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CLINTON E MCCAIN. L’ENDORSEMENT DEL NEW YORK TIMES
Le scelte dell'autorevole redazione newyorkese




(pagina 2)

... e, ai candidati repubblicani superstiti vengono rimproverati l'indeterminatezza della loro proposta di exit strategy dall'Iraq, il rifiuto di rompere nettamente con la politica economica di Bush ed il tentativo di cambiare in senso decisamente conservatore la Costituzione tramite il controllo della Corte Suprema. Una scelta deve essere tuttavia compiuta. John McCain è quanto di più distante da George W.  Bush si possa trovare in campo repubblicano. Come la Clinton, ha una tradizione di collaborazione bypartisan, difende i valori americani di inclusione ed eguaglianza in tema di immigrazione e, cosa che negli States non guasta mai, è un vero eroe di guerra. In tema di sicurezza nazionale non teme confronti, ha avuto ragione sostenendo la necessità di rinforzare il contingente americano in Iraq, è stato tra i primi a parlare seriamente di riscaldamento globale e sostiene, sempre in polemica con il non amatissimo attuale inqulino della Casa Bianca che lo estromise non troppo limpidamente dalla corsa presidenziale nel 2000, che le qualità morali di una nazione si deducono da come questa tratta i prigionieri nemici in tempo di guerra. Si potrebbe aggiungere un ulteriore annotazione; secondo i dati a disposizione, il senatore dell'Arizona sarebbe l'unico repubblicano che al momento se la giocherebbe alla pari sia con la Clinton che con Obama in un testa a testa presidenziale.



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