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L'Europa spiazzata dal "caso Italia"

Rassegna Online - 2013-02-25
Rivista storica del socialismo fondata da Filippo Turati. Alto patronato del Presidente della Repubblica nel 120° anniversario (1891-2011)

 
ARCHIVIO STORICO
La Collezione dal 1891 al 1926
LA RIVISTA
I numeri pubblicati
 

Dopo il voto italiano
L'EUROPA E LE SCOMODE VERITA'

Con il suo scatto di nervi elettorale l'Italia in realtà travalica la dimensione nazionale dello scontento per mettere l'Europa, sempre sfuggente, di fronte a una serie di verità scomode, di nodi volutamente irrisolti che cominciano, come si vede, a venire al pettine. E rischiano di rimettere in croce l'euro non tanto per la riesplosione della questione italiana quanto perché l'Italia, terza economia del club, mette a nudo tutti i problemi della moneta unica finora rappezzati a metà oppure accortamente tenuti sotto il tappeto.
Il voto di domenica racconta molto di più della diffusa insofferenza verso la politica del rigore e delle tasse in un paese prostrato da recessione e disoccupazione. Esprime la rivolta contro i bramini di un sistema che, dopo aver deciso di entrare nella moneta unica, non ha fatto le scelte conseguenti per restarci: non si è modernizzato, né auto-riformato, non si è "sborbonizzato" né liberalizzato per diventare più competitivo mettendosi al passo con i partner. Creando così nella gente la falsa illusione che si potesse sempre tirare a campare come prima perpetuando grandi e piccole rendite di posizione senza mai pagarne lo scotto.
Invece no. Ma gli italiani non sono i soli in Europa a non aver fatto i conti con la scelta della moneta unica. È da qui che esplode il dilemma: «Più o meno Europa», «Stare o non stare nell'euro». Il dilemma non è solo italiano ma è la domanda proibita, molto più diffusa di quanto non si creda, tra i membri del club e aspiranti tali.Nasce e cresce in un quadriennio di crisi, capace di offrire solo la risposta dogmatica del rigore e delle riforme forzate alla tedesca, senza gli ammortizzatori della crescita e men che meno della solidarietà intra-europea. Addirittura senza, se del caso, il ricorso alla normale dinamica democratica in nome di una presunta più efficace opzione tecnocratica. Il tutto mentre si accentua la frattura Nord-Sud e l'Europa e la sua industria non cessano di perdere quote sul mercato globale.
I sacrifici non piacciono a nessuno. Men che meno a chi in giro per le sue capitali, non a torto, nota che «l'Europa ha i soldi per salvare le banche ma non per far ripartire crescita e lavoro». I mercati, d'altra parte, hanno bisogno di certezze sulla futura tenuta e integrità dell'euro per recuperare la calma. Basterà e fino a quando la garanzia Draghi ora che l'Italia rischia di scoperchiare il vaso di Pandora dei troppi problemi irrisolti dell'euro e dell'Unione? Proprio mentre dovunque si disgrega il consenso popolare all'Europa, paradossalmente la moneta unica ha bisogno, per resistere ai suoi guai interni, di accelerare sull'integrazione varando la triplice unione, bancaria, di bilancio e politica.  (Da Il Sole 24 del 27 febbraio)  

L�analisi della New York Review of Books
L�ITALIA PUO� CAMBIARE?
Tim Parks
 

Cosa significa per un paese cambiare profondamente? Come vivono i cittadini un reale cambiamento? E, ancora, cambiare la propria natura è necessariamente un fatto positivo? Quando la crisi greca ha messo in chiaro che essere membri dell’Eurozona non significa avere accesso a un credito illimitato e alle stesse condizioni di Germania e Francia, l’Italia è finita nei guai. Dopo 13 mesi di governo Monti ed elezioni inconcludenti le risposte restano al momento scoraggianti L’Italia può cambiare? Forse, ma per il momento non ha l’intenzione di farlo.

Servono nuove priorit� di investimento
IL WELFARE CONSERVATORE
Patrick Diamond
 

I giovani partecipano sempre meno al processo elettorale lasciando alle fasce più mature la possibilità di tutelare i propri interessi conservativi mediante il voto. Nelle democrazie europee il tasso di partecipazione elettorale sta calando in misura maggiore tra i giovani e gli indigenti piuttosto che tra gli anziani e benestanti. Allo stato attuale delle cose, la più seria minaccia per la giustizia sociale in Europa appare legata alla cristallizzazione delle strutture del Welfare state, perpetrata dalla capacità dei tradizionali gruppi beneficiari delle sue prebende di bloccarne l’evoluzione verso nuovi equilibri.

 
 

L�addio di un papa ingombrante
LA VITTORIA DI MACHIAVELLI
Mario Vargas Llosa

In una epoca nella quale le idee e i ragionamenti contano molto meno dell’immagine e dei gesti, Ratzinger è stato l’anacronistico esponente di una specie in via di estinzione: l’intellettuale. La decadenza e la mediocrità della Chiesa, che hanno evidenziato la solitudine di Benedetto XVI, non sono soltanto alla base della sua scelta estrema, ma appaiono come inquietanti spie dello scarso peso attribuito dalla nostra triste epoca a vita spirituale, valori etici e cultura.

 











Direttore Responsabile: Stefano Carluccio.
Registrazione Tribunale di Milano numero 617 del 26 novembre 1994
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