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LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE IN EUROPA
I livelli della disoccupazione in diversi paesi europei, Grecia, Spagna e Italia in particolare, mettono in rilievo la necessità di interventi governativi per facilitare l'accesso all'impiego dei giovani. Recentemente l'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che riunisce buona parte dei paesi industrializzati, ha reso pubblici dati davvero allarmanti. Nell'area dell'euro i giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni raggiungono il 22% del totale, ma se in Germania rappresentano solo l'8% nei paesi mediterranei il quadro è ben peggiore. In Spagna e Grecia un giovane su due è senza occupazione, in Italia uno su tre.  L'emergenza è tale che molti analisti si stupiscono della relativa calma sociale nei paesi in maggiori difficoltà economiche, in particolar modo del basso livello di intensità delle proteste nelle città italiane.
La spiegazione è dovuta al fatto che il 70% dei giovani tra i 15 e i 24 anni si dedicano principalmente allo studio e che pertanto i dati Ocse andrebbero corretti, utilizzando il cosiddetto indice Neet (
"not in employment, education, or training"), che considera soltanto i giovani che cercano senza successo un lavoro e coloro che sono inattivi, escludendo pertanto gli studenti.
Jacob Funk Kirkegaard del Peterson Institute entra nel dettaglio, esaminando l'indice Neet nei paesi Ocse prima della crisi (anno 2007) e confrontandolo con il suo valore nell'anno 2011. In quasi tutti i paesi dell'Ocse, l'indice Neet è ovviamente aumentato, con alcune significative eccezioni, come la Turchia, dove, pur raggiungendo l'elevato valore del 30%, è sceso di 8 punti percentuali tra il 2007 e il 2011, grazie al boom economico di Ankara e al miglior accesso al sistema educativo turco per le nuove generazioni. La percentuale di "giovani Neet" tra i 15 e i 24 anni è cresciuta in maniera evidente in Irlanda, Spagna, Italia e Grecia. Il dato sorprendente è che vi sono paesi nell'area Ocse che, secondo questo importante indicatore, hanno performance peggiori della declinante europea. In particolare, gli Stati Uniti. Nel primo quarto del 2011, l'indice Neet statunitense, con una crescita del 2.7%, è stato più alto di quello della media dei 27 membri dell'Unione Europea.
Nel complesso, con una certa dose di stupore, i giovani americani risultano più colpiti dalla crisi globale di quanto lo siano i loro coetanei europei. Un risultato che riflette la profondità della contrazione del mercato del lavoro negli Stati Uniti e il fatto che molti giovani americani hanno meno opportunità educative e formative rispetto ai ragazzi europei - specialmente in seguito ai drastici tagli ai budget federali e statali decisi in America negli ultimi anni.
Tornando all'Europa, e in dettaglio all'Italia, è innegabile che il tasso di disoccupazione giovanile reale, cioè calcolato senza includere coloro che ancora studiano, sia decisamente più basso del 30% e oltre ventilato dalle statistiche più allarmanti. Una buona notizia? No di certo.
In primo luogo, come risultato della crisi economica la percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano e non studiano sta aumentando quasi ovunque in Europa e in Italia è salita di oltre tre punti solo nell'ultimo anno. In secondo luogo, nessuno può sottovalutare il dramma di una fascia consistente di  giovani under 25 senza alcuna opportunità lavorativa e a rischio di esclusione economica e sociale. Senza contare gli effetti negativi sulla sostenibilità dell'attuale sistema pensionistico e previdenziale. E' importante interpretare correttamente i dati per evitare di cedere all'allarmismo, ma è altrettanto urgente porre in essere politiche che agevolino l'accesso all'impiego dei giovani disoccupati e di quelli inattivi. (A cura di Fabio Lucchini)
 

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