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WHAT AMERICA MUST DO ? - 2
A parlare è Reza Aslan, scrittore iraniano di fama internazionale e studioso delle religioni presso prestigiose università americane come la Harvard University e la California University



Mentre la corsa per le presidenziali americane continua serrata, gli Stati Uniti si interrogano sull'immagine che danno di sé nel mondo, partendo dal riconoscimento che il Paese oggi non gode più del rispetto e dell'ammirazione che raccoglieva in passato.  A condurre l'inchiesta è stata l'autorevole rivista statunitense Foreign Policy che ha pubblicato le analisi di esperti mondiali di Politica Internazionale ai quali è stato chiesto: “Che cosa il nuovo presidente americano dovrebbe fare per migliorare il consenso internazionale nei confronti dell'America?”. Le relazioni che gli Usa hanno oggi con molteplici Stati del globo sono contaminate da rabbia, rancore e paura, sentimenti che hanno sostituito quelli di amicizia e stima che fino alla metà del secolo scorso erano la risposta alla politica di Washington oltreconfine. 

Leggi la prima puntata

GUERRA AL TERRORISMO, NON ALLE RELIGIONI

Nella seconda puntata dell'inchiesta “What America must do?” a parlare è Reza Aslan, scrittore iraniano di fama internazionale e studioso delle religioni presso prestigiose università americane come la Harvard University e la California University. L'analisi di Aslan inizia con un aneddoto ambientato in Iran, dove l'intellettuale si trova coinvolto in un'accidentale conversazione con un'adolescente locale, che, dopo aver saputo che egli vive negli Stati Uniti, gli chiede: «Com'è vivere in uno Stato teocratico?».

Aslan interpreta la domanda, paradossale poiché irrealistica ed espressa da una 17enne residente nell'unico Paese al mondo nel quale i leader religiosi coincidono con i rappresentanti politici, come la prova che la cosiddetta “guerra al terrore” ha rovinato profondamente l'immagine dell'America all'estero.  
«Da quando il presidente George W. Bush ha lanciato la “crociata” contro i “fautori del male” – spiega Aslan – c'è una crescente percezione, non solo da parte del mondo musulmano ma anche da parte degli alleati dell'America, che la politica estera di Washington sia influenzata da un'unione, che non è mai stata così forte, tra religione e ideologia. Questa impressione è rafforzata dalla recente scoperta dell'attività di proselitismo svolta dagli evangelici cristiani presso l'Accademia militare americana». Lo studioso ritiene pericoloso e controproducente che i politici statunitensi usino una retorica religiosa su “il bene e il male” che ha come unico effetto quello di convincere il mondo che la guerra al terrorismo è una crociata contro l'Islam. Così facendo, Washington  dice esattamente quello che sostengono gli estremisti islamici di Al Qaeda. E se Bush e Osama bin Laden dicono la stessa cosa, ironizza Aslan, qualcosa non funziona. In un conflitto carico di fanatismo religioso, soltanto il vago riferimento a motivazioni legate alla fede può avere effetti disastrosi.

Il nuovo presidente americano dovrà quindi epurare da ogni connotazione religiosa la  “guerra al terrore” e sarà inoltre necessario condannare le affermazioni di coloro che promuovono obiettivi religiosi attraverso la politica estera americana. Aslan fa nomi e cognomi: come il generale William Boykin, che ha chiamato la guerra al terrore una «lotta spirituale» contro «un tizio chiamato Satana», esponenti religiosi come il reverendo Franklin Graham, che ha definito pubblicamente l'Islam «una religione malvagia e cattiva» e politici come il repubblicano Tom Tancredo, che ha recentemente suggerito di bombardare La Mecca e Medina.
 Affermazioni forti sono state usate in passato dallo stesso presidente Bush che, in occasione del suo discorso sullo stato dell'Unione del 29 gennaio 2002, usò l'espressione l' “Asse del Male” (“Axis of evil”) per  definire un presunto complotto di nazioni favorevoli al terrorismo internazionale e impegnate nello sviluppo di armi di distruzione di massa. Bush indicò l'Iraq, l'Iran e la Corea del Nord come i Paesi dell' “Asse del Male”, che può essere interpretata come la fusione tra altre espressioni ben conosciute dagli americani: l'“Asse” di giapponesi e tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale e l'“Impero del Male”, ovvero l'Unione Sovietica nella terminologia usata dal presidente Ronald Reagan.  

L'intre...


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