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Russia’s Involvement in the Tallinn Disturbances
A Compact Overview Compiled by the RKK (ICDS)

Editore: International Centre for Defence Studies

I primi scontri ed atti vandalici esplodono a Tallin la sera del 26 aprile. La città viene danneggiata come non accadeva dal 1944, ai tempi dei raid dell’aviazione sovietica. Da quanto risulta, inoltre, l’ultima vittima di disordini di piazza, a Tallinn, rislae al 1918.

La tensione esplode non appena il Governo estone decide di avviare dei lavori nell’area in cui è ospitato un monumento sovietico, il Soldato di Bronzo, con l’obiettivo di trasferirlo presso un cimitero militare.

Inizialmente, sia le autorità estoni sia gli alleati, giudicano la questione di pertinenza esclusiva degli Affari Interni. Si ritiene infatti che i provocatori stranieri infiltrati in Estonia abbiano avuto solo un obiettivo propagandistico. Successivamente, tuttavia, emerge con sempre maggiore evidenza, quanto e con quale varietà di strumenti, dietro quei fatti vi sia Mosca.

Partendo dai dati e dalle informazioni disponibili, un gruppo di analisti di Icds (International Centre of Defence Studies) ha cercato di ricostruire origini e modalità del coinvolgimento di Mosca nella „notte dei cristalli“ di Tallinn.

L’analisi si basa su informazioni ufficiali pubblicamente disponibili, e su colloqui con rappresentanti del Governo estone. Il paper dovrà quindi considerarsi un documento a tutti gli effetti indicativo. Lo scopo del lavoro tuttavia vuol essere quello di assemblare il maggior numero di informazioni al momento reperibili, pur nella consapevolezza di poter contare solo su una disponibilità limitata di informazioni, e di dover al contempo cimentarsi con una sovrabbondanza di materiali, ad esempio rispetto all‘analisi della campagna di disinformazione condotta dai media russi e che, se condotta in maniera esaustiva, avrebbe reso impossibile la produzione di un rapporto in tempi così rapidi.

Si è pertanto deciso di evidenziare solo i fatti che si è ritenuto essere i più significativi rispetto alla capacità di incidere sullo svolgersi degli eventi.

 

Come il monumento del „Soldato di Bronzo“ è divenuto il magnete del conflitto

La statua in bronzo al milite ignoto, eretta nel 1947, dal regime stalinista, a Tõnismäe Green, al centro di Tallin (la capitale dell’Estonia), è uno dei pochi monumenti all’ideologia sovietica ancora presenti in Estonia, da quando nel 1991 il paese ottenne l’indipendenza.

Sono molte le ragioni per cui il monumento allora venne lasciato lì dove si trovava. Una, in particolare, sembra oggi particolarmente indicativa. In sintesi, la statua non ha mai avuto in passato un particolare effetto polarizzante. Chi andava a deporvi dei fiori  non ha mai avuto intenzioni provocatorie, e chi invece nella statua rintracciava il ricordo delle difficoltà vissute nell’era sovietica, riusciva in qualche modo a girare lo sguardo dall’altra parte.

Le cose cambiano il 9 maggio 2006, quando la polizia è costretta ad intervenire per difendere dei cittadini estoni, recanti le insegne della bandiera nazionale, dall’aggressione di un gruppo di persone avvolte nei colori della bandiera russa.

Quello scontro causa una spaccatura nella società, rendendo la statua il teatro di continue manifestazioni di ostilità contro l’Estonia. È chiaro, a questo punto, che urge intervenire.

Il clima emotivo attorno al Soldato di Bronzo va facendosi via via più aggressivo in sincronia con gli sviluppi sociali in Russia. Vladimir Putin, eletto Presidente nel 2000, si impegna intensamente perché si riaffermi una chiave di interpretazione storica molto simile a quella adotatta dall’Unione Sovietica, ed in tal senso va letta la riesumazione dei simboli dell’Impero che non c’è più, tra i quali l’Inno e la bandiera rossa, divenuta infatti la bandiera delle Forze Armate.

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