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L'Europa, Le Banche - Appunti
foto Bd'I - Chi vince, chi perde, chi perde e vince
LA CRISI DELLE NAZIONI
E I POTERI FUORI CONTROLLO
(scarica la Galleria fotografica della nuova sede della Critica Sociale)


di Rino Formica 

“Le Ragioni di Stato”  nelle mani dei banchieri.

Nel ‘900, dopo la prima guerra mondiale, vi fu una ondata di umanesimo universalista ed un forte discredito della “ragione di Stato nazionale”. Durò poco l’illusione di una moralità internazionale che potesse oscurare l’amorale realismo delle nazioni.
Con la fine della seconda guerra mondiale, si trovò un punto di equilibrio tra l’autodeterminazione dei popoli e l’antico concetto della sovranità nazionale.
Ma il  crollo di uno dei pilastri garanti  dell’equilibrio mondiale non ha dato forza all’umanesimo universalista, né ha distrutto le ragioni di Stato, ma ha generato un nuovo conflitto tra “ragione di Stato universalista” senza legittimazione democratica e “ragione di Stato nazionale” con legittimità popolare.
Questo conflitto è destinato ad esaltare le tendenze autoritarie ed incontrollabili delle “ragioni  di Stato universaliste” e a frantumare le “ragioni di Stato nazionali” con scomposizioni e ricomposizioni di nuove entità territoriali.
Se in passato l’umanesimo universalista cedette il campo alla “ragione di Stato nazionale” per mancanza di realismo, oggi la “ragione di Stato universalista” può distruggere le “ragioni di Stato nazionali”. E’ la bomba nucleare nel cielo dei popoli e delle democrazie.
Se è questo l’incerto orizzonte che tormenta la nostra vista, la soluzione non è un ritorno al vecchio equilibrio tra modello democratico occidentale ed esperienza sovietica.
Occorre una revisione della teoria della “ragione di Stato nazionale” più compatibile con la maturazione etica dei popoli, ed occorre una azione politica coordinata tra le nazioni per escludere dall’esercizio della “ragione di Stato universalista” le forze del potere non  controllate e non  controllabili dai popoli.
Insomma per riassumere:  è vero che in politica non valgono le prediche ma  sono “gli ordini” che cambiano la storia. Resta, però, aperto l’eterno problema: chi da’ gli ordini e chi paga se gli ordini sono sbagliati?
E’ questa la domanda alla quale sfuggono  coloro che a destra e a sinistra attendono  le lettere della BCE.
La Chiesa universale ha percepito la questione.
Il vecchio internazionalismo socialista è disarmato perchè non si attrezzò con la ricerca teorica e con la sperimentazione pratica per superare il socialismo reale ed il compromesso socialdemocratico.
Se la sinistra non è  in condizione di pensare e di agire, non le resta che cantare nel coro della Chiesa.
Può farlo, ma deve sapere che ci vorranno molti decenni per tornare a governare in prima persona.

                                          ...................................

Chi vince, chi perde, chi perde e vince

La nomina del Governatore ha chiuso un problema minore (chi ha vinto, chi ha perso) e ne ha lasciato aperto uno enorme: i governi nazionali - nella attuale crisi finanziaria ed economica continentale e globale - che strumenti hanno per influire e orientare le soluzioni atte ad impedire il declino nazionale?

La posizione del banchiere centrale nazionale nella Bce è un elemento non unico ma decisivo per affermare le vitali ragioni nazionali. Cerchiamo di far emergere le questioni ancora sommerse partendo dal “chi vince, chi perde e chi perde e vince”.

Chi vince

a - Il Presidente della Rapubblica perchè ha impedito interferenze esterne (nazionali e internazionali) per condizionare le procedure formali e sostanziali previste dalla legge sulla nomina del Governatore.

b - La Banca d’Italia perchè ha evitato l’ingresso di un esterno alla guida della più esclusiva e separata struttura istituzionale del nostro Paese.

Chi perde

a - Il Presidente Berlusconi perchè invischiato in mille promesse elargite in tutte le direzioni e a favore di tutti i candidati.

b - L’autocandidato Bini Smaghi e il suo variegato gruppo di sostegno (da Sarkozy alle piccole consorterie locali)

c - Tutte le forze politiche e sociali (rappresentate e non) e tutti i grandi organi d’informazione. Si è dimostrato che fanno molto rumore e contano poco. In una società destrutturata tutti sono deboli.

Chi perde e vince

a - Tremonti che non ottiene la designazione di Grilli, ma liquida il candidato di Berlusconi e il candidato di Sarkozy. Quando un ministro impedisce al Presidente del Consiglio e ad un Capo estero di realizzare i loro disegni, mostra di avere forza politica, ma segnala anche una situazione di Governo che fa riflettere.

b - Bossi che ha condizionato Berlusconi ottenendo dall’interno del Governo un risultato che poteva essere ascritto come successo dell’opposizione.

Questo il quadro formale.

Ma quali sono i problemi aperti e non risolti che potranno riscrivere l’ordine dei vincenti e dei perdenti?
a - L’integrazione politica europea è una questione in bilico. L’alternative è tra piccoli passi avanti, o precipitosa retromarcia.

b - La Bce non è in condizione di forza per fronteggiare la crisi politica dell’Europa.

Nella Bce si vota secondo il principio: una testa-un voto. La "testa-Italia" (il Governatore Visco) ed il "voto-Italia" a quale autorità italiana risponderanno? Al Governo o a un proprio pensiero autonomo? Domanda per ora senza risposta.

Tremonti aveva tentato di porre il problema del rapporto Parlamento-Governo-Banca d’Italia -Bce. Ma non ha avuto la forza di andare sino in fondo, perchè su questa via c’è l’ostacolo della debolezza strategica della politica governativa.

Tremonti pensava di aggirare il nodo politico occupando posizioni dominanti.
Non basta più.

(R. F.)



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CRITICA SOCIALE
Rivista fondata nel 1891 da Filippo Turati
Alto Patronato della Presidenza della Repubblica

Direttore responsabile: Stefano Carluccio

Reg. Tribunale di Milano n. 646 del 8 ottobre 1948
edizione online al n. 537 del 15 ottobre 1994

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