Ed è stato applaudito. Ha auspicato un nuovo inizio nelle relazioni tra Occidente ed Islam, appellandosi ai valori condivisi da tutte le Fedi contro l'estremismo e il fanatismo. Ed è stato applaudito. Peccato che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, abbia perso l'occasione per sottolineare, davanti ad una platea tanto vasta ed apparentemente ben predisposta ad ascoltarlo, la più essenziale delle verità riguardante lo Stato di Israele e i suoi diritti storici. David Horowitz, analista del quotidiano israeliano Jerusalem Post, spiega quale.

Ad ogni modo, per tornare al discorso accademico del Cairo, è da apprezzare la pacata determinazione con cui Obama ha chiesto al mondo arabo di riconoscere la legittima esistenza di Israele, invitando i governi della regione a smettere di strumentalizzare il conflitto israelo-palestinese per distrarre i propri concittadini dai problemi della povertà e dell'ingiustizia sociale che colpiscono le società arabe. Meno incoraggiante il breve capitolo che il presidente Usa ha dedicato all'Iran. Egli ha ribadito la necessità di impedire agli ayatollah di entrare in possesso della bomba atomica, ma è parso ambiguo quando ha sostenuto il diritto dell'Iran di sviluppare il proprio programma nucleare a fini pacifici. Senza ulteriori puntualizzazioni, una simile uscita ha il grave difetto di non rassicurare né i Paesi arabi né Israele sulla reale volontà dell'America di impedire che Teheran diventi una seria minaccia per la stabilità del Grande Medio Oriente.

 

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