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"CORRO PER VINCERE"
Obama vince nettamente in Wyoming e rifiuta la proposta di ticket della Clinton



Rinfrancata dalla bella affermazione del 4 marzo, che le ha evitato sostanzialmente l’eliminazione dalla corsa, Hillary Clinton torna in campo con una nuova proposta e rilancia a Barack Obama l’idea del dream ticket. Se l’elettorato Democrats non saprà decidersi fra i due, avrà entrambi: Hillary presidente, Barack suo vice. A questo punto è lecito chiedersi per quale motivo il senatore dell’Illinois, avendo recuperato rispetto al novembre scorso oltre venti punti percentuali di distacco dalla più quotata avversaria, dovrebbe cedere le armi perchè sconfitto per la prima volta dopo una lunga serie di affermazioni consecutive nel mese di febbraio.

I Democrats devono piuttosto recitare il mea culpa per aver scelto un sistema elettorale che si è rivelato sconsideratamente inefficace, soprattutto se paragonato all’agile maggioritario Repubblicano che ha consentito a McCain di fare rapidamente piazza pulita dei rivali. In confronto all’autolesionismo dei Democratici Usa, impallidisce persino il pasticciato sistema elettorale col quale ci si appresta a votare in Italia. Il secondo complica la governabilità ma quantomeno permette di scegliere un vincitore, il primo sta causando una vera e propria paralisi che rischia di danneggiare mortalmente le chances di successo sia della Clinton che di Obama. La previsione di un’agevole vittoria della Clinton, data per scontata sino all’Iowa, ed il ricordo del no contest con cui John Kerry sbaragliò la concorrenza di Howard Dean e John Edwards nelle primarie 2004 per poi essere sconfitto facilmente da Bush, hanno forse indotto i maggiorenti del Partito a sottostimare il potenziale effetto paralisi del metodo proporzionale? Un esempio emblematico e cervellotico della complessità del sistema di voto scelto dai Democratici, risiede nell’abbinamento primaria-caucus in Texas, che non a caso ha prodotto risultati contrastanti. La Clinton ha ottenuto ben il 4% in più dei consensi, ma, considerando che un terzo dei delegati è stato assegnato mediante caucus, Obama ha recuperato sino a conseguire lo stesso numero di delegati della senatrice di New York!

Nei prossimi giorni si voterà in Wyoming e in Mississippi, ma l’attenzione generale è già concentrata sugli Stati che assegnano la posta più alta, dove l’equilibrio fra i due viene confermato dai numeri. I sondaggi relativi ai due Stati che assegneranno da qui alla fine il maggior numero di delegati mostrano che in Pennsylvania la Clinton viaggia con un sicuro margine di 12 punti e che in North Carolina Obama prevale di 9. A meno di crolli imprevedibili, i due continueranno a braccetto lungo tutta la prossima primavera, senza raggiungere la quota delegati prescritta per la nomination. La speranza del loro Partito è che, nel preannunciato scontro fratricida, i due non si procurino ferite insanabili.

LA LOTTA RENDE FORTI
“E’ tutta la vita che aspetto di votare per un presidente nero ed è da tutta la vita che vorrei votare per un presidente donna. Sembra che Dio si stia divertendo con i nostri cuori e le nostre menti”, è quanto avrebbe affermato Bill Clinton il mese scorso parlando ad un gruppo di preghiera. Lo riporta Ellen Goodman del Boston Globe, che nota anche come sia cambio il quadro della situazione rispetto al mese di gennaio, quando gli elettori Repubblicani non sapevano scegliere perché poco convinti dei loro candidati e i Democratici erano indecisi perché troppo convinti della validità delle alternative a loro disposizione. Ora, mentre il candidato McCain può risparmiare preziosi quattrini da investire per le presidenziali, preparare con cura la sua campagna e dedicarsi alla riunificazione del Grand Old Partyt, Clinton e Obama rischiano di approfondire nei prossimi mesi le crepe che già deturpano la facciata dell’edificio Democrat.

Il problema del senatore dell’Arizona è riconquistare l’ala tradizionalista rossa, che fino alla fine ha seguitato a votare Huckabee nella speranza di un miracolo che rallentasse l’inesorabile marcia del non amatissimo liberal di destra. Dall’altra parte c’è il rischio di guerra intestina tra donne bianche, elettori maturi, lavoratori a basso reddito e latinos da una parte e giovani, afro-americani e laureati ben retribuiti dall’altra. Fra tutti coloro, insomma, che sino a pochi mesi fa erano ben compatti nel ritenere che fosse giunta l’ora di farla finita con l’Era Bush e che oggi, e peggio ancora nel prossimo futuro, potrebbero logorarsi in uno scontro dall’esito indesiderato: la vittoria di John McCain, appunto.

E se invece la competizione facesse bene? Quello che lo spirito americano crede sia vero in tutti gli ambiti della vita, perché non dovrebbe valere in politica. La lotta fortifica, permette ai migliori di emergere e di raggiungere la consapevolezza delle proprie potenzialità.

Clinton-Obama hanno portato alle urne un numero di sostenitori enorme, che non trova riscontri nel passato. Siamo di fronte a un processo di selezione che ha cambiato per sempre percezioni diffuse, stereotipi e prescrizioni datate ma per la prima volta concretamente confutate. Una donna può proporsi con naturalezza al ruolo di comandante in capo ...



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