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OBAMA FOLGORATO SULLA VIA DI SARKOZY
In crescita all’estero, la popolarità del Presidente crolla in patria
di Simona Bonfante


Barack Obama dichiara il suo apprezzamento per l’hyper-président della Repubblica francese ma la popolarità di Sarkozy in patria è in calo vertiginoso. Le corporazioni si mobilitano mentre nell'Ump crescono le preoccupazioni per una perdita di consensi che potrebbe tradursi in débâcle alle imminenti elezioni amministrive

 

 

“Sarkozy? Mi piace il modo innovativo con cui affronta i problemi della Francia”. Così, in un’intervista a Paris Match, il candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama dichiara il suo apprezzamento per l’hyper-président della Repubblica francese.

“Mi ha fatto visita nel mio ufficio a Washington – racconta Obama. È stato prima delle elezioni in Francia. È un uomo pieno di energia, con un grande talento. Sono stato molto colpito dal modo in cui affronta i diversi problemi del paese con una visione innovativa. Non è legato mani e piedi ad una tradizione pesante o ad un’ideologia. È un esempio che dovrebbe essere seguito da molti leader. In politica, oggi – continua il potenziale futuro Presidente degli Stati Uniti - è necessario saper guardare le cose con uno sguardo nuovo. Ho intenzione di recarmi in Francia, non appena avrò ricevuto la nomination, per incontrarlo e discutere con lui le prospettive delle relazioni franco-americane.”

Insomma, il fascino di Sarkozy sbarca anche oltre-Atlantico. Obama, infatti, non è che l’ultimo di una lunga lista di leader e personalità politiche folgorate sulla via della ”rupture”. 

In Europa come in America, in Vaticano come in Medio Oriente, negli ambienti diplomatici internazionali di Sarko si apprezza su tutto il decisionismo, la spregiudicatezza dei toni e la determinazione con cui affronta i tabù culturali e  le ipocrisie di un sistema che si auto-conserva perpetuando i suoi privilegi corporativi.

È per queste caratteristiche, in fondo, che è stato scelto dagli elettori francesi. 

E non si può certo dire che, sin dal suo esordio alla Presidenza, Sarko abbia dato adito al sospetto che quel decisionismo e quella determinazione fossero solo fumo da campagna elettorale.

Al contrario. In meno di due mesi dall’insediamento all’Eliseo, come promesso in campagna elettorale, il Presidente aveva già varato una riforma del mercato del lavoro che, nei fatti, annichiliva l’effetto paralizzante sulla produttività delle imprese francesi provocato dalla legge sulle 35 ore. Per la Francia, una drastica inversione di rotta.

Al rientro dalla pausa estiva, il presidente dà l’affondo ad un altro bersaglio della sua politica di rupture, il regime pensionistico privilegiato dei dipendenti pubblici. È bastato che annunciasse una piattaforma di misure volte ad allineare la condizione dei burocrati a quella dei colleghi privati che la casta pubblica organizzata dai potentissimi sindacati insorgesse, paralizzando trasporti e servizi, portando in piazza impiegati e insegnanti, tramvieri e burocrati. Ma Sarkozy non ha ceduto e, con una Francia ormai al collasso, ha costretto le controparti a trovare l’accordo.

Rottura, rottura e ancora rottura. A dicembre, Sarko spiazza tutti parlando di “laicità positiva”, così gettando i semi di un dibattito pubblico che affonda al cuore dell’orgoglio laico della Repubblica. 

A gennaio, un nuovo colpo all’immobilismo del sistema lo dà il Rapporto Attali, stilato dalla Commissione presieduta dall’ex consigliere di François Mitterand, istituita da Sarko per elaborare proposte per rilanciare la crescita del paese. Le 300 e passa idee suggerite dagli esperti internazionali arruolati da Attali – tra i quali il guru della concorrenza europea, il prof. Mario Monti – non sono rivoluzionarie in sé, trattandosi per lo più di misure in parte già adottate in altri paesi, Italia compresa. Si parla di liberalizzazione dei mercati protetti – dalle farmacie ai taxi – fino alla costruzione di laboratori urbani della eco-compatibilità, passando per una semplificazione delle procedure per il divorzio che renderebbe inessenziale il ricorso alla mediazione legale. 

La cosa che colpisce del Rapporto Attali, insomma, non è tanto l’originalità dei contenuti quanto la vastità degli interessi organizz...



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