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L'atteso e difficile discorso di Berlusconi
foto FT: attacco a Tremonti, chiudere in un angolo il Premier. Poi salta il Paese
LA PESTE "SOCIALISTA",
LE CRONACHE GIUDIZIARIE
LA SPECULAZIONE CONTRO L'ECONOMIA ITALIANA


Critica Sociale

Non si riesce a comprendere il comportamento suicida del mondo politico e giornalistico italiano che sembra preso dal panico di fronte al durissimo, ma atteso, attacco speculativo contro l’Italia e contro l’Euro.
Sembra di assistere a una corsa impazzita verso le uscite in un cinema in fiamme, dove il calpestarsi l’uno sopra l’altro lascia più vittime sul terreno delle stesse fiamme.
Fino a pochi giorni fa, su richiamo del Capo dello Stato, governo e opposizione hanno dato prova di compattezza per respingere l’annunciata aggressione finanziaria al nostro Paese, approvando, pur nella distinzione delle proprie posizioni, la manovra di economia pubblica che punta entro un triennio a mettere in pareggio il bilancio dello Stato.
Una manovra che è stata giudicata utile dalla stessa Merkel e che ha consentito alla UE di dichiarare al sicuro la situazione finanziaria italiana.
Poi iniziano le cronache giudiziarie, a destra e a sinistra, su cui la magistratura sta lavorando, e che daranno i loro risultati. Ma intanto questo basta per gettare tutto nuovamente nello scompiglio, come se fosse un problema di pollaio nostrano, e non un corso geopolitico internazionale che riguarda in particolare l’area Atlantica:  anche l’accordo sul deficit raggiunto dal Presidente Obama non ha risollevato le sorti dei mercati dove proseguono i raid  del fronte speculativo.
In questa situazione  è necessario tenere bene a mente che l’attacco al ministro Tremonti non nasce con l’affare Milanese (che lo inasprisce), ma inizia ben prima con argomenti che criticano la sua linea in quanto “socialista” e proprio all’interno del PDL. “Un socialista al Tesoro” scrivevano i giornali del centro-destra, per evocare la propensione antropologica al malaffare e all’imbroglio, quasi fosse una “peste” di cui ancora non ci si è liberati, per tornare a “crescere” privatizzando, ma senza domandarsi chi abbia i soldi per comprare. Una linea stravagante che porta di filato - senza pareggio di bilancio - o alla patrimoniale o alla bancarotta.
Sul  crescente antisocialismo di destra e di sinistra  si sta nuovamente sfarinando la coesione che la priorità della sicurezza nazionale vorrebbe ben salda attorno al Governo e nel Parlamento, al di là dei colori di parte, per reagire con stabilità e unità a centri di influenza politica, esterni alla politica democratica, che sembrano oggi più autonomi e possenti degli stessi Stati nazionali.
Domani il Presidente Berlusconi prenderà la parola di fronte alle Camere e ci auguriamo che interrompa questo impazzimento, con un richiamo a fare quadrato e  che riprenda i ripetuti moniti alla coesione del Presidente Napolitano, unico modo per “tenere botta” a un assalto continuo e incessante.
Non è questione di “affitti in nero”, che sono invece normalissimi contributi alle spese (pratica diffusa e lecita) per occupare spazi abitativi che potessero offrire, o che siano stati ritenuti erroneamente capaci di offrire, riservatezza a chi, come il Ministro del Tesoro italiano (chiunque egli sia), cerca di riservarsi, essendo, immaginiamo, “radiografato” da tutto un mondo internazionale di spioni più o meno (più meno che più) in modo lecito dalla mattina alla sera. In tempi come questi, peraltro.
Il Financial Times, scendendo al livello di Travaglio e del Fatto Quotidiano, scrive oggi dell’ ”azzardo di un affitto a Roma” e si chiede perchè il ministro abbia sentito la necessità di "pagare l’affitto in contanti piuttosto che tramite bonifico o assegno” e che questo rende tout-court “la manovra economica non credibile sui mercati” perchè “gli italiani meritano un comportamento migliore da parte di un ministro delle Finanze che aumenta loro le tasse”. Le banconote non erano false, pensiamo, ma stampate dalla zecca della Banca Centrale europea. Tremonti deve chiarire meglio i rapporti col suo collaboratore, sollecita Ferrara, proponendo di scendere per risalire in sella, in segno di “sottomissione” per avere salva la vita. Scherza?
La realtà effettiva è che si fa del falso moralismo per menare il can per l’aia, e non è questo il momento per fare scuola di danza sul ciglio del baratro.
Chi è fuori dall’euro vuole il default dell’Italia, come della Grecia, della Spagna, del Portogallo, e così via, fino all’isolamento tedesco e all’esplosione della moneta unica.
Gli argomenti usati sono gli stessi di due settimane fa, quando un primo assalto è stato fermato dalla sospensione delle vendite allo scoperto e dal “miracolo” dell’approvazione della manovra in una settimana in Parlamento.
Ma evidentemente le forze antinazionali non sono solo all’esterno del Paese, ma anche strumentalmente attive dentro il Paese. L’antisocialismo di ritorno (ancora la scorsa settimana, dopo gli epiteti antisocialisti della Bindi, anche Libero s’è messo a dare del “picchiatore rosso”, dello “strozzino”, del “violento” e del "doppiogiochista che ha aperto la strada alla reazione fascista", a Giacomo Matteotti con due pagine che, dichiara soddisfatto il quotidiano, “incrinano un mito”)  è uno dei grimaldelli usati per cercare di scardinare la tenuta del sistema e aprile la strada al saccheggio dei risparmi di massa e di altri beni da portar via all’asta.
Una situazione che sembra sempre più richiamare la crisi del 92-94 che gettò il Paese in una crisi di sistema non ancora superata e da cui è urgente uscire perchè solo la politica in generale, a partire dalla politica nazionale, può rimettere in riga l’economia, italiana ed europea. Non viceversa. Altrimenti è lotta di classe “mediterranea”. E caos per tutti.

