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Il modello tedesco divide l'Europa

Rassegna Online - 2013-05-30
Rivista storica del socialismo fondata da Filippo Turati. Alto patronato del Presidente della Repubblica nel 120° anniversario (1891-2011)

 
ARCHIVIO STORICO
La Collezione dal 1891 al 1926
LA RIVISTA
I numeri pubblicati
 

le scelte di polItica economica tedesche non possono essere replicate in tutti i Paesi
GERMANIA, MIRACOLO GLOBALE MA ANCHE UNA SFIDA ALL'EUROPA

 

di Carlo Bastasin 

L’intera crisi dell’euro ha nascosto una domanda fondamentale, che mette in dubbio sia la diagnosi, sia la cura adottate in questi anni. Il successo dell’economia tedesca origina da scelte politiche intelligenti e lungimiranti, che possono essere replicate altrove, o e’ invece la conseguenza di scelte industriali e finanziarie private che rappresentano un caso unico, che ne’ la Grecia, nè la Francia, nè la Gran Bretagna nè l’Italia sono nelle condizioni di riprodurre?
In uno studio pubblicato per Brookings Institution ho cercato di ricostruire il segreto del successo tedesco partendo dalle singole riforme, dalle storie delle singole imprese o banche, per arrivare ai grandi fenomeni politici e sociali dell’ultimo quarto di secolo. Il risultato più sorprendente e’ che la straordinaria trasformazione dell’economia e della società tedesca non sono la conseguenza diretta delle riforme degli anni Duemila, come e’ diventato invece normale osservare, ma della reazione spontanea di grandi imprese e grandi banche al deterioramento dell’economia tedesca pochi anni dopo l’unificazione tedesca (1989) e in alcuni casi addirittura prima di essa. L’intera crisi dell’euro ha nascosto una domanda fondamentale, che mette in dubbio sia la diagnosi, sia la cura adottate in questi anni. Il successo dell’economia tedesca origina da scelte politiche intelligenti e lungimiranti, che possono essere replicate altrove, o e’ invece la conseguenza di scelte industriali e finanziarie private che rappresentano un caso unico, che ne’ la Grecia, nè la Francia, nè la Gran Bretagna nè l’Italia sono nelle condizioni di riprodurre?

Carlo Bastasin is a visiting fellow in the Global Economy and Development and Foreign Policy programs at Brookings. L’articolo è tratto dal blog del Sole 24 ore e da parti del paper per la Brookings

(clicca il titolo per seguire l'articolo e la copertina per scaricare il PDF del paper)

Una sorta di versione invertita del problema tradizionale della credibilità
LA FAVOLA DELL'AUSTERTY NON CROLLA DORME NELLA TRAPPOLA DELLA LIQUIDITA'
Paul Krugman
 

Nicholas Crafts, professore di Economia all’Università di Warwick, recentemente ha scritto sul blog Vox un articolo molto interessante sulla politica economica della Gran Bretagna negli anni 30. Il succo è che la politica monetaria all’epoca trainò la ripresa usando il canale delle aspettative: la Banca d’Inghilterra riuscì a essere credibile nella sua promessa di essere irresponsabile, cioè di generare inflazione.

Ma come ci riuscì? Secondo Crafts, in due modi: la Banca centrale non era indipendente, ma solo una branca del Tesoro britannico, e il Tesoro aveva notoriamente la necessità di generare un po’ di inflazione per far scendere il livello del debito pubblico.
Ryan Avent, dell’Economist, è rimasto, come me, favorevolmente colpito dall’articolo di Crafts. Sono rimasto un po’ disorientato, però (tanto per suonarmi la grancassa da solo), dal riferimento – che leggendo l’articolo di Crafts mi era sfuggito, ma che Avent ha ripetuto ed enfatizzato nel suo articolo del 13 maggio – all’«approccio da manuale» di innalzare le aspettative di inflazione per sfuggire a una trappola della liquidità.
Una sorta di versione invertita del problema tradizionale della credibilità

(clicca il titolo per seguire)

Proseguono nell'Eurogruppo le trattative sull'introduzione del Bail-in
SARANNO I RISPARMIATORI A SALVARE LE BANCHE IN CRISI? L'IDEA DI DIJSSELBOEM E LA NOSTALGIA PER JUNKER
Caroline de Gruyter

