Non tutti gli italiani sono entusiasti della vittoria di Silvio Berlusconi ma la grande maggioranza degli osservatori, qualunque sia la loro opinione sul “Cavaliere”, concordano nel dirsi soddisfatti di un dato emerso dal risultato delle elezioni parlamentari del 13 e 14 aprile: la nascita del bipartitismo. (…) Ma la nuova struttura che sembra essersi formata è quella di un bipartitismo senza partiti. Poiché le due formazioni che si presume debbano costituirne l'ossatura sono tutto tranne che dei partiti classici.
Il Ministro per le Relazioni con Parlamento spiega, in un'intervista a Le Figaro, la riforma costituzionale che il governo si accinge a varare. Il sistema istituzionale è alla frutta. È necessario – dice – ridare valore al Parlamento sul governo e critica l'ostruzionismo della sinistra.
“Annus horribilis”. Così, Jean d'Ormesson, dell'Académie française, definisce il primo anno all'Eliseo di Nicolas Sarkozy. Secondo l'autorevole esponente della cultura francese, il Presidente ha commesso almeno tre errori: lo stile poco presidenziale, l'incoerenza delle scelte di governo e la sottovalutazione delle conseguenze della crisi finanziaria internazionale sul suo progetto riformatore.
All'inizio del nuovo millennio, pochi anni fa, l'ottimismo era di casa, le grandi tirannie che avevano sconvolto il ventesimo secolo erano crollate per sempre ed il mondo veniva da un decennio di crescita economica. I Millennium Development Goals, quando vennero annunciati nel 2000 dalle Nazioni Unite, rispecchiavano lo spirito dell'epoca. Similmente a quello spirito, oggi essi stanno tramontando. Quasi impossibile che entro il 2015 l'estrema povertà nel mondo possa essere dimezzata, così come appare improbabile che gli ambiziosi obbiettivi in tema di salute, educazione e sviluppo proposti dalla Dichiarazione del Millennio abbiano chances di concretizzarsi. La situazione è particolarmente drammatica per l'Africa Sub-Sahariana, dove nessun Paese è in linea per raggiungere gli obbiettivi entro il fatidico 2015. Lo stesso segretario generale dell'Onu, Ba Ki-Moon, ha dovuto prenderne atto.
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