   


Giustizialisti incalliti (a sinistra) e falsi garantisti (a destra) uniti nella lotta. Alle riforme
IL RITORNO DEGLI ANTISOCIALISTI
NELLA CRISI DELLA 2a REPUBBLICA


di Francesco Colucci

L’improvviso revival di antisocialismo che sembra tornare di moda sia nella sinistra (non è una novità) che nel centro destra (dove invece alcune sue componenti, per convenienza politica, avevano messo la sordina ai toni usati nel biennio 92-94) è certamente un sintomo della crisi non solo politica, ma di sistema che attraversa la “seconda repubblica” nata dalla liquidazione dei partiti democratici, “in primis” dei socialisti e di Bettino Craxi.
Ciò significa che tante ambiguità che hanno convissuto per vent’anni cominciano ad emergere portando con sè nodi che vengono al pettine e che devono essere finalmente sciolti.
Un punto di chiarezza  lo  offre un criterio guida per noi sempre valido: i nemici del socialismo sono coloro che vivono e lucrano sulle diseguaglianze. Viceversa il socialismo è la storia organizzata delle battaglie per la Libertà e per l’Eguaglianza. Da secoli e in tutta Europa.
Ricevendo in udienza pochi giorni fa la delegazione della Critica Sociale per l‘anniversario dei 120 anni della sua fondazione, il Presidente Napolitano ha concesso il suo Alto Patronato alla Rivista e ha riconosciuto in tal modo il valore del contributo dato dalla cultura e dall’azione del riformismo socialista alla costruzione della Nazione e alla nascita della Repubblica. Un segno che per il prestigio morale che ha fatto meritare al Presidente Napolitano la fiducia ormai unanime degli italiani e la stima internazionale, non può che darci sollievo e conforto per aver tenuto fede - in mezzo a ogni travaglio -  a principi che hanno contribuito, al pari di altre tradizioni democratiche e popolari, al progresso della civiltà istituzionale e sociale del Paese, dalla Unità, alla lotta al nazifascismo, alla Repubblica, sia nel governo che in Parlamento.
Stupisce maggiormente, in questo quadro, che chi per anni ha accusato in modo dogmatico, fino alla petulanza, i socialisti che mossi da propria coerenza politica hanno compiuto una scelta differenziata dalla loro, dopo la crisi della prima repubblica (peraltro condivisa dalla maggior parte degli ex elettori del PSI), oggi, pur trovandosi “dalla parte giusta”, a sinistra, tacciono di fronte all’antisocialismo di matrice razzista e greve del Presidente del PD, partito della medesima coalizione.
Anche nel centro-destra si sono alzate voci antisocialiste, in un rigurgito di estremismo di vecchia destra reazionaria, col risultato di allontanare i voti dei moderati compresi quelli di  tanti socialisti che hanno sostenuto il PdL nelle passate elezioni. Ma le reazioni socialiste in questo caso non sono mancate e sono state puntuali e immediate
Nella difesa dell’onore, che forse non noi personalmente, ma che la nostra storia merita, non ci debbono essere distinguo o prudenze. Un limpido esempio ce lo lascia Sandro Pertini agli inizi degli anni ’80 quando reagì con forte decisione a Nino Andreatta definendo “disgustoso” il suo discorso nell’aprile del 1982 con cui accusò il PSI di “nazionalsocialismo”, e costringendo l’ esponente della sinistra democristiana a ridicole rettifiche (“ho invertito aggettivo e sostantivo perchè parlo inglese”).
Tantomeno oggi non si può non  condannare con gravità chi, a destra come a sinistra,  ingiuria senza averne titolo morale.  A maggior ragione, poi, se ciò accade con la grossolanità e con l’ignorante razzismo di chi giudica una componente della democrazia italiana, più che una singola personalità (ricoprendo in modo inadeguato il vertice rappresentativo di un grande partito), usando espressioni e apprezzamenti che sono smentiti  dall’impegno dei socialisti sin dall’Unità d’Italia per la costruzione della nuova società nazionale  e, successivamente,  per il suo costante progresso.


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CRITICA SOCIALE
Rivista fondata nel 1891 da Filippo Turati
Alto Patronato della Presidenza della Repubblica

Direttore responsabile: Stefano Carluccio

Reg. Tribunale di Milano n. 646 del 8 ottobre 1948
edizione online al n. 537 del 15 ottobre 1994

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