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DOVERE COMUNE PER UN RECUPERO DI FUNZIONALITA' RAZIONALE E LIMPIDA DEL SISTEMA-GIUSTIZIA
Discorso del Presidente Napolitano ai magistrati ordinari in tirocinio (Palazzo del Quirinale, 21 luglio 2011)

"Debbo purtroppo tornare oggi a denunciare il funzionamento gravemente insufficiente del 'sistema giustizia' e la crisi di fiducia che esso determina nel cittadino destinato, come titolare di bisogni e di diritti, a farvi ricorso".
Lo ha detto il Presidente della Repubblica,  Giorgio Napolitano,  in occasione dell'incontro al Quirinale con i magistrati ordinari in tirocinio nominati con il decreto ministeriale dell'agosto del 2010, che si accingono a compiti di grande rilievo "con quell'entusiasmo e, assieme, con quella responsabile consapevolezza che trapelano oggi dai vostri volti".
Per il Capo dello Stato "in una fase di seria difficoltà sia per il consolidamento degli equilibri della finanza pubblica sia per il conseguimento, parimenti indispensabile, di un più elevato ritmo di crescita economica in tutto il paese, occorre riconoscere e affrontare senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze, le strozzature che dal lato del sistema giustizia maggiormente pesano sullo sviluppo complessivo del paese. I tempi e le pesantezze del funzionamento della giustizia sono parte della generale difficoltà del risanamento dei conti pubblici, dell'abbattimento dell'ormai insostenibile stock di debito pubblico, e fanno ostacolo a un'intensificazione dell'attività d'impresa e degli investimenti, in particolare modo di quelli esteri".
Il Presidente Napolitano, rivolgendosi ai nuovi magistrati in tirocinio ha fatto riferimento agli stessi obbiettivi di fondo - in chiave di evoluzione civile e di rafforzamento della democrazia - cui si sono ispirati nello scegliere la strada del servizio in magistratura : "La lotta a tutte le forme di criminalità, e in special modo alla criminalità organizzata, sicurezza delle istituzioni e dei cittadini, garanzia del rispetto dei doveri e del godimento dei diritti egualmente sanciti in Costituzione, si incrociano con le pressanti esigenze del rilancio della crescita produttiva e occupazionale, su basi più stabili ed equilibrate. Siete e sarete dunque, col vostro impegno nei ranghi della Magistratura, portatori di una funzione di fondamentale interesse nazionale : anche intervenendo su ogni, singolo concreto caso in cui si manifestino sindromi di violenza, forme vecchie e nuove di corruzione, abusi di potere e attività truffaldine, che oggi dominano la cronaca quotidiana e fortemente impressionano i cittadini onesti".
Il Capo dello Stato ha quindi sottolineato che "le ragioni della crisi di fiducia nel 'sistema - giustizia' possono rinvenirsi certamente in gravi inadeguatezze normative e strutturali, fin troppo analizzate e rispetto alle quali hanno tardato e tardano risposte di riforma, da concepire peraltro con organicità, con equilibrio e con volontà di ampia condivisione.
Concorre però alla crisi di fiducia in atto anche un offuscamento dell'immagine della magistratura, sul quale non mi stanco di sollecitare una seria riflessione critica".
"Fin dal 2007 - ha continuato il Presidente Napolitano - ho invitato i magistrati a ispirare le concepire peraltro con organicità, con equilibrio e con volontà di ampia condivisione. Fin dal 2007 - ha continuato il Presidente Napolitano - ho invitato i magistrati a ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non cedere a fuorvianti 'esposizioni mediatiche', a non sentirsi investiti di 'improprie ed esorbitanti missioni', a non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione la imparzialità dei singoli, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale.
(vedi citazioni allegate da Critica Sociale in fondo al testo)
L'affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare - in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni - l'imparzialità e l'immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia. Vanno perciò evitate condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l'ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura. Ciò accade ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà".
Per il Presidente Napolitano, "accanto alla competenza, frutto di preparazione e di continuo aggiornamento, contano dunque molto i comportamenti. Rigore e senso di responsabilità saranno in particolare richiesti a coloro tra voi che, a seguito della deroga transitoria ai principi generali appena approvata, saranno destinati a svolgere da subito le delicate e incisive funzioni di Pubblico Ministero. Nell'avvio e nella conduzione delle indagini, sappiate applicare scrupolosamente le norme e far uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi bilanciando le esigenze del procedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti". Questo discorso "vale, in specie, per le intercettazioni cui non sempre si fa ricorso - come invece insegna la Corte di Cassazione - solo nei casi di 'assoluta indispensabilità' per le specifiche indagini e delle quali viene poi spesso divulgato il contenuto pur quando esso è privo di rilievo processuale, ma può essere lesivo della privatezza dell'indagato o, ancor più, di soggetti estranei al giudizio".
Il Capo dello Stato ha quindi ribadito con forza l'invito formulato già negli scorsi anni a "evitare l'inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non pertinenti o chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti stessi, così come l'invito a usare il massimo scrupolo nella valutazione degli elementi necessari per decidere l'apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l'applicazione di misure cautelari. Il rispetto di questi elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese - facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività - possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche in grado di lasciare strascichi velenosi e di appesantire le contrapposizioni tra politica e giustizia".
Il Presidente Napolitano si è poi soffermato sul problema degli organici affermando che nella realtà del Paese - facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività - possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche in grado di lasciare strascichi velenosi e di appesantire le contrapposizioni tra politica e giustizia".
Il Presidente Napolitano si è poi soffermato sul problema degli organici affermando che "l'arrivo di nuove energie dà conforto, ma non basterà a far fronte alle esigenze di efficienza del sistema".
Se "non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni a fini di ampia condivisione", Napolitano ha rilevato che "in ogni caso, e comunque, ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema. Ognuno può e deve fare la sua parte. A unirci e unirvi deve essere la tenacia, il rigore, la serenità, il senso del dovere, il lavoro preso sul serio: un lavoro quotidiano che, come è stato detto, diventi vocazione e realizzazione personale, ma anche contributo al divenire della collettività".
Il Capo dello Stato ha concluso il suo intervento ricordando che i magistrati appartengono "a un mondo di 'servitori dello Stato' che ha espresso personalità di straordinaria sapienza e sensibilità e che ha saputo dare contributi essenziali per la tutela della legalità fino a sacrificarsi cadendo vittime della follia omicida dei terroristi o della sanguinaria barbarie mafiosa. A loro va il nostro omaggio, il pubblico riconoscimento che il Paese deve ai suoi cittadini migliori per la dedizione, la professionalità, la passione civile e il coraggio che li hanno animati. È un patrimonio che nessuna contestazione può cancellare o svilire: un patrimonio, come ho detto altre volte, che voi siete chiamati a raccogliere e rinnovare. Con senso della misura, slancio ideale e senza mai perdere di vista i postulati costituzionali di autonomia e indipendenza dell'ordine giudiziario e di soggezione dei giudici solo alla legge". (Comunicato ripreso dal Sito Ufficiale del Quirinale)
 