La nomina di Dijsselbloem a presidente dell’Eurogruppo è stata architettata daitedeschi: quando l’anno scorso Juncker ha annunciato di volersene andare, il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schäuble avrebbe voluto prendere il suo posto.Ma quasi tutti erano contrari a questa idea.Bruxelles sembra in preda alla nostalgia per Juncker. Citando il presidente dell’Eurogruppo, il quotidiano sottolineava che “i leader europei sono ormai impegnati a spostare il rischio del finanziamento del salvataggio delle banche dai contribuenti agli investitori privati”. I paesi europei stanno ancora negoziando al riguardo. Non tutti i paesi sono favorevoli a questa idea: chi la sostiene per altro non concorda sui tempi, né sul fatto che debbano essere gli azionisti, i proprietari di obbligazioni e i correntisti a fare i primi sacrifici.
“Non è una buona idea dire agli investitori che devono pagare anche loro, se non si sa nemmeno dove si collocano nella gerarchia”, spiega Sharon Bowles, Presidente della commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo.

(clicca sul titolo per seguire)

 
 

Il Rapporto della Corte dei Conti sull'Economia italiana
SERVIREBBE UN TASSO DI CRESCITA BEN MAGGIORE DI QUELLO POTENZIALE
Luigi Giampaolino
 

 

 

 

Il Rapporto   (scarica il PDF integrale del Rapporto) fornisce elementi di analisi molto dettagliati sui risultati del 2012 e sull’eredità

che questi trasmettono alle prospettive di breve periodo e, quindi, alle scelte del nuovo Governo e del nuovo Parlamento.

Nel confronto europeo l’Italia presenta un andamento corrente della propria finanza pubblica (indebitamento netto e avanzo primario) nettamente migliore rispetto ai paesi in crisi e anche rispetto agli altri grandi paesi europei.

La situazione cambia allorché si guardi all’altro parametro di Maastricht, il rapporto fra debito e prodotto: un indicatore che colloca l’Italia tra i paesi in crisi, e distante dagli altri grandi paesi, Spagna inclusa. Il peso del debito accumulato fa sì che, anche con bilancio in pareggio, all’Italia sia richiesto – per rispettare il previsto percorso di riduzione del debito – un tasso di crescita nominale del Pil ben maggiore di quello richiesto agli altri grandi paesi e, quel che preoccupa forse di più, ben maggiore di quello che è attualmente il tasso di crescita potenziale della nostra economia.

(clicca sul titolo per seguire)

 

Grazie all'euro la Germania ha vinto la II guerra mondiale
EXPORTOFFENSIVE
Stefano Casertano

Per i tedeschi i mercati europei passano in secondo piano. Il motivo di questa“coperta corta” è sia monetario, che industriale. I paesi del Sud importano più di quanto esportano, e ciò spinge l’euro al ribasso. Un euro basso consente ai tedeschi (che invece esportano più di quanto importino) di potere vendere i propri prodotti a prezzi più convenienti in dollari e yuan cinesi. In questa strategia l’austerity impedisce (almeno nelle intenzioni) che un deficit meridionale succhi risparmio tedesco. In questo modo, i soldi tedeschi devono essere investiti in Germania. Inoltre, i paesi in crisi investono essi stessi i propri risparmi in Germania e aiutano lo sviluppo del paese (quanti vostri amici hanno comprato la mitica “casa a Berlino?). L’austerity garantisce poi che i crediti del sistema bancario tedesco verso il Sud Europa siano onorati, riversando il fardello sui cittadini che sopportano un maggior carico fiscale.

(clicca sul titolo per seguire)

Policy Network e la Governance Progressive: politica di crescita, stabilità e riforme
IL CAPITALISMO PUO ESSERE SALVATO ANCORA DAL FORDISMO
Michael Lind
Nel ventesimo secolo, il fordismo nel settore della produzione ha salvato il capitalismo dalla bolla dell'economia della sovrabbondanza creato da disuguaglianze e mercantilismo. Nel ventunesimo secolo, un nuovo fordismo nel settore dei servizi nelle economie sviluppate, insieme al fordismo vecchio stile nelle economie in via di sviluppo, è necessario per salvare il capitalismo, ancora una volta. (clicca sul titolo per seguire)

Move to the left, il PDF di Policy Network e Governance Progressive


Direttore Responsabile: Stefano Carluccio.
Registrazione Tribunale di Milano numero 617 del 26 novembre 1994
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