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IL PAKISTAN NELLE MANI DI UN GENERALE
Kayani potrà decidere se trasformare il Pakistan in uno Stato de-militarizzato e più democratico oppure se continuare a tenere il Paese nel pugno di ferro dei generali
di francesca morandi


All'indomani del risultato delle elezioni politiche in Pakistan che hanno decretato la sconfitta del partito del presidente Perwez Musharraf e assegnato la vittoria agli eredi di Benazir Bhutto, una figura chiave emerge nello scenario post-elettorale pachistano. Il suo nome è Ashfaq Parvez Kayani ed è il Capo delle Forze Armate di Islamabad, subentrato a Pervez Musharraf il 28 novembre 2007. Kayani è colui che potrà decidere se trasformare il Pakistan in uno Stato de-militarizzato e più democratico oppure se continuare a tenere il Paese nel pugno di ferro dei generali. Sarà infatti il capo dell'esercito pachistano, il settimo al mondo con 600mila militari e 300mila paramilitari, a dare l'ordine alle sue truppe di restare in riga e rispettare la vittoria dei due maggiori partiti di opposizione usciti vincitori dalle urne (il Ppp dei Bhutto e il Pml-N di Sharif) o appoggiare Musharraf che, nonostante abbia ammesso la sconfitta del suo partito (la Lega musulmana del Pakistan-Q), potrebbe, con l'aiuto dell'esercito, non rinunciare al potere.  Il presidente ha già annunciato che non intende dimettersi e teme l'impeachment che il nuovo Parlamento potrebbe avviare in relazione allo stato d'emergenza imposto a novembre, per premere sulla Corte suprema e ottenere l'avallo alla rielezione.  Il Ppp e il Pml-N chiedono inoltre l'annullamento di tutte le decisioni assunte da Musharraf alla fine 2007, durante le sei settimane di stato d'emergenza. A determinare chi comanderà in Pakistan non sarà tuttavia Musharraf ma il generale Kayani, considerato un moderato legato ad ambienti statunitensi.

Già capo dei servizi segreti pakistani (ISI), Kayani proviene dalla regione di Jehlum, una regione del Punjab, provincia nota per “sfornare” generali dell'esercito pachistano. La sua carriera militare è iniziata nel Punjab, ma ha incluso molteplici addestramenti militari negli Stati Uniti. Si è laureato presso l'accademia americana di Fort Leavenworth e condotto studi specialistici in materia di sicurezza presso l'istituto “Asia Pacific Center” alle Hawaii. A parte un breve mandato, negli anni ‘80, come consigliere militare dell'allora premier Benazir Bhutto, Kayani non ha mai voluto allearsi con alcuna formazione politica. Nonostante sia sempre stato vicino a Musharraf, non ha risparmiato critiche al presidente, ritenuto da Kayani responsabile di rovinare l'immagine dell'esercito pachistano per il suo modo strumentale di usare le truppe per scopi di politica interna. L'attuale Capo delle Forze Armate pachistane ha sempre negato ambizioni politiche e si è detto convinto della necessità di bloccare ogni ingerenza dell'esercito negli affari pubblici e nella società civile pachistana.
   

Sebbene sia un protetto di Musharraf, dal giorno della sua elezione Kayani ha letteralmente sovvertito le politiche finora portate avanti dal suo predecessore sotto il quale gli ufficiali dell'esercito, di ogni grado, contavano su di uno strapotere  utilizzato per esercitare pressioni politiche e ottenere vantaggi personali ai danni della popolazione.
Kayani ha innanzitutto proibito ai militari di incontrare personalità politiche e ha ordinato a tutti i suoi ufficiali che ricoprivano cariche civili di rassegnare le dimissioni. Il suo obiettivo dichiarato è quello di restituire all'esercito una nuova reputazione e professionalità: il compito dei militari, ha lasciato intendere il generale,  non è quello di manipolare la politica pachistana ma di assicurare la sicurezza interna al Paese sradicando il terrorismo. In concreto Kayani ha aumentato le azioni di contrasto agli attacchi delle formazioni islamiche radicali, delle cellule legate al terrorismo e dei gruppi tribali delle regioni di frontiera nel Nord-est e lungo il confine con l'Afghanistan. Operazioni che, secondo l'opposizione interna, erano trascurate dal suo predecessore, sovente accusato di chiudere un occhio sulle violenze degli estremisti.

Una linea, quella di Kayani, che si concilia perfettamente con quella di Washington che vede nel Pakistan un alleato strategico nella “lotta contro il terrore” e considera il nuovo Capo delle Forze Armate come una forza stabilizzante per il Paese asiatico. Secondo un articolo pubblicato sul New York Times, dopo la morte di Benazir Bhutto, l'amministrazione di George Bush ha giudicato insufficiente l'azione finora condotta da Musharraf contro l'azione dei militanti di Al Qaeda e dai gruppi Talebani che negli ultimi mesi hanno intensificato la loro azione in Pakistan. Gli Usa starebbero quindi valutando un cambio di strategia che necessiterebbe però l'autorizzazione del presidente Musharraf e del generale Kayani. Stando al quotidiano statunitense  il piano del Pentagono prevede un'operazione condotta dalla CIA e dagli uomini dai reparti della Special Operation Forces (SOF) volta a stanare le basi di Al Qaeda.  A fronte della possibilità che Musharr...


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