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LA POLITICA 2.0, IL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA
Critica Sociale, agosto 2011,

La piccola Islanda è diventata un laboratorio per l'innovazione politica. Pochi gironi fa, venticinque membri di un'Assemblea Costituente hanno presentato all'Althingi, il parlamento islandese, una bozza di Costituzione realizzata parzialmente in crowdsourcing, ovvero con il contributo e i suggerimenti dei comuni cittadini. Si tratta del primo esempio mondiale di una legge fondamentale scritta sul web e aperta alla collaborazione dei cittadini. In Islanda il processo era in corso da alcuni mesi. Da aprile, ogni settimana i costituenti avevano sottoposto i testi su cu stavano lavorando al giudizio dei loro connazionali, utilizzando, oltre al sito istituzionale del Parlamento piattaforme di condivisione come Facebook, Flickr, Twitter e YouTube. Il Parlamento esaminerà la bozza di Costituzione a partire dal prossimo mese di ottobre e il testo finale verrà poi sottoposto a referendum.

Le suggestioni e gli indirizzi raccolti nella bozze spaziano dal modello di sviluppo economico più appropriato per il Paese, alle procedure di elezione dei rappresentanti del popolo. Tuttavia, è possibile individuare due grandi filoni di proposte, particolarmente innovative. Il primo riguarda la libertà di espressione e la tutela del diritto di accesso alla Rete. L'altro pone l'accento sulla tutela delle risorse naturali del Paese. L'articolo 33, ad esempio, inserisce fra i diritti costituzionalmente garantiti quello a un ambiente salubre e a una natura incontaminata.

Qualcosa di simile è in corso in Egitto, dove un gruppo di attivisti locali, con la collaborazione di hacker statunitensi e canadesi, sta cercando di mettere a punto una piattaforma che consenta agli utenti di confrontare le carte costituzionali di differenti Stati, scegliere gli articoli giudicati più adatti alla situazione locale e proporre idee nuove. Non si tratta dell'unica esperienza del genere in Medio Oriente, poiché anche i blogger tunisini si sono mobilitati da tempo. Tuttavia, la diverse condizioni demografiche e geopolitiche rendono, per ora, tali progetti assai più utopici di quello islandese, sostiene Federico Guerrini in un  suo recente contributo per il portale di Sky tg24.

E' da diverso tempo che gli analisti politici parlano del potenziale di internet come vettore per la diffusione e l'ampliamento della democrazia. Gli avvenimenti degli ultimi mesi non hanno fatto altro che confermare, rafforzare e ampliare quelle impressioni. Le rivoluzioni tunisina ed egiziana hanno dimostrato l'efficacia dei social media nel raccogliere e compattare moltitudini di individui a sostegno di una causa; l'innovativo processo costituzionale islandese evidenzia che Facebook e Twitter possono diventare strumenti di partecipazione democratica per molti, e non solo di semplice attivismo per pochi; ancora, negli Stati Uniti, la complicata discussione tra Democratici e Repubblicani sul livello del tetto del debito ha messo in risalto la funzionalità del web come mezzo di pressione sui decisori politici.

Più si va avanti, più è chiaro che i social media, il crowdsourcing e gli eventi virtuali avranno un impatto determinante sul futuro della democrazia, sostiene Ike Singh Kehal, ex dipendente Microsoft e fondatore di Social 27, una compagnia nata nel 2007 per sfruttare il promettente settore di mercato aperto dall'esplosione dei social media e degli eventi virtuali. Questi strumenti, prosegue Singh, forniscono modalità alternative di incontro e mobilitazione non solo alle popolazioni oppresse nei paesi non democratici, ma, in generale, alle piccole organizzazioni, ai gruppi di interesse e ai singoli cittadini che si vogliono impegnare per il cambiamento politico.

 

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