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di Rino Formica, Critica Sociale n.2/3

Centinaia di metri quadrati di prime pagine dei quotidiani sono state occupate da articoli, comunicati e servizi fotografici sull'eruzione del vulcano Pdl. Descrivere e fotografare la cenere e i lapilli è nelle possibilità di tutti. Capire le ragioni profonde che hanno scatenato l'evento, richiede sapienza nel giudicare ed esperienza di analisti.
Cosa è successo ieri nel Pdl e cosa succederà domani nel Pd, dato che i due partiti sono simmetrici perchè figli gemelli della stessa partoriente (l'Italia in crisi degli anni Novanta)?
La risposta è semplice: perché il sistema dei partiti post ideologici è entrato in conflitto con il sistema istituzionale vigente. Nella direzione del Pdl si è disvelata la realtà impietosa: o il sistema dei partiti destrutturati, carismatici e personali comprime nel suo schema le istituzioni rappresentative o esso stesso diventa sorgente infettiva dell'equilibrio nazionale. Nessun giornale ha dato rilievo a due passaggi degli interventi di Alfano, ministro della Giustizia, e di Formigoni, potente governatore della regione chiave dello stato padano.
Alfano ha detto: i vecchi partiti, che vollero i costituenti (costruttori dello stato e garanti della democrazia), sono stati eliminati dalla Costituzione materiale, che con la indicazione sulla scheda elettorale del nome del capo del governo, ha stabilito che la mediazione tra popolo e istituzioni appartiene al capo carismatico eletto. Formigoni ha calato nella realtà dei prossimi giorni questa verità e ha detto: il 25 aprile Napolitano verrà a Milano a celebrare il 65° della resistenza, ci sarà anche Berlusconi, ed è a questi che spetta pronunciare un discorso per riaffermare il titolo istituzionale che possiede: è la più alta autorità dello stato direttamente eletta dal popolo.
A questo punto è inutile fingere di non capire.
Oggi non si tratta di baloccarsi con le parole indigeste di Fini o con le reazioni disgustate di Berlusconi; si tratta di capire se in Italia vi è una maggioranza che accetta la democrazia plebiscitaria al posto della democrazia parlamentare. Questa maggioranza non possiamo ricavarla dai sondaggi, ma solo da un diretto ed esplicito referendum popolare. Ma questa è una riflessione retorica e inutile, perché in Italia è da vent'anni che si è spezzato lo Stato e nessuno ha voglia di ricomporlo.
 

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