PRECEDENTI INTERVENTI DEL PRESIDENTE NAPOLITANO AL CSM NEL 2007

In relazione ai riferimenti fatti dal Presidente Napolitiano a suoi precedenti inteventi in materia di giustizia contenuti nel discorso pronunciato nel corso dell'incontro con i giovani Magistrati in tirocinio, diamo di seguito alcune passaggi ripresi dai discorsi tenuti nelle citate sedute del CSM del 2007 (Critica Sociale)

 1- (dall’ Intervento alla seduta del CSM del 23 luglio 2007)
 “Desidero nello stesso tempo rinnovare il richiamo alla massima serenità e riservatezza nello svolgimento di tutte le funzioni proprie dell’Autorità giudiziaria; in particolare il richiamo a non inserire in atti processuali valutazioni e riferimenti non pertinenti e chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti. In tal senso già mi espressi nel mio intervento del 6 giugno scorso, e mi duole dovermi ripetere.
Questi sono temi cruciali per la giustizia, sui  quali appare opportuna un’ulteriore approfondita e rigorosa riflessione da parte del Consiglio Superiore e di tutti gli operatori.
Anche su altri aspetti è necessario che il Consiglio soffermi la propria attenzione, compreso quello relativo  ai limiti entro i quali possono caratterizzarsi le cosiddette “pratiche a tutela”. Non si può dimenticare che l’intervento del Consiglio si giustifica quando è insostituibile per tutelare il prestigio e la credibilità dell’Istituzione giudiziaria nel suo complesso ed è solo mirato a reagire ad attacchi e azioni denigratorie, chiaramente tendenti a mettere in dubbio l’imparzialità dei magistrati oppure a insinuare la loro soggezione a condizionamenti politici o di altra natura”.

 2 - (dall’Intervento alla seduta del CSM del 6 giugno 2007)

“Si prospetta come indefettibile l’adozione, da parte del Consiglio, di iniziative volte a stimolare la piena consapevolezza del nesso tra la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della Magistratura, cui l’organo di autogoverno è preposto, e la qualità del servizio che i magistrati – compresi quelli onorari – offrono ai cittadini. Occorre che essi esercitino accortamente la loro funzione, contribuendo a garantire la pienezza dei diritti del cittadino e quindi la credibilità alla giustizia. In quest’ottica è importante che i magistrati si calino nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività. A tal fine, vanno evitati atteggiamenti che appaiano non tener conto a sufficienza delle esigenze di sicurezza così generalmente avvertite dai cittadini. Nello stesso tempo sappiano i magistrati procedere a valutazioni rigorose degli elementi indiziari nel decidere l’apertura del procedimento e a maggior ragione l’adozione di misure cautelari.
Non posso concludere mostrando di non aver ascoltato il richiamo del Presidente Mancino allo stato critico delle dotazioni degli uffici giudiziari e dunque al problema delle risorse e dei mezzi da destinare alla giustizia. Penso che si potrà trovare tempestivamente un’occasione per sollecitare interventi ai responsabili di governo e per avanzare proposte che appaiono soddisfare queste scottanti esigenze.
Concludo rilevando ancora che il Consiglio deve dedicare vigile attenzione – ne ho già fatto cenno prima - alla formazione, aiutando i singoli giudici – specie i più giovani – a ben comprendere come la loro attività si collochi all’interno di un sistema che esige reciproco rispetto e leale cooperazione tra i poteri dello Stato, tenendo conto della ripartizione delle funzioni tra gli organi preposti alla tutela degli interessi collettivi”.

3 - (dalle Conclusioni della seduta del CSM del 6 giugno 2007)
 “In riferimento, soprattutto all’attività di questo primo anno del CSM, voglio raccogliere, e far mia con soddisfazione, la considerazione dell’onorevole Anedda. È stato importante il superamento di logiche di contrapposizione frontale, sia tra poteri dello Stato, tra giustizia e politica in particolare, sia tra componenti del CSM.
Il clima, di cui tutti avete parlato con varietà di accenti ma con sostanziale concordanza nel definirlo assai proficuo e fondato sul reciproco ascolto e sul reciproco rispetto, ci induce a una riflessione sulle diversità. Io credo che le diversità siano non solo legittime, ma anche fruttuose. È diventato, in tanti contesti, abituale ormai il modo di dire che le diversità sono una ricchezza: anche quando si parla di Unione Europea si dice che le diversità sono una ricchezza. E tuttavia, anche in quel campo, le diversità talvolta sono anche un problema. Io penso che non si debbano né sottovalutare, né demonizzare, né dissimulare: sono assai importanti e feconde, le diversità, quando riflettano davvero impostazioni culturali e visioni diversificate, piuttosto che rispecchiare rigidità e vischiosità di altra natura. Non c’è dubbio che a questo presterete, come già avete fatto, la massima attenzione.
Una parola sulla riforma dell’Ordinamento giudiziario, che è la scadenza più scottante. È stato detto, giustamente, che bisogna assolutamente evitare il baratro, il vuoto, la conflittualità che può sorgere da una mancata approvazione della proposta all'esame del Parlamento entro la fine del luglio.
Mi è sembrato anche importante che si sia sottolineato come la auspicabile approvazione di quella proposta, con le modifiche che il Parlamento riterrà opportune - ascoltando anche i vostri rilievi - non costituisca naturalmente la fine delle ansie, ma, in un certo senso, l'inizio di una fase estremamente impegnativa.
Rivolgerò - conto di farlo - un appello al Parlamento: un appello agli opposti schieramenti. Oramai io sono abituato ad insistere in questo tipo di appelli, nonostante tutto, “spes contra spem”. Mi pare che si debba farlo anche per sollecitare la soluzione di un problema fondamentale e scottante come quello dell'ordinamento giudiziario. Certo potremmo fare un discorso anche lungo sulla transizione istituzionale di cui soffriamo le conseguenze: qui se ne è fatto cenno in qualche intervento. 
È una transizione che 13 anni fa, a conclusione di un'esperienza istituzionale che mi aveva impegnato in un periodo estremamente tormentato, definii - ma non fu il solo a definirla tale - incompiuta.
Poi, purtroppo, ha preso piede, con qualche fondamento, l'espressione di transizione infinita. Credo che dobbiamo un po' resistere a queste tentazioni di scoramento.
Esse sorgono naturalmente quando ci si trova di fronte a problemi gravi, problemi profondi, che avrebbero richiesto ben altra determinazione nell'affrontarli, e che richiederebbero ben altra continuità nel perseguire soluzioni: anche il continuo franare di un certo approccio legislativo da una legislatura all’altra può essere esiziale. Credo che di fronte a queste ragioni, anche di grave preoccupazione, dobbiamo un po' resistere alla tentazione dello scoramento, perché, in fin dei conti, chiunque operi nella politica e nelle istituzioni non può concedersi il lusso del pessimismo. Dunque, rivolgerò questo appello”.

 

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