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ANTIPOLITICA E RESPONSABILITA'

 

 

Piero Ostellino*I partiti che cosa sono, sono peggiori di ciascuno di noi? Non facciamoci illusioni. I partiti, ovvero la situazione politica di un paese, è quella che la cultura politica di quel paese ha creato ed è la cultura politica del Novecento. Noi siamo ancora immersi nel Novecento, cioè in quel secolo pieno di totalitarismi e dove si pensava che compito dello Stato fosse quello di risolvere anche i nostri problemi personali.

 

 

Se non fossimo prigionieri di questa cultura politica, anche i partiti probabilmente sarebbero migliori. Ma, in ogni caso, diamo pure per scontato che sono quello che sono: Sospendiamo la democrazia e non votiamo perché abbiamo dei cattivi partiti?

Come liberale, credo che il popolo abbia il diritto di scegliersi i propri rappresentanti; se poi tali rappresentanti non corrispondono alle nostre aspettative non ci rimane che cambiarli. Pensiamo davvero che la società civile in Italia sia migliore della classe dirigente e che tutti i mali nascano dalla società politica? Non penso, la società civile italiana è quella che è. Abbiamo, per esempio, un mondo imprenditoriale che è vissuto di sussidi, che non crede nella concorrenza e nella competizione mentre dovrebbe cominciare a farlo (per lo meno, è comparso un Presidente della Confindustria che ha detto al Governo "non dateci più sussidi, ma toglieteci un po' di tasse").

Personalmente, non ce l'ho con la tecnocrazia, la tecnocrazia fa il suo mestiere. E' una tecnocrazia portata al potere politico e non è liberale perché tende a seguire logiche prettamente burocratiche. Non è il signor Mario Monti, che conosco da cinquant'anni e che so essere un grande galantuomo, a spaventarmi, ma è la natura tecnocratica delle sue scelte, cioè la cosiddetta "sospensione" della democrazia in termini elettorali. Trasalgo quando sento espressioni del tipo: "Della democrazia che abbiamo è meglio non fidarsi, bisogna aspettare che ne venga una migliore." Ma cosa siamo una popolazione inferiore a quella di tanti altri paesi? Noi non siamo in grado di avere la democrazia o di gestire la democrazia? Dobbiamo essere trattati come un protettorato tedesco perché non siamo in grado di gestirci? Ma io non ci voglio credere! Voglio credere nella democrazia italiana con tutti i suoi difetti. Voglio credere nella capacità del popolo di votare e di scegliersi autonomamente i rappresentanti, pensando con la propria testa.

La retorica che dipinge i partiti come il male assoluto e la politica come una cosa sporca non è frutto della testa degli italiani, ma del conformismo dilagante, spesso amplificato dai giornali e dai mezzi di comunicazione di massa. Di questo passo si va dritti-dritti al fascismo, che non sarà conclamato come il fascismo del novecento ma forse più subdolo.  Usciamo dal conformismo e dai luoghi comuni: la politica è una cosa sporca, gli uomini politici rubano, questi partiti non ci rappresentano; bene se non ci rappresentano votiamo qualcun altro, costituiamo degli altri partiti, entriamo nei partiti e cerchiamo di modificarli oppure riduciamoli.

Diamoci una regolata. Chi ha votato i partiti? Li abbiamo votati noi e sono diventati quello che sono perché lo abbiamo consentito noi. Abbiamo cambiato la classe politica attraverso dei processi come avveniva nell'Unione Sovietica con le purghe staliniane. Abbiamo distrutto un partito che in fondo era l'unico tendenzialmente modernizzatore di questo Paese, che era il Partito Socialista. Lo sostengo, pur essendo mai stato socialista. L'abbiamo massacrato fino a mandare il suo rappresentante a morire all'estero, l'abbiamo massacrato in nome del moralismo di cui siamo capaci. Dobbiamo smetterla di essere moralisti, dobbiamo essere politici, guardare le cose dall'alto del principio di realtà. Il principio di realtà ci dice che i partiti sono quello che sono perché noi li abbiamo eletti, noi ce li siamo tenuti per anni, delegando poi alla magistratura il compito di spazzarli via perché non eravamo in grado di farlo autonomamente. Questo è il mio punto di vista.

Rifiuto questa forma di conformismo e di negazione sostanziale della democrazia. Siamo ancora, bene o male, un paese democratico? Visto che lo siamo, cerchiamo di comportarci di conseguenza, non "sospendiamo" la democrazia perché i partiti non ci rappresentano a sufficienza. Non possiamo attenderci che lo Stato o qualcun altro decida per noi. La democrazia consiste nel fatto che decidiamo noi.

Molta gente che si scaglia contro "la politica" lo fa in buona fede, ma Dio mi guardi da quelli in buona fede! Preferisco un mascalzone col quale posso venire a patti piuttosto che un uomo in buona fede col quale non si possa venire a patti perché crede fideisticamente nelle sue convinzioni e non si smuove da quelle.

Voglio concludere con un appello. Noi italiani dobbiamo essere più aperti all'esterno, al mondo anglosassone innanzitutto, ricordando che il vero illuminismo è quello scozzese e non quello francese, cioè quello empirico e scettico non quello nazionalista, perché l'illuminismo nazionalista francese ha prodotto i totalitarismi del secolo scorso, tutte forme esasperate di nazionalismo. Cominciamo a insegnare l'illuminismo scozzese, a chiederci che cosa sia davvero la democrazia, a fare in modo che i media denuncino le carenze democratiche che sono all'ordine del giorno. Esempio: L'esecutorietà della sanzione amministrativa in Italia l'ha approvata un governo di centrodestra che diceva di essere un governo liberale; l'esecutorietà della sanzione amministrativa vuol dire che la pubblica amministrazione è giudice in causa propria e quando un cittadino commette un'infrazione sull'autostrada e non paga la multa, la pubblica amministrazione può pignorargli l'appartamento e venderglielo, mentre, in un paese civile, dovrebbe esserci un giudice terzo. Perché i media e i cittadini indignati contro la politica non denunciano queste cose?

Ecco, io propongo di modificare i termini del ragionamento pubblico oggi imperante. Mi rendo perfettamente conto che la mia predicazione non ha un terreno favorevole sul quale crescere, però, se ciascuno ragionasse con la propria testa invece di prendersela con i partiti che non sono rappresentativi e con la politica che è una cosa sporca, potrebbe sorgere una domanda salutare: Quali sono le nostre responsabilità?  Un cittadino di un paese libero è quello che si chiede innanzitutto quali sono le sue responsabilità, non quali sono quelle dello Stato. Lo Stato siamo noi e cambiarlo dipende solo da noi, utilizzando quelle quattro idee che ciascuno di noi ha nella testa.


*Estratto dell'intervento di Piero Ostellino durante l'incontro pubblico che gli Amici del Museo d'Arte di Tel Aviv hanno organizzato il 1 ottobre scorso al Teatro Franco Parenti di Milano per ricordare Renato Mieli a 21 anni dalla scomparsa

 

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