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LA RECESSIONE INCOMBE SULLA CAMPAGNA
I tre candidati davanti alla crisi economica



La ricca collezione di Stati conquistati da Barack Obama si arricchisce giorno dopo giorno. Anche il nero Mississippi si schiera dalla sua parte. Ennesima conferma che la razza, o se vogliamo l'etnia, è entrata a pieno di titolo in questa campagna. Insieme al genere, ovviamente. Che sia colpa, o merito (dipende dai punti di vista) di Obama, come sostenuto settimane fa da Bill Clinton, è tutto da dimostrare. Tuttavia è un dato di fatto. Il 90% degli afro-americani del Mississippi ha appoggiato il senatore dell'Illinois, ma soltanto un terzo dei bianchi l'ha seguito. In Mississippi, la composizione demografica ha fatto sì che quest'ultimo risultato, deludente, non incidesse sulla sua vittoria. Sarà interessante verificare se il sostegno ad Obama si caratterizzerà sempre più in senso etnico e quali saranno le conseguenze di un eventuale raffreddamento dell'elettorato non afro-americano sulle sue possibilità di ottenere la nomination più combattuta e appassionante della Storia. Dopo il Mississippi si guarda alla Pennsylvania, ma con un mese abbondante di tempo. I numeri stanno con il quarantaseienne delle Hawaii. Il 61% dei Democrats del Mississippi l'hanno premiato (37% per Hillary), permettendogli di guadagnare un'altra manciata di delegati di margine nei confronti della sua indomita contender. Obama ha vinto 29 Stati su 44, ma non basta. Alla sua variegata collezione mancano le perle più preziose (California, New York e Texas) e ciò consente alla Clinton di tallonarlo nonostante una serie infinita di sonore sconfitte.

Forse giunge provvidenzialmente la prima vera sosta dall'inizio di queste compresse ed intensissime primarie.  Una pausa farà bene agli elettori Democratici, finora entusiasti ma a rischio indigestione rispetto ad una sfida che procede da due mesi a tappe forzate e con gli stessi protagonisti perennemente sulla scena. Farà bene ai candidati e al Partito, per riflettere sul modo più rapido ed elegante per uscire dall'impasse in cui si sono venuti a trovare. Tuttavia, appare estremamente improbabile che uno dei due competitor possa fare un passo indietro. Praticamente impossibile. Se Bill Clinton rilancia il dream ticket, ritenendo la coppia Hillary-Barack imbattibile per qualsiasi avversario, Obama fa sapere che la vice-presidenza non gli interessa. La sensazione che i superdelegates saranno decisivi si è ormai tramutata in una mezza certezza. Certo, il processo elettorale pre-Denver conserva un peso rilevante, poiché suscettibile di conferire la legittimazione popolare al candidato che saprà conquistare chiaramente sia il maggior numero di delegati che di elettori.

Proprio dal fronte superdelegati è giunta la novità più rilevante degli ultimi giorni. Eliot Spitzer l'integerrimo governatore dello Stato di New York, oltre che superdelegate pro-Clinton, dopo aver costruito la sua carriera politica sulla strenua opposizione a qualsiasi forma di vizio e malcostume, si è fatto coinvolgere in un giro di prostituzione di altissimo bordo. Incastrato (pare) dai Repubblicani, intercettato dall'Fbi e messo alla berlina dal New York Times, a Spitzer, ormai tristemente noto come cliente numero 9, non è rimasto altro che chiedere perdono ai cittadini e alla moglie, riconoscere pubblicamente i propri errori e rassegnare le dimissioni. Il plausibile declino politico dell'ex procuratore di New York, acerrimo nemico della corruzione finanziaria nella Grande Mela, potrebbe avere un peso sulla campagna Democratica, privando la Clinton di un potente e rispettato alleato. Una settimana che era nata male per Hillary, sconfitta pesantemente nei pur ininfluenti caucus del Wyoming, dopo essere stata parodiata dal  Saturday Night Live, un programma comico e di varietà che viene trasmesso settimanalmente il sabato sera in seconda serata sulla NBC. Il popolarissimo programma ha scimmiottato lo spot elettorale della Clinton, che la mostrava pronta e preparata nel risolvere le crisi incombenti sul futuro dell'America a fronte di un Barack Obama spaesato e inesperto. Colore certo, ma di ottima qualità.

Tuttavia, il caso Spitzer potrebbe ben presto essere derubricato a semplice episodio di colore nell'eventualità che il pericolo recessione che incombe sugli Usa assumesse i caratteri dell'imminenza. Una tematica di tal fatta potrebbe realmente scompaginare gli equilibri assai labili su cui si regge non solo la lotta intra-democratica ma l'intera stagione elettorale 2008 (presidenziali e rinnovo parziale del Congresso). Un'inchiesta dell'istituto di ricerca Zogby International, ripreso da Usnews.com, indica in Hillary Clinton e John McCain i due candidati più adatti a gestire l'America in recessione. Fra gli intervistati che si sono dichiarati elettori Democratici, la senatrice di New York ha sopravanzato Obama di 13 punti.

L'ultima volta che gli...



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