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Come ha riconosciuto lo stesso David Cameron, la prova del governo di coalizione tra due partiti tanto diversi, politicamente e culturalmente, non sarà facile: i Lib-Dem sono la risultante storica della fusione tra i Whig (tradizionali avversari dei Tory) e di una parte dell'ala destra del Labour, staccatasi da quel partito negli anni ottanta del novecento. Il compromesso che ha reso possibile la nascita del primo governo a direzione conservatrice dal 1997 a oggi prevede la nomina a vice-premier di Clegg, l'ingresso di una ventina di esponenti Lib-Dem nel governo, oltre a una serie di concessione reciproche. I conservatori George Osborne e William Hague saranno, rispettivamente, cancelliere dello Scacchiere (ministro dell'Economia) e ministro degli Esteri. Il liberaldemocratico Vince Cable diventerà con ogni probabilità Chief Secretary del Tesoro, un ruolo chiave che gli consentirà di stabilire il budget dei vari dipartimenti governativi.

I liberaldemocratici ottengono l'indizione di un referendum su un sistema di voto alternativo (proporzionale), anche se i Tory mantengono la libertà di impegnarsi per il fallimento referendario. Come farà del resto la maggioranza del partito laburista. Sono i numeri a renderlo evidente: il 6 maggio i Tory hanno ottenuto il 36% dei consensi accaparrandosi il 47% dei seggi in parlamento; il Labour si è fermato al 29% ma potrà comunque contare sul 39% della rappresentanza a Westminster; i Lib-Dem, nonostante un lusinghiero 23% (ben oltre i sei milioni di voti), non arrivano al 9%. E' evidente che l'opposizione dei due partiti maggiori alla riforma sarà determinata e che l'eventuale battaglia referendaria liberaldemocratica si rivelerà assai ardua.

Clegg ha anche convinto Cameron a fissare a cinque anni (e non a quattro) la durata del mandato parlamentare e a rendere elettiva, almeno in parte, la Camera dei Lord. Se non dovessero verificarsi scossoni interni alla maggioranza, le prossime elezioni si dovrebbero così tenere nel maggio 2015. Inoltre, non sarà più consentito al premier un ampio margine di manovra nella convocazione dei cittadini alle urne. Strumento che gli inquilini di Downing Street hanno avuto sinora a disposizione per far fruttare elettoralmente i momenti di particolare popolarità dell'esecutivo.

L'altro punto qualificante del manifesto Lib-Dem che entrerà a far parte del programma di governo attiene alla riduzione del carico fiscale a vantaggio dei percettori di redditi modesti. A partire dall'aprile 2011 è prevista una progressiva deduzione fiscale con l'obiettivo a lungo termine di eliminare la tassazione personale per coloro che guadagnano meno di 10.000 sterline all'anno. In questo quadro la proposta conservatrice di ridurre le tasse di successione, a vantaggio tendenzialmente delle famiglie più agiate, verrà con ogni probabilità stralciata. Contestualmente, il governo entrante dovrebbe introdurre nuovi incentivi per favorire la scolarizzazione dei bambini provenienti da famiglie disagiate al fine di colmare il gap educativo con gli altri alunni.

I Tory, da parte loro, potranno portare avanti il proposto piano di tagli per 6 miliardi di sterline alla spesa pubblica, bloccando l'incremento dei contributi per la previdenza sociale previsti da Brown. Sul fronte delle politiche migratorie, i liberaldemocratici dovranno rinunciare all'amnistia per gli irregolari. Una riforma scolastica apporterà drastici cambiamenti al sistema, con l'adozione dell'approccio svedese, che incoraggia l'interazione di insegnanti, università e gruppi religiosi al fine di costituire "scuole libere". Cameron si impegnerà inoltre a mantenere il deterrente nucleare britannico, al di là dell'opposizione sul punto dei Lib-Dem. I due freschi alleati glisseranno anche sul fronte europeo: Clegg non proporrà l'ingresso nell'area Euro e si è stabilito che ogni proposta riguardante il trasferimento di poteri da Londra a Bruxelles dovrà passare per un referendum. Infine, i conservatori, in linea con il loro forte impegno a sostenere la famiglia tradizionale, intendono portare avanti i loro piani di incentivazione fiscale al matrimonio. I liberaldemocratici si asterranno in merito, ma senza opporsi (fonte: The Guardian).

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