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LA RUSSIA AL VOTO. PUTIN CERCA IL PLEBISCITO

Le elezioni di domenica prossima sono cruciali per il futuro politico del presidente

Fabio Lucchini

“Non permetteremo a nessuno di ficcare il naso nei nostri affari interni”. Il presidente russo Vladimir Putin ama spesso utilizzare un linguaggio aspro e colorito per sottolineare la sua vicinanza agli umori della popolazione russa, ma questa sua recente dichiarazione riassume plasticamente la linea politica seguita dal Cremino nelle ultime fasi della campagna elettorale per il rinnovo della Duma. Il voto del 2 Dicembre è troppo importante per il presidente per consentirgli di dar retta alle preoccupazioni espresse a Bruxelles ed a Washington rispetto alla  regolarità del voto.
In caso di vittoria schiacciante di Russia Unita, il partito attualmente dominante nella camera bassa del parlamento russo e che presenta Putin come capolista, il presidente uscente riceverebbe un'investitura popolare spendibile a breve giro di posta. A marzo si terranno le elezioni presidenziali. Putin ha già annunciato che, rispettando la Costituzione, non si presenterà per un terzo mandato. Ciononostante, lo zar che ha monopolizzato la scena nazionale russa negli ultimi otto anni non uscirà di scena ma continuerà, presumibilmente nelle nuove vesti di primo ministro, a dettare l'agenda politica del Cremino.

Esiste tuttavia un'altra possibilità che gli osservatori internazionali ritengono remota, ma che non escludono a priori. Putin, benché desideroso di rispettare la legalità costituzionale, potrebbe decidere di raccogliere l'appello dei molti che, nell'opinione pubblica e nell'establishment, chiedono a gran voce una sua riconferma al Cremino per garantire alla Russia una guida salda ed autorevole.

Diversi scenari potrebbero suggerire l'opportunità di un terzo mandato presidenziale: in primo luogo, l'insorgere di una nuova emergenza interna di natura terroristica; in secondo luogo, l'inasprirsi dei contrasti con gli occidentali rispetto al nucleare iraniano, al traballante status del Kosovo o ancora allo sviluppo del sistema anti-missilistico che gli USA intendono installare nell'Europa dell'Est.

Tutto ciò ad una condizione: a Putin non basterà vincere il 2 dicembre, ma dovrà trionfare.  Solo così i suoi sostenitori avrebbero argomenti per giustificare una nuova investitura di Putin alla presidenza, un fatto che  comunque scatenerebbe le proteste dell'opposizione interna e della comunità internazionale.
Da questo punto di vista i segnali sono incoraggianti per Putin, ma non univoci. Se nelle settimane successive all'annuncio della sua candidatura alla testa di Russia Unita (il primo ottobre scorso) il partito aveva registrato un'impennata nei consensi, negli ultimi tempi il dato si è stabilizzato, e, secondo fonti semi-indipendenti tenderebbe ora ad una flessione. Del resto, l'incremento nei prezzi dei generi alimentari ha sollevato malumori diffusi che si starebbero riflettendo in un calo, più o meno lieve, della popolarità del presidente. Giova comunque ricordare che, secondo un recente sondaggio del Levada Center di Mosca, il più conosciuto Istituto per gli Studi sull'opinione pubblica, Russia Unita otterrebbe il 67% dei consensi, il Partito Comunista il 14, mentre le altre formazioni politiche non raggiungerebbero la soglia di sbarramento del 7%. Secondo altre fonti, come la pubblicazione internazionale Russian Analytical Digest, il partito presidenziale non oltrepasserebbe il 45%.

Ad ogni modo, Putin mostra ultimamente un certo nervosismo e nei giorni scorsi ha accusato il Dipartimento di Stato americano di aver ispirato la decisione dell'OSCE (l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) di rinunciare al monitoraggio delle elezioni del 2 dicembre. Il 16 novembre scorso l'organizzazione aveva annunciato la propria decisione in seguito ad una controversia sulla concessione dei visti agli osservatori elettorali ed alla pretesa delle autorità russe di ridurne il numero da 400 (elezioni parlamentari russe del 2003) a 70, come riporta l'International Herlad Tribune. Presa di posizione, quella dell'OSCE, condivisa peraltro dalle cancellerie europee.  “Il loro obbiettivo è delegittimare le elezioni, ma non ci riusciranno” ha commentato duramente Putin.

Se agli occidentali sono state riservate parole di fuoco, peggio è andata agli  oppositori interni. Non accontentandosi del controllo generalizzato dei mass media e delle pressioni esercitate, a tutti i livelli ed in tutte le regioni del Paese, da zelanti funzionari a favore dei candidati di Russia Unita, Putin ha deciso di lasciare il minor spazio possibile ad ogni forma di contestazione. L'arresto e la condanna a cinque giorni di detenzione dell'ex campione di scacchi Garry Kasparov, candidato nelle fila del partito L'Altra Russia, al termine di una manifestazione tenutasi il 24 novembre, sta a dimostrare che la “democrazia sovrana” di Putin non si basa soltanto su di un nazionalismo populista e vagamente revanscista ma anche su brutali metodi repressivi.
 





-Il 2 dicembre 108 milioni di russi sono chiamati alle urne per il rinnovo della Duma, la camera bassa del parlamento. Nella Duma uscente il Parito del presidente Putin, Russia Unita, può contare su 223 seggi (rispetto ai 450 totali), avendo ottenuto il 37,6% dei consensi nelle elezioni del dicembre 2003.
Secondo un sondaggio pubblicato da Russian Analytical Digest, se i cittadini russi fossero oggi chiamati a scegliere il nuovo presidente e se Vladimir Putin si candidasse egli otterrebbe il 54% dei consensi e distanzierebbe di oltre cinquanta punti percentuali ogni possibile rivale.-


Data: 2007-11-29







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