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Elezioni USA e crisi globale
foto Merito, giustizia sociale e mobilità del lavoro
L'AGENDA RIFORMISTA
DOPO LA VITTORIA DI OBAMA


Dopo tanto discutere sulle possibilità di Mitt Romney di conquistare gli swing states che gli avrebbero garantito la vittoria, il voto reale ha premiato Barack Obama. Nonostante il peso delle difficoltà economiche, spesso letali per il presidente in carica, i Repubblicani non sono riusciti a riconquistare la Casa Bianca. Il fattore demografico ha senz’altro contato, come nel 2008. L’America cambia ed è innegabile che il voto delle minoranze etniche (ma ha senso parlare di minoranze etniche negli Usa?) abbia avuto un peso nelle due vittorie del candidato Obama. Ma l’associazione automatica e ineluttabile del “voto etnico” al campo progressista è una semplificazione e il futuro potrebbe riservare delle sorprese, sia in America che in Europa.
La vittoria di Obama potrebbe, e dovrebbe, rinvigorire le prospettive riformiste e progressiste anche in Europa. Ovviamente con le dovute differenze di contesto. Se in America il termine “socialismo” evoca l’intrusione incontrollata dello Stato nella vita privata dei cittadini, in Europa assume una connotazione ben diversa. A parere di Kevin Hickson (Fabian Society), la riaffermazione della cultura politica socialista dovrebbe poggiare sulla sua natura intrinsecamente liberale e sulla riscoperta dei valori democratici. Quello stesso socialismo liberale che il celebre sociologo Zygmunt Bauman considera utile ispirazione per una politica chiamata a riscattarsi per evitare che la crisi globale degeneri in una “guerra per le risorse”. Per scongiurare i peggiori scenari, i principi della buona politica dovranno tuttavia essere accompagnati da proposte specifiche su come risollevare le economia nazionali in nome della giustizia sociale (e generazionale) e delle pari opportunità di partenza.
Del resto, come rileva Jacob Funk Kirkegaard del Peterson Institute, i livelli della disoccupazione in diversi paesi europei, Grecia, Spagna e Italia in particolare, mettono in rilievo la necessità di interventi governativi per facilitare l’accesso all’impiego dei giovani. Secondo un altro stimolante punto di vista espresso da Sharun Mukand, professore di Economia alla Warwick University, in un mondo sempre più integrato a livello tecnologico e culturale, e in cui la globalizzazione del commercio di beni e capitali sta rapidamente raggiungendo i limiti di saturazione, non è più concepibile che i decisori politici ignorino gli enormi benefici che deriverebbero da una maggiore mobilità internazionale dei lavoratori.



Riformismo liberale e giustizia sociale
IL SOCIALISMO OGGI

Nel 1974, Tony Crosland, che Kevin Hickson (Fabian Society) definisce il più importante intellettuale laburista del dopoguerra, scrisse la sua opera fondamentale, "Socialism Now". Hickson trae spunto da quel lontano volume per rilanciare la necessità del socialismo nelle attuali condizioni di una democrazia post industriale come la Gran Bretagna. Una affermazione secca, volta a scuotere la leadership laburista ma anche a riaffermare il valore di una tradizione politica che molti esponenti della sinistra occidentale hanno da tempo archiviato, alla ricerca di nuove, quanto indefinite, formule per modificare il progressismo riformista e "adattarlo" alle mutate condizioni del XXI secolo.



Il sociologo Bauman sugli effetti della crisi
"SARA' GUERRA PER LE RISORSE"

di Barbara Ciolli, Lettera 43

A 87 anni, il sociologo che ha descritto le metamorfosi del capitalismo e l'esplodere della società dei consumi gira il mondo senza sosta per lezioni e conferenze. Ma le sue radici sono lì, nella culla del socialismo liberale, nel quale non ha mai smesso di credere.



Un problema più complesso di quanto sembri
LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE IN EUROPA

I livelli della disoccupazione in diversi paesi europei, Grecia, Spagna e Italia in particolare, mettono in rilievo la necessità di interventi governativi per facilitare l'accesso all'impiego dei giovani. Recentemente l'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che riunisce buona parte dei paesi industrializzati, ha reso pubblici dati davvero allarmanti. Nell'area dell'euro i giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni raggiungono il 22% del totale, ma se in Germania rappresentano solo l'8% nei paesi mediterranei il quadro è ben peggiore.



Serve più mobilità del lavoro
MIGRAZIONI INTERNAZIONALI

Quotidianamente, i politici con responsabilità di governo, gli economisti e i commentatori si confrontano (e scontrano) sulle misure necessarie per rilanciare la crescita globale, sempre che il rilancio sia un obiettivo plausibile. Tuttavia, pochi si soffermano sugli effetti positivi che potrebbe avere una riforma che allentasse le restrizioni alla mobilità internazionale del lavoro. Lo dimostra dati alla mano Sharun Mukand, professore di Economia alla Warwick University, e autore di un paper che, pubblicato da Chatam House, valuta le implicazioni politiche e le preoccupazioni culturali di un programma per la mobilità internazionale del lavoro.



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CRITICA SOCIALE
Rivista fondata nel 1891 da Filippo Turati
Alto Patronato della Presidenza della Repubblica

Direttore responsabile: Stefano Carluccio

Reg. Tribunale di Milano n. 646 del 8 ottobre 1948
edizione online al n. 537 del 15 ottobre 1994

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