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PRESIDENZIALI USA: ELEZIONI LOCALI, INTERESSE GLOBALE
IL NEW HAMPSHIRE SARÀ CON OBAMA. E HILLARY CLINTON DOVRA' RIVEDERE LA SUA STRATEGIA



Il trionfo di Barack Obama nell'Iowa, inatteso nelle proporzioni, sta rivoluzionando le dinamiche della campagna elettorale per la nomination democratica e, in prospettiva, per la corsa alla Casa Bianca. L'Iowa è uno Stato conservatore, demograficamente bianco. L'elettorato del New Hampshire, socialmente più avanzato, dovrebbe essere ancor più incline ad accordare la sua fiducia al senatore dell'Illinois. Del resto, i sondaggi ad un giorno dal voto parlano chiaro: Obama è al 37% delle preferenze, Hillary Clinton al 29, John Edwards al 19. La Clinton è in testa nella media dei sondaggi a livello nazionale, ma un'ulteriore, a questo punto certa, sconfitta potrebbe azzerare il suo vantaggio. In pochi giorni, infatti, il suo margine a livello nazionale è sceso da 20 ad 8 punti percentuali! Una rivoluzione insomma.
L'ex governatore democratico dello Stato di New York, Mario Cuomo, ha sempre sostenuto che si governa con la prosa e non con la poetica. Presumibilmente è così. Ma il fascino delle parole di Obama, vera e propria poesia secondo il Washington Post e l'edizione americana del Guardian, sta sommergendo la prosa della Clinton, impegnata a dimostrare la sua competenza e la sua preparazione su ogni singola questione, mentre il suo rivale tocca le corde più profonde dell'elettorato, chiamando al voto i giovani e quanti non avevano mai creduto nella politica. In Iowa i partecipanti ai caucuses democratici sono pressoché raddoppiati ed il merito è da ascrivere al richiamo esercitato da Obama.
La Clinton cerca di reagire, ma è chiaramente in difficoltà. La sua potente macchina da guerra elettorale si è inceppata davanti all'eloquenza di Obama, alla sua capacità di stabilire un contatto diretto con chi ascolta, di coinvolgerlo. La, per ora, front-runner dei Democrats convince per la padronanza con cui illustra il suo programma di governo, ma rappresenta agli occhi di molti lo status quo, il perpetuarsi della dinastia Clinton-Bush, al potere, tra presidenze e vice-presidenze, da 28 anni. Il suo consulente Mark Penn, che rischia il posto, spara le ultime cartucce, sottolineando l'incoerenza di alcune posizioni di Obama e l'inesperienza del 46enne dell'Illinois. Persino Bill Clinton non sembra in grado di risollevare le sorti della campagna della moglie. “Votare Obama equivale ad una rischiosa scommessa” aveva detto, “Io scommetto su di voi”, ha risposto indirettamente il giovane senatore parlando ai suoi sostenitori.
La Clinton, da parte sua, tenta disperatamente di riconquistare i giovani, ricordando di essere ella stessa espressione di cambiamento, sia per quanto di positivo vorrebbe realizzare in campo sociale sia per il semplice fatto di essere una donna. Ecco, per la prima volta nella campagna elettorale la Clinton utilizza la carta della sua appartenenza di genere. Non un buon segno. La stessa Clinton, ieri addirittura in lacrime, ha ammesso pubblicamente di attraversare un momento difficile. Tuttavia, dichiara di non voler mollare.
Il ciclone Obama dimostra quanto possa essere ancora vitale la vita politica negli Stati Uniti, quanto entusiasmo e partecipazione riesca ancora a suscitare. Il giovane senatore parla di cambiamento, di unità, di speranza. Parla alla testa e al cuore degli elettori. Vuole presentarsi come il presidente in grado di superare le divisioni partitiche, sociali e razziali, occupando il centro della vita politica nazionale. Cosa importante, non fa perno sulla sua appartenenza razziale, non utilizza la suggestione del “Primo Presidente Nero”, ma prefigura una visione generale che possa essere condivisa da tutto il Paese, che non sia suscettibile di generare divisioni. “Persone ordinarie possono fare cose straordinarie, perché non siamo una collezione di Stati rossi (repubblicani) e blu (democratici). Noi, siamo gli Stati Uniti d'America. E, in questo momento, in questa elezione, siamo pronti per credere ancora.” Evidente anche la volontà di ribadire la bontà e l'universalità dei valori guida americani e la necessità di riaffermare la leadership politica ed economica degli Stati Uniti a livello globale, dando nuova linfa al sogno americano.
E i repubblicani? Per ora si limitano ad attaccare Obama, ricordando la sua inesperienza in particolar modo in tema di sicurezza nazionale, ma farebbero bene, come ha ammonito l'altro trionfatore dell'Iowa Mike Huckabee, a non sottovalutare la presa che il senatore dell'Illinois potrebbe avere sul loro stesso elettorato di riferimento. Nel caso ottenesse la nomination democratica Obama, proprio per la sua immagine aggregante, rappresenterebbe un avversario addirittura più ostico della Clinton, mesi fa considerata quasi imbattibile nella corsa alla Casa Bianca. Nei sondaggi di opinione riferiti ai testa a testa fra democratici e repubblicani, Obama  infligge 7 punti percentuali a Giuliani, 12 a Romney, 10 ad Huckabee. Solo John McCain, che secondo i dati sconfiggerebbe la Clinton di 5 punti in un eventuale ballottaggio, riesce a reggere il confronto con il senatore dell'Illinois che, da parte sua, guarda avanti con motivata fiducia.
Parlando ai suoi sostenitori dopo la vittoria in Iowa ha lanciato un messaggio inequivocabi...